ANALISI E COMMENTI – Riforma Pensioni: i programmi elettorali a confronto

Riforma Pensioni: i programmi elettorali
a confronto


di Barbara Weisz
Riforma Pensioni nei programmi elettorali: ecco le proposte dei partiti,
da cui emerge la volontà trasversale di rendere almeno strutturale
Opzione Donna
Si è riacceso il dibattito sulla riforma pensioni dopo la presentazione dei
programmi elettorali delle principali coalizioni politiche in vista del voto del 25
settembre. Dopo una partenza in sordina, la campagna elettorale ha fatto di
nuovo posto al tema delle pensioni, che interessano una fetta di elettorato
ampia e motivata, cavalcando un tema particolarmente sentito anche tra
giovani e lavoratori, che guardano al futuro con sempre maggiore incertezza.
Per le Elezioni Politiche 2022, il programma con maggiori dettagli su questo
tema è la coalizione PD (misure di flessibilità, in uscita, pensioni dei giovani,
lavori usuranti); segue il Movimento 5 Stelle (superamento legge Fornero),
mentre il Centrodestra resta più vago (più flessibilità e attenzione ai giovani,
con la Lega insiste su Quota 41) e l’alleanza Calenda-Renzi si concentra sui
giovani non sulla riforma pensionistica.
Tutti i testi dei programmi sono scaricabili in PDF, direttamente da PMI.it,
uno per ciascuna formazione. Vediamo con precisione cosa contengono in
materia di riforma previdenziale.
La Riforma Pensioni nei programmi elettorali 2022
La riforma pensioni, rimandata a più riprese causa emergenze Covid e guerra,
torna sul tavolo di Governo in vista della prossima Legge di Bilancio, che
dovrà essere scritta dal nuovo Governo. Dunque, il risultato elettorale del 25
settembre avrà un peso anche in questo senso. Nella Manovra dello scorso
anno sono state solo inserite le proroghe degli attuali strumenti sperimentali di
flessibilità in uscita, come la Quota 102, l’APE Sociale e l’Opzione Donna.
Alla fine di questo 2022, la questione si ripropone dopo l’interruzione del
tavolo con i sindacati che rende tutto più lungo e complesso.
Sembra difficile che la riforma pensioni possa dunque essere inserita nella
Legge di Bilancio 2023 visti anche i tempi stretti dovuto al sovrapporsi di
scadenze legate alla nuova Legislatura. Non si esclude che si finisca pertanto
per replicare il modello delle proroghe annuali, ma chi vincerà le elezioni e
formerà il nuovo Governo dovrà prendere questa decisione e declinarla
secondo il proprio programma.
Pensioni: proposte del Centrodestra
Le proposte contenute nel programma comune dell’alleanza di Centrodestra
(Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati) fissano obiettivi ma non
sono declinate nel dettaglio (più specifico il programma della Lega, che punta
sulla Quota 41) limitandosi a citare l’aumento delle pensioni minime, sociali
e di invalidità e:
flessibilità in uscita dal mondo del lavoro e accesso alla pensione, favorendo il
ricambio generazionale.
Sul tema pensioni minime, Silvio Berlusconi (Forza Italia) ha tra l’altro
dichiarato l’intenzione di portarle a mille euro al mese, ma questo obiettivo
non è contenuto nel programma in termini così precisi. Se la coalizione di
Centrodestra non programma nessuna particolare riforma pensioni, la sola
Lega insiste sulla necessità di superare la riforma Fornero, e propone le
seguenti misure specifiche:
● Quota 41 per tutti (in pensione con 41 anni di contributi versati),
● Pensione donne a 63 anni (rispetto agli attuali 67 anni).
● Pensione di garanzia giovani (con carriere discontinue e regime
contributivo) da mille euro.
● Opzione Donna strutturale e proroga APE Sociale.
Pensioni: proposte della coalizione PD
La coalizione che comprende PD, Verdi e Sinistra Italiana, +Europa e Di Maio
sono articolate in tema di riforma pensioni. In programma ci sono:
● flessibilità per l’uscita dal mondo del lavoro con pensione a 63
anni,
● pensione di garanzia per i giovani,
● pensione agevolata per per gravosi e usuranti e caregiver
familiari,
● APE Sociale e Opzione Donna strutturali,
● rafforzamento previdenza complementare,
● strumenti per il ricambio generazionale.
Pensioni: le proposte di Calenda e Renzi
Il programma non contiene una proposta di riforma ma solo qualche
indicazione su temi specifici in qualche modo connessi alle pensioni.
In primis, i giovani, con la previsione di incentivare la previdenza
complementare per gli under 35, eliminando la tassazione del 20%. Per il
resto, vengono solo indicati alcuni temi: il divario fra le pensione degli
autonomi e quelle dei lavoratori dipendenti, l’aumento della spesa
pensionistica determinato dall’invecchiamento della popolazione. Su
quest’ultimo fronte, si propongono politiche per la natalità e la famiglia.
Pensioni: le proposte del Movimento 5 Stelle
Anche il Movimento 5 Stelle non presenta una proposta articolata, ma
prevede comunque una riforma pensioni con il seguente obiettivo:
evitare il ritorno alla legge Fornero, attraverso l’ampliamento delle categorie
dei lavori gravosi e usuranti e attraverso meccanismi di uscita flessibile dal
lavoro.
Non ci sono dettagli su come dovrebbe declinarsi la nuova flessibilità in uscita
(riducendo i requisiti anagrafici o contributivi oppure introducendo altre
formule). Ci sono però proposte specifiche per particolari categorie di
lavoratori:
● pensione di garanzia per i giovani e riconoscimento del tirocinio
a fini pensionistici,
● pensione anticipata per le madri lavoratrici,
● incremento delle pensioni di invalidità.
Pensioni: cosa emerge dai programmi a confronto
C’è una convergenza di tutte le forze politiche sull’esigenza di arrivare a una
riforma pensioni che potenzi la flessibilità in uscita. Il Centrodestra punta
maggiormente su nuove forme di pensione anticipata come la Quota 41, il
Centrosinistra sull’abbassamento dell’età pensionabile. In generale si può dire
che le proposte del PD sono molte vicine alla piattaforma dei sindacati
presentata al tavolo con il Governo.
Calenda-Renzi e Movimento 5 Stelle si concentrano sui giovani, tema che di
fatto è presente un po’ in tutti i programmi elettorali, e non solo in materia di
novità previdenziali.
Da sottolineare la volontà comune, anche tra forze opposte, di rendere
strutturali Opzione Donna (che consente in andare in pensione con 35 anni
di contributi versati e 58 o 59 anni di età, rispettivamente per dipendenti e
autonome, con requisiti maturati entro il 31 dicembre), e APE Sociale
(pensione a 63 anni con 30/36 anni di contributi per disoccupati, caregiver,
disabili al 74% e gravosi).
Un punto che avvalora la tesi della riproposizione della semplice proroghe
annuali in Manovra 2023, rimandando a tempi più favorevoli ed estesi la
concertazione per la definizione di una vera e propria riforma del sistema
previdenziale.
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