LAVORO – Contratti di lavoro: crescono le attivazioni ma la maggior parte dei rapporti ha breve durata

Contratti di lavoro: crescono le attivazioni
ma la maggior parte dei rapporti ha breve
durata


di Francesco Rodorigo – LEGGI E PRASSI
Il Ministero del Lavoro ha pubblicato la nota relativa al II trimestre 2022 su
attivazione, trasformazione e cessazione dei contratti di lavoro. Quelli avviati
sono in crescita rispetto al 2021, ma per la maggior parte riguardano rapporti
di breve durata. Si concentrano soprattutto nel settore dei servizi.
Contratti di lavoro, cresce il numero di rapporti attivati, ma la maggior parte di
questi ha breve durata, inferiore ai 30 giorni.
I dati sono contenuti nella nota trimestrale relativa al II trimestre 2022,
pubblicata dal Ministero del Lavoro l’8 settembre 2022 e tratta dal Sistema
Informativo Statistico delle Comunicazioni Obbligatorie.
Questa descrive le attivazioni, le trasformazioni a tempo indeterminato e le
cessazioni dei rapporti di lavoro dipendente e parasubordinato.
Complessivamente, rispetto allo stesso periodo del 2021, le attivazioni sono
state 3,4 milioni, coinvolgendo 2 milioni e mezzo di lavoratori.
Il saldo tra attivazione di contratti a tempo indeterminato, comprese le
trasformazioni, e cessazioni è positivo, con una crescita del 30 per cento.
I contratti di lavoro attivati si concentrano soprattutto nel settore dei servizi,
subito dopo industria e costruzioni.
Contratti di lavoro: crescono le attivazioni ma la maggior parte dei
rapporti ha breve durata
Il Ministero del Lavoro ha pubblicato, l’8 settembre 2022, la nota trimestrale
relativa al secondo trimestre 2022 con i dati sulle attivazioni, le trasformazioni
a tempo indeterminato e le cessazioni dei rapporti di lavoro dipendente e
parasubordinato.
I dati mostrano, rispetto allo stesso periodo del 2021, un andamento positivo
per quanto riguarda le attivazioni di contratti di lavoro.
Nei mesi di aprile, maggio e giugno 2022, infatti, le attivazioni dei contratti di
lavoro, calcolate al netto delle trasformazioni a tempo indeterminato, sono
state in totale 3 milioni e 452 mila.
Si tratta di una crescita del 17, 2 per cento che ha riguardato più di 2 milioni e
mezzo di lavoratori, soprattutto nelle regioni del Nord Italia.
Il dato che colpisce, però, riguarda la durata dei rapporti di lavoro attivati.
Dal confronto con i dati del 2021, infatti, emerge come l’incremento delle
attivazioni si sia verificato soprattutto nei contratti brevi.
Nel dettaglio, si registra un aumento nei contratti:
● inferiori a 30 giorni (più 31,4 per cento);
● di durata pari a 2 e 3 giorni (più 56 per cento);
● di brevissima durata pari a un giorno (più 37,7 per cento);
Sono proprio i contratti a tempo determinato a comporre la quota maggiore
delle attivazioni (64,8 per cento) come mostrato nel grafico. Precarietà e
instabilità, dunque, continuano a caratterizzare le condizioni lavorative di una
buona parte della popolazione italiana.
Per quanto riguarda l’attivazione di contratti a tempo indeterminato, è positivo
il saldo con le relative cessazioni, il che determina una crescita di più del 30
per cento.
Questa è dovuta in gran parte dal contributo delle trasformazioni dei rapporti
in contratti a tempo indeterminato, aumentate del 50 per cento.
Contratti di lavoro: il settore dei servizi il più interessato da
attivazioni e cessazioni
Nel totale delle attivazioni di rapporti di lavoro, il volume dei contratti attivati
cresce in misura maggiore per la componente femminile rispetto a quella
maschile, 21 per cento contro 17 per cento. L’incremento è più consistente per
gli individui con età 65 ed oltre.
I nuovi contratti di lavoro si concentrano soprattutto nel settore dei servizi,
che assorbe ben il 76 per cento delle attivazioni totali, con una crescita del
22,4 per cento.
Seguono poi i settori dell’industria e delle costruzioni, mentre resta stabile il
numero delle attivazioni nel settore dell’agricoltura.
Infine, per quanto riguarda le cessazioni, nel secondo trimestre del 2022, la
quota maggiore è occupata ancora una volta dai contratti a tempo
determinato, ma si registra un aumento delle interruzioni dei contratti
intermittenti, rientranti nella categoria “Altro”, e di apprendistato.
Le cessazioni sono state in totale 3,1 milioni e hanno interessato tutto il
territorio nazionale, in particolar modo il Nord.
Anche in questo caso è il settore dei servizi a mostrare l’incremento maggiore
rispetto al 2021, con un aumento percentuale del 25,5 per cento dei rapporti di
lavoro interrotti.
allegato: Ministero del Lavoro – Nota Comunicazioni Obbligatorie
dell’8 settembre 2022

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