ANALISI E COMMENTI – Le PMI e la sfida della sostenibilità

Le PMI e la sfida della sostenibilità


La rendicontazione sulla sostenibilità può rappresentare un fattore
determinante per la crescita delle piccole e medie imprese italiane. Non
si tratta solo di reputazione, ma di una presa di consapevolezza
necessaria per migliorare le performance, innovare, incrementare la
coesione, attrarre talenti e creare valore condiviso. Dentro e fuori le
aziende.
di Carlo Gallone, Giulia Pavoni, Gianluca Rumi
I recenti avvenimenti di rilevanza globale – pandemia di Covid-19,
emergenza climatica, guerra russo-ucraina, crisi energetica, incremento
dell’inflazione – hanno costretto tante aziende italiane a reagire, adattarsi,
talvolta reinventarsi. Molte non sono riuscite a farlo e sono fallite (17.000 le
attività cessate solo in Lombardia nel 3° trimestre 2022, +144% rispetto al
2021). In questo clima d’incertezza, le imprese si chiedono: come affrontare il
momento di crisi attuale? Come anticipare i cambiamenti futuri?
Sulla scia di questi interrogativi, si sta facendo sempre più strada il tema
della sostenibilità. Nel 1987 il Rapporto Brundtland definiva lo sviluppo
sostenibile come quello sviluppo “che consente alla generazione presente di
soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle
generazioni future di soddisfare i propri”.
Da allora sono stati compiuti grandi passi avanti verso una presa di
consapevolezza e un maggiore senso di responsabilità rispetto al futuro del
pianeta e dei suoi abitanti, tanto che, ad oggi, tutti i 193 stati che fanno parte
dell’ONU si sono impegnati nel raggiungimento dei 17 obiettivi – e 169
sotto-obiettivi – di sviluppo sostenibile (“SDGs”) contenuti nell’Agenda 2030.
In questo processo di cambiamento, le imprese sono coinvolte sia nel limitare
gli impatti critici delle attività economiche, sia nel rendersi promotrici di un
approccio sostenibile nel fare impresa.
Si pensi all’introduzione delle “comunicazioni di carattere non finanziario”
(direttiva 2014/95 UE, recepita dall’Italia con il d.lgs. 254/2016), per cui le
grandi aziende sono tenute a rendicontare il proprio impatto su ambiente,
sistema economico e società, integrando i “fattori ESG” (Ambiente, Società,
Governance) nel proprio modello di business, e rendendo pubbliche e
facilmente accessibili tali scelte.
È solo di pochi giorni fa la notizia che il Consiglio Europeo, seguendo il
Parlamento Europeo, ha adottato in via definitiva la CSRD (Corporate
Sustainability Reporting Directive): una nuova direttiva in vigore dal 2024 che
porterà diverse novità, come l’introduzione di standard comunitari di
rendicontazione e l’ampliamento degli enti soggetti all’obbligo. Tra cui le PMI
quotate.
La nuova direttiva offrirà strumenti utili per tutte le imprese, anche non
soggette ad obbligo, che vorranno rendicontare volontariamente le proprie
performance di sostenibilità. Ma in che modo questo investimento può
rappresentare un’occasione per le PMI, che rappresentano il “cuore” del
tessuto imprenditoriale italiano?
La relazione tra sviluppo sostenibile e sviluppo
dell’impresa
Nella vita “ordinaria” dell’impresa, che si tratti di una piccola manifattura o di
una catena di negozi, ogni scelta ha una potenziale impatto su ambiente e
società: dal consumo di energia o di altre risorse (acqua, materie prime) allo
smaltimento di rifiuti, dalle tutele per i lavoratori e per i consumatori, fino alla
digitalizzazione e al sostegno di attività benefiche.
Prendiamo come esempio l’ipotetica azienda tessile “Rossi”, di medie
dimensioni, che ha da poco acquisito come cliente un grande brand di moda
soggetto all’obbligo di rendicontazione e perciò molto attento alle
performance di sostenibilità dei propri fornitori. Se l’azienda “Rossi”
scegliesse di redigere un Bilancio di Sostenibilità, si attrezzerebbe per
monitorare, e dunque comunicare con precisione, la sostenibilità dei propri
processi produttivi, generando un impatto sul rapporto con il grande brand
cliente, che sarebbe così più propenso a continuare e consolidare la
collaborazione.
Ma non solo: la redazione del Bilancio consentirebbe alla Rossi, oltre che di
comunicare la sostenibilità, anche di “essere sostenibile”, ovvero di
attrezzarsi per agire responsabilmente nella gestione delle risorse utilizzate,
nel relazionarsi con la comunità in cui opera, nel migliorare la qualità di vita
dei lavoratori.
La “Rossi”, monitorando le risorse impiegate nei processi produttivi – ad
esempio nel finissaggio dei tessuti – potrebbe rivalutare alcuni dettagli che
possano fare la differenza – ad esempio la temperatura minima oltre il quale
un aumento del calore dell’acqua non genera miglior risultato, formando i
dipendenti a ottimizzare l’efficienza delle procedure – generando così un
impatto sull’energia consumata, sulle modalità di riutilizzo dell’acqua, sullo
smaltimento delle sostanze coloranti utilizzate, ecc..
E ancora: rilevando le esigenze dei lavoratori – ad esempio le difficoltà di
conciliare orari lavorativi e necessità familiari, l’impatto fisico di alcune
mansioni lavorative – potrebbe rivalutare le proprie iniziative di welfare
aziendale, introducendo nuovi servizi o implementando quelli esistenti e
generando un impatto sui livelli di salute dei lavoratori, sull’equilibrio tra vita
lavorativa e vita personale, sulla facilità con cui recluta nuovo personale.
Valutare e comunicare la propria performance di sostenibilità rappresenta
perciò un investimento per la crescita dell’azienda, come rilevato da un
numero sempre maggiore d’imprese. Da un una ricerca condotta da
Capterra, che ha coinvolto 461 manager, direttori o titolari di PMI, non a caso
è emerso che 1 azienda su 6 destina più del 10% dei propri investimenti in
sostenibilità.
Possiamo quindi affermare che “sostenibilità” vuol dire prendersi cura non
solamente dell’ambiente o delle persone, ma anche dell’impresa stessa,
investendo nel futuro dell’iniziativa imprenditoriale e della comunità in cui
opera. E la rendicontazione può diventare uno strumento per valutare, ovvero
per “dare valore”, alla propria idea d’impresa e di sviluppo, impegnandosi in
un percorso di miglioramento continuo verso gli obiettivi di sviluppo
sostenibile. Ma che impegno è concretamente richiesto?
Il Bilancio di Sostenibilità: un percorso di conoscenza e
di trasformazione
Un passo importante consiste nell’impegnarsi in un percorso di
rendicontazione che porti alla realizzazione di un Bilancio di Sostenibilità,
attraverso l’utilizzo di standard internazionali (quali i GRI, Global Report
Initiative) che offrano riferimenti e indicatori precisi per fotografare le
performance dell’impresa. Anche se non soggette all’obbligo di
pubblicazione, le imprese che intraprendono questa via migliorano la
conoscenza dei punti di forza e delle criticità rispetto al contributo apportato
allo sviluppo sostenibile, come presa di consapevolezza e di responsabilità
rispetto alla direzione da intraprendere.
La rendicontazione è un percorso di conoscenza in cui è fondamentale la
condivisione del processo con i ruoli decisionali e gestionali (proprietà, board,
management) e il coinvolgimento di lavoratori e stakeholder.
Il primo passo è la misurazione e rilevazione di dati, mentre diventa
fondamentale individuare quali sono i temi “materiali”, ossia quegli aspetti di
sostenibilità che l’impresa considera essenziali, al fine di “incrociarli” con ciò
che gli stakeholder considerano rilevante e di tradurli in obiettivi, strategie e
azioni concrete. L’esito di tale processo è la definizione di un Piano di
sostenibilità, che intervenga sulle criticità individuate e valorizzi i punti di
forza dell’impresa rispetto ai criteri ESG, offrendo anche un monitoraggio di
quanto realizzato. Infine, ma non per ultimo, si procede con la
comunicazione, attraverso la pubblicazione del Bilancio e la promozione dei
suoi contenuti principali, la cui diffusione può giovare a valorizzare la
reputazione dell’azienda e a sensibilizzare la comunità
Questo iter, se vissuto come un’occasione di miglioramento, rappresenta un
investimento in grado di rafforzare competenze e incisività nelle scelte future.
Quali sono allora i principali benefici per l’impresa?
Investire nello sviluppo sostenibile: quali vantaggi per le
PMI?
Il primo evidente vantaggio è il miglioramento della reputazione: investendo
in sostenibilità, un’azienda migliora infatti l’immagine e la legittimazione
attribuita dai clienti e della comunità locale (l’88% dei consumatori italiani
sceglie aziende socialmente responsabili – fonte WIN International). La
reputazione non è tuttavia un motivo sufficiente per intraprendere questo
percorso, e rischia di far percepire l’investimento come operazione di “green
washing”, di pura facciata.
Quali sono allora i motivi per cui un’azienda dovrebbe investire nel
rendicontare la sostenibilità? Eccone alcuni:
● Ridurre i rischi e favorire l’inovazione: rendicontare la sostenibilità
consiste in un percorso di lettura e valutazione dei processi
organizzativi, della qualità delle relazioni costruite con gli stakeholder,
oltre che del patrimonio materiale e immateriale a disposizione
dell’impresa. Come sottolinea Confindustria, realizzare un report di
sostenibilità consente di individuare e valutare i rischi e l’opportunità
che l’azienda ha davanti a se nel futuro, osservandoli con occhi
“diversi”, verso una crescita a medio-lungo termine;
● Attrarre giovani talenti: secondo un’indagine Randstad, la “Gen Z”
(giovani tra i 18 e i 25 anni) è sempre più attenta, nella ricerca di
lavoro, ad aspetti quali il rispetto della diversità e dell’inclusione e la
generazione di un impatto positivo sulla società. Investire in
sostenibilità significa quindi rendersi attrattivi per i più giovani;
● Semplificare l’accesso al credito: in continuità con il Piano d’azione
della Commissione Europea per la finanza sostenibile del 2018,
banche e investitori si stanno orientando verso la valutazione delle
performance ESG, oltre che di quelle economiche. Mentre le risorse
pubbliche, quali i fondi del PNRR, vengono attribuite anche in base al
contributo agli obiettivi di sviluppo sostenibile e al Green Deal Europeo.
Offrire elementi precisi e fondati circa il proprio impatto diventa
strategico per accedere a finanziamenti e rendersi appetibili agli occhi
degli investitori;
● Incrementare la coesione e la corresponsabilizzazione della comunità
aziendale: la performance dell’impresa non dipende solo da strategie e
obiettivi aziendali, ma anche da quanto i cambiamenti proposti
vengono accolti e messi in pratica da chi in azienda ci lavora. Investire
in sostenibilità è quindi un’occasione per diffondere corresponsabilità
“nelle scelte organizzative sostenibili”, anticipando possibili scenari di
attuazione di comportamenti sostenibili, costruendo con i lavoratori
obiettivi comuni e favorendo il “lavoro di squadra”.
La sostenibilità come creazione di valore per l’impresa e
la comunità
In conclusione, l’avvio di un percorso di rendicontazione della sostenibilità,
attraverso la realizzazione di un Bilancio di Sostenibilità, rappresenta per le
PMI un investimento non solo nel futuro dell’ambiente e della società, ma
anche nel futuro dell’impresa e delle persone che ne permette ogni giorno
l’esistenza. Una scelta, dunque, capace di creare valore per l’impresa, ma
anche per la comunità in cui essa è inserita.

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