Il welfare aziendale tra sanità integrativa,
telemedicina e sostegno ai caregiver
La pandemia ha trasformato molti bisogni sociali. Per questo le
imprese che fanno welfare e gli operatori del mercato stanno
ripensando i servizi offerti ai dipendenti e alle loro famiglie. In questo
senso, le prestazioni di natura sociale e sanitaria sembrano essere
sempre più rilevanti
di Valentino Santoni
Dopo la pandemia il welfare aziendale sta cambiando. Se riflettiamo in merito
a come i bisogni sociali delle persone si sono trasformati negli ultimi due anni,
è infatti naturale pensare che anche i servizi messi a disposizione dalle
imprese per i propri dipendenti debbano essere ripensati e riorganizzati.
Recentemente abbiamo ad esempio visto come le prestazioni per la famiglia,
in particolare quelle riguardanti il work-life balance, siano considerate sempre
più importanti dai lavoratori (qui e qui). Ma ci sono altri ambiti che mettono in
luce come i bisogni siano cambiati. Ad esempio nella sanità.
La sanità integrativa durante e dopo la pandemia
Secondo gli operatori del settore la sanità ha assunto un peso notevole
durante la crisi pandemica. Stando ai dati dell’Osservatorio Welfare di
Edenred Italia l’aggregato di spesa relativo al welfare sociale, ovvero la
macrocategoria che include anche sanità e assistenza familiare, nel 2021 ha
rappresentato quasi il 48% della spesa complessiva fatta dai lavoratori nel
campo del welfare.
Questo anche perché negli ultimi due anni si sono diffuse nuove coperture e
formule assicurative specifiche legate al Covid-19. Anche grazie al supporto
dei provider e dei fondi integrativi, molte aziende hanno introdotto coperture
assicurative in caso di isolamento, positività o ricovero causato dal virus, la
possibilità di fare tamponi presso strutture convenzionate, contributi per servizi
assistenziali e post ricovero, check up e analisi di varia natura, a cui si
aggiungono visite e controlli specialistici.
Oltre ad essere cambiati i bisogni immediati, la pandemia sembra aver
aumentato l’attenzione degli italiani verso la propria salute. Questo ha portato
gli operatori del welfare aziendale a sottoscrivere nuove collaborazioni e nuovi
accordi con strutture e società che si occupano di cura. Ad esempio, spiega
Paola Blundo, Direttore Corporate Welfare di Edenred Italia, “nell’ultimo
periodo è stato necessario ampliare i partner della nostra rete, sia fisici che
online, per rispondere in modo concreto alle esigenze emerse durante la
pandemia e nella nuova normalità. Un esempio è la partnership che Edenred
ha stipulato con il Gruppo San Donato che testimonia il valore sociale del
welfare aziendale. Tramite il credito welfare i lavoratori possono accedere a
una vasta gamma di prestazioni sanitarie in grado di coprire un ampio spettro
di necessità legate alla salute. L’offerta è infatti modulata in piani di
prevenzione sulle diverse aree sanitarie, come cardiologia, ginecologia,
oculistica, odontoiatria e riduzione dello stress”.
Il ruolo della telemedicina
Tra i trend principali che hanno caratterizzato la sanità integrativa e le offerte
degli operatori negli ultimi anni c’è poi quello della telemedicina e della digital
health.
Dopo il lockdown del 2020 è infatti nato un florido mercato incentrato su di
attività riguardanti la sanità a distanza. Si tratta di prestazioni differenti ma
accomunate dal fatto che sono accessibili grazie ad internet. Tra queste ci
sono azioni riguardanti la prevenzione e gli stili di vita, interventi per facilitare
l’accesso alle cure e l’interazione medico-paziente, ma anche vere e proprie
formule di consulto e di visita (per esempio di natura psicologica) fatte grazie
a programmi di videoconferenza e piattaforme digitali. E che come vi abbiamo
raccontato qui sempre più spesso interessano anche il settore non profit.
Nata come un’esigenza dettata dal distanziamento fisico, la telemedicina è
divenuta una pratica su cui molte aziende hanno creduto e verso la quale
hanno investito. Enel X, ad esempio, ha realizzato una collaborazione con il
Policlinico Gemelli e Aon per ideare un portale di e-health finalizzato proprio a
promuovere il benessere delle persone, aiutandole ad adottare uno stile di vita
sano e sostenibile. Il progetto, chiamato e-Well, si rivolge ai dipendenti
attraverso una serie di check up personalizzati e digitalizzati che proseguono
per un anno.
Riguardo al ruolo di questi strumenti di sanità digitale Andrea Canonico, Head
Of Welfare Solutions di Aon, ci conferma che “la telemedicina si è diffusa
notevolmente dopo la pandemia e oggi è ancora molto richiesta, sia dalle
aziende sia dai lavoratori. Questi ultimi hanno apprezzato soprattutto la
rapidità con cui si può accedere a questo tipo di consulti medici. Anche le
aziende ne stanno percependo la rilevanza: è divenuto uno strumento per
prendersi cura delle esigenze dei propri collaboratori e migliorare la fiducia e
l’attaccamento”.
Il Covid-19 ha prodotto quindi cambiamenti profondi nelle modalità di fare
welfare aziendale. “Se prima della pandemia una parte consistente del
‘portafoglio welfare’ dei lavoratori era destinato ai viaggi e al tempo libero”
continua Canonico “oggi le persone sono molto più attente alla dimensione
sociale ed economica. Dal 2021 c’è stata una forte accelerazione delle
richieste di previdenza complementare e delle prestazioni legate alla salute”.
“Ci siamo poi accorti”, conclude Canonico “che sempre più spesso è
necessario fare degli investimenti importanti sul fronte della comunicazione
del welfare. Secondo una nostra indagine infatti in media solamente il 43% dei
dipendenti conosce adeguatamente le prestazioni messe a disposizione delle
loro aziende. Per questo abbiamo investito molto per individuare nuove
modalità di raccontare il welfare. Abbiamo pensato ad un nuovo stile e a nuovi
prodotti che possono essere fruiti anche a distanza. Così tutti possono
conoscere i prodotti a loro disposizione, il funzionamento della piattaforma e i
nuovi servizi digitali, come la telemedicina e i consulti medici e psicologici a
distanza ”.
La salute dei familiari: quale sostegno per i caregiver?
Se parliamo di salute è fondamentale focalizzarsi anche sulle necessità dei
familiari dei lavoratori che accedono a forme di welfare aziendale. In questo
senso negli ultimi mesi sembra aver assunto una crescente importanza tutta
quella sfera di servizi che riguardano il sostegno ai familiari fragili e, quindi, ai
caregiver che li accudiscono.
Questo perché, anche a causa dell’andamento demografico del nostro Paese,
i carichi di cura che riguardano le persone anziane e non autosufficienti (di cui
ci stiamo occupando attraverso il nostro Focus LTC) sono sempre più
numerosi e pesanti. Secondo l’Istat sono quasi 13 milioni gli italiani che, con
diversi livelli di intensità e impegno, assistono un parente affetto da malattie
gravi e/o non autosufficiente. Secondo una recente indagine condotta da
Boston Consulting Group) e Jointly che ha coinvolto più di 12.000 dipendenti,
il 17% dei lavoratori-caregiver spende più di 10.000 euro l’anno per le cure di
una persona cara; in un caso su due si tratta di spese sostenute
personalmente. Le difficoltà maggiori in questi casi riguardano la gestione del
tempo e la conciliazione vita-lavoro (per il 72%) e la dimensione economica e
finanziaria (64%).
Il welfare aziendale può contribuire a dare risposta a parte di queste difficoltà
attraverso servizi dedicati, ma secondo l’Osservatorio Edenred in media solo il
2% delle risorse spese dai lavoratori viene destinato a questo genere di
servizi.
Le risposte degli operatori del welfare aziendale
Gli operatori del settore si stanno però attrezzando. Alcune società che si
occupano di welfare aziendale stanno focalizzando la loro offerta proprio sui
servizi per la cura e l’assistenza ai familiari anziani e non autosufficienti.
Una di queste è LianeCare, portale italiano dedicato ai caregiver e alle
aziende che fanno welfare. Come ci ha spiegato la co-fondatrice di LianeCare,
Anna Benini, “oggi le aziende sono più interessate a strutturare un piano di
welfare che sia attento ai bisogni sociali delle persone. Soprattutto alcune
grandi aziende con cui lavoriamo stanno ponendo molta attenzione alla
questione dei carichi di cura e del caregiving. Ci sembra che stia cambiando
la cultura per quanto riguarda il welfare aziendale”.
Permangono tuttavia varie criticità. Secondo Benini “molto spesso i dipendenti
hanno timore a svelare la propria situazione. Credono ci possa essere il
rischio di essere penalizzati nell’ambiente di lavoro. A questo si affianca un
tema molto più importante: quando si parla di cura e assistenza persone
tendono a non fidarsi di chi fornisce il servizio. Per questo il tema della qualità
dei servizi è centrale: anzitutto serve la sicurezza che la badante o l’assistente
familiare sia una persona fidata e che sappia fare il suo lavoro”.
Proprio per questo che alcuni provider e società di consulenza stanno
investendo sul tema della qualità e della certificazione dei servizi. E poiché il
welfare aziendale ormai viene veicolato soprattutto attraverso delle
piattaforme digitali è cruciale garantire che le prestazioni presenti in questi
portali siano affidabili. Soprattutto se legate a aspetti delicati come quelli della
cura.
“Con LianeCare”, continua Benini, “abbiamo creato una piattaforma per il
caring a 360 gradi. I lavoratori possono trovare servizi per gli anziani, i figli e
più in generale la genitorialità. Ma anche servizi di sanità integrativa, come
telemedicina, supporto psicologico e molto altro. C’è poi la formazione e
servizi di orientamento e counselling dedicati proprio ai caregiver, con il quale
un professionista ti aiuta ad individuare le risposte più adatte alla tua
situazione”.
Benini cita anche un nuovo servizio, CareFinder, che è di fatto un portale che
mette in contatto i professionisti che si occupano di assistenza con le famiglie
che ne hanno bisogno come “assistenti familiari, badanti o baby sitter”. Si
tratta di un sistema che consente di facilitare l’incontro tra domanda e offerta;
allo stesso tempo facilita la messa in regola di questo genere di rapporti che,
molto spesso, non sono regolamentati in maniera corretta.
Il welfare aziendale e la cura della persona
Così come sono cambiati i bisogni dei lavoratori, dunque, anche le risposte
del welfare aziendale si stanno trasformando. Oltre alla componente
economica, legata soprattutto ai cosiddetti fringe benefit, anche le prestazioni
di natura sociale sembrano essere diventate centrali per le aziende che
vogliono rafforzare il rapporto con i propri collaboratori.
I bisogni riguardanti la famiglia e la cura, come riportato brevemente più
sopra, sembrano essere sempre più importanti per chi usufruisce di welfare
aziendale. La pandemia ha reso ancora più evidenti le fragilità del nostro
sistema sociale, mostrando al contempo come il secondo welfare possa offrire
nuove possibilità per rispondere ai rischi e ai bisogni sociali in sinergia col
Pubblico (ne abbiamo parlato ampiamente nel nostro Quinto Rapporto).
E il welfare aziendale ne è un esempio concreto. Come ha sottolineato Paola
Blundo di Edenred Italia “oggi più che mai è necessario offrire un supporto
quotidiano per prendersi cura delle persone. Il welfare aziendale ha un forte
valore sociale, soprattutto quando si tratta di servizi di assistenza, supporto
della persona, salute e sanità. C’è ancora molto da fare, ma siamo sicuri che
diffondere la cultura del welfare aziendale e dell’impatto che questo strumento
ha su persone, organizzazioni e territorio sia il primo passo per farne
comprendere i benefici”.
La sfida certamente non è semplice. Le aziende, per esempio, se vorranno
contribuire fattivamente al benessere dei propri collaboratori, dovranno
investire per conoscere adeguatamente i reali bisogni dei lavoratori. E al
tempo stesso non andranno sottovalutate le fasi di comunicazione e
valutazione del piano welfare, per capire se quanto viene proposto sia
percepito come di valore dai beneficiari finali. Solo così si potrà costruire un
percorso in grado di generare un impatto positivo per tutti che si concentri su
quelle che sono le necessità sempre più evidenti del nostro tempo.
Questo articolo è stato realizzato grazie al sostegno di AIWA – Associazione
Italiana Welfare Aziendale, che associa i principali operatori del mercato del
welfare aziendale per promuovere la cultura del welfare, del wellness e del
well-being delle persone in azienda.
FONTE – ASSOCIAZIONE ITALIANA WELFARE AZIENDALE