FORMAZIONE E LAVORO – La centralità degli ITS per un “new deal” delle competenze

La centralità degli ITS per un “new
deal” delle competenze


La ricerca “Verso un New Deal delle competenze in ambito agricolo e
industriale”, realizzata da The European House – Ambrosetti in
collaborazione con Philip Morris Italia, propone spunti e riflessioni sul
ruolo del sistema degli Istituti Tecnici Superiori
di Riccardo Pieroni


Prevedere meccanismi di coordinamento tra ITS e università per
combattere la dispersione scolastica. Favorire l’istituzione di un “ITS
agricolo per Regione” (oggi 7 sono scoperte) e potenziare il numero
complessivo di iscritti agli Istituti Tecnici Superiori. Queste sono alcune delle
proposte contenute nella ricerca “Verso un New Deal delle competenze in
ambito agricolo e industriale“, realizzata da The European House –
Ambrosetti in collaborazione con Philip Morris Italia e presentata a
Cernobbio lo scorso 3 settembre.
Al Forum Ambrosetti di quest’anno si è parlato molto di ITS, citati peraltro
anche dai ministri Patrizio Bianchi e Mariastella Gelmini nel corso dei loro
interventi. Le proposte e considerazioni contenute nella ricerca attribuiscono
una certa rilevanza al tema, protagonista della riforma sulla governance
approvata a luglio dal Parlamento.
ITS, le parole dei ministri Bianchi e Gelmini al forum Ambrosetti di
Cernobbio
Potenzialità inespressa
L’Italia – rileva lo studio – è una superpotenza agricola e manifatturiera, ma ha
un problema di produttività e di potenziale inespresso di crescita. Una
debolezza legata anche a un forte ritardo sulla formazione digitale (solo il
46% della popolazione adulta ha competenze digitali di base). Quindi, per
cogliere le opportunità delle “rivoluzioni in atto”, è necessario identificare le
giuste competenze su cui investire.
Il sistema degli ITS “può giocare un ruolo fondamentale per riuscire a cogliere
le opportunità della Smart agriculture”. Tuttavia c’è “un numero di ITS ancora
troppo poco pervasivo sui territori del Paese, che vede solamente 120 ITS
a livello nazionale. In 21 di queste strutture vengono forniti percorsi in ambito
agroalimentare, che purtroppo non sono sufficienti per far fare un salto di
qualità al sistema”. Si propone quindi di definire le future aree tecnologiche
– il cui numero viene allargato dalla riforma sugli ITS – attorno a “4
competenze chiave per l’agricoltore del futuro: competenze digitali,
competenze tecnico-scientifiche avanzate, competenze di sostenibilità,
competenze di comunicazione“.
D’altro canto il numero complessivo di iscritti agli Istituti, come già detto, dovrà
crescere almeno di “40 volte per essere al passo con quello tedesco”: il
modello dei cosiddetti Fachochschulen. Un altro punto debole che viene
rilevato: la formazione continua, che “rappresenta un elemento chiave per
mantenere alta la competitività in un contesto di rapido cambiamento
tecnologico e industriale”. Bisogna quindi ridurre di almeno un terzo il gap con
la Germania nel “dimensionamento degli ITS, arrivando a circa 200mila
iscritti”.
La formazione in Germania e le differenze con gli ITS
La ricerca è stata portata avanti da Claudio De Vincenti, portavoce
dell’iniziativa e presidente di Aeroporti di Roma, e dagli advisor scientifici
Angelo Frascarelli, presidente Ismea e docente di Economia ed estimo
rurale dell’Università di Perugia, e Giorgio Ventre, direttore del Dipartimento
di Ingegneria elettrica e delle tecnologie dell’informazione della Federico II e
direttore scientifico della Ios developer academy di Napoli. Il lavoro ha
coinvolto stakeholders e istituzioni: sui temi sviluppati dal documento ci
sono stati incontri riservati e tavoli di lavoro.


Come si studia in un ITS?


Ecco come si svolge il percorso di studio e di apprendimento negli
Istituti Tecnologici Superiori in termini di didattica e di studio, tra
laboratori, tirocini e un po’ di teoria. Affrontare un corso ITS non è una
passeggiata
di Priscilla Maganuco


Molti ragazzi e ragazze che si preparano a decidere che cosa fare dopo il
diploma se lo chiedono (e ce lo chiedono): come si svolge il percorso negli
Istituti Tecnologici Superiori in termini di didattica e studio? Ed è
doveroso per noi di TuttoITS, che ci occupiamo di spiegare gli ITS nella loro
totalità, fornire tutte le informazioni utili a capire come al loro interno si
struttura l’apprendimento.
Gli Istituti Tecnologici Superiori (o Istituti Tecnici Superiori, come si
chiamavano prima della riforma) sono quella forma di istruzione post diploma
che fornisce l’opportunità di intraprendere un percorso professionalizzante in
aree settoriali differenti, che vengono definite aree tecnologiche. Oggi si
contano, in particolare, 9 diversi percorsi relativi ad altrettante aree.
Laboratori, tirocini e ore di teoria
Ma, nel concreto, come si studia negli ITS? Trattandosi di una forma di
istruzione non universitaria, il primo obiettivo di questi Istituti è formare chi si
iscrive al lavoro pratico. L’intento cruciale è di dare agli studenti tutte le
competenze tecnologiche che gli serviranno per affrontare il mondo del
lavoro in maniera preparata. Infatti, la principale forma di insegnamento negli
Istituti è mediante attività in laboratorio, che consentono agli alunni di
acquisire dimestichezza con gli strumenti che andranno a utilizzare una volta
immessi nell’ambito lavorativo.
I laboratori che si organizzano negli ITS sono supportati dalle ore di tirocinio,
che aiutano i giovani studenti a comprendere come applicare le conoscenze
teoriche apprese durante gli studi e a riconoscere gli aspetti organizzativi che
contraddistinguono i luoghi di lavoro di cui loro stessi faranno parte.
Tuttavia, la parte teorica di questi corsi non è supportata esclusivamente da
libri di testo – come si potrebbe più facilmente pensare – ma è spiegata
peculiarmente da professionisti del settore che operano in azienda e
forniscono agli studenti tutte le conoscenze necessarie affinché capiscano
come dovranno affrontare il loro impiego, una volta che ne saranno
protagonisti.
Nonostante le ore di teoria siano inferiori rispetto a quelle di tirocinio e
laboratorio, cimentarsi in un percorso ITS non è facile come bere un bicchiere
d’acqua: si devono rispettare gli orari delle lezioni, si deve frequentare il
corso per almeno il 75% del monte ore complessivo e ci si deve impegnare
per acquisire tutte le competenze pratiche e teoriche fondamentali per
potere svolgere correttamente la propria futura professione.
fonte: ITS

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.