PENSIONI – Pensione anticipata: nuovi requisiti con Quota 103

Pensione anticipata: nuovi requisiti con
Quota 103


di Francesco Rodorigo – PENSIONI
Il prossimo anno si accederà alla pensione anticipata con Quota 103. Il
Disegno di Legge di Bilancio 2023 prevede i nuovi requisiti: 62 anni d’età
e 41 di contributi. Tra le altre novità in materia di previdenza, la proroga
di Opzione Donna e Ape Sociale e la rivalutazione degli importi
Prende forma la pensione anticipata flessibile per il 2023, si tratta della nuova
Quota 103 prevista nel testo del Disegno di Legge di Bilancio.
Il prossimo anno i lavoratori potranno ritirarsi dal lavoro con Quota 103, che
permetterà loro di andare in pensione con 62 anni d’età e 41 di contributi.
Fino alla maturazione dei requisiti standard, cioè fino ai 67 anni d’età,
l’importo dell’assegno pensionistico non potrà superare 5 volte quello del
trattamento minimo.
Il Disegno della Legge di Bilancio 2023 ha quasi terminato il suo iter alla
Camera e dovrebbe essere approvato entro la fine dell’anno.
Nel testo della Manovra entra anche la proroga per tutto il 2023 dell’Ape
Sociale e di Opzione Donna, quest’ultima oggetto di diverse modificazioni.
Infine, vengono stabiliti nuovi criteri per la rivalutazione delle pensioni minime.
Non sono poche le domande ed i dubbi in materia di pensioni anticipate e
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Quota 103: requisiti per la pensione anticipata, le novità nella
Legge di Bilancio 2023
Il disegno della Legge di Bilancio 2023 sta per concludere il suo iter alla
Camera, nel testo sono presenti diverse novità per le pensioni 2023.
In attesa di una riforma complessiva, che dovrebbe arrivare nel corso del
prossimo anno, e per evitare il rientro in vigore della Legge Fornero (pensione
a 67 anni e 20 di contributi, oppure con 42 anni e 10 mesi di contributi), a
partire da gennaio sarà introdotto il nuovo meccanismo per l’uscita anticipata.
Si tratta della nuova Quota 103, una sorta di Quota 41 con alcune
modifiche.
Nel 2023 andrà in pensione chi è in possesso dei seguenti requisiti:
● 62 anni d’età;
● 41 anni di contributi.
Come specifica la bozza del Disegno di Legge di Bilancio 2023, gli iscritti a
due o più gestioni previdenziali che non siano già titolari di trattamento
pensionistico possono cumulare i periodi assicurativi non coincidenti nelle
stesse gestioni amministrate dall’INPS in base alle regole previste dalla
Legge n. 228 del 2012.
Viene prorogato, quindi, l’attuale regime ma con dei correttivi. Si supera così
Quota 102, in vigore fino al 31 dicembre, che prevede la pensione con 64
anni d’età e 38 di contributi.
Chi matura i nuovi requisiti previsti entro il 31 dicembre 2022 potrà ricevere la
pensione a partire dal 1° aprile 2023 (1° agosto per i dipendenti pubblici). Chi,
invece, li perfeziona dal 1° gennaio otterrà la prestazione trascorsi tre mesi
dalla data di maturazione (sei mesi per gli statali).
Quota 103: come funzionerà la novità inserita nella Legge di
Bilancio 2023
Il nuovo schema pensionistico, come spiegato dal Presidente del Consiglio
durante la conferenza stampa di presentazione della Manovra, prevede
alcune limitazioni, tra cui il massimo ottenibile fino alla maturazione dei
requisiti:
“chi decide di entrare in questa finestra, fino a maturazione dei requisiti, non
potrà prendere una pensione superiore a cinque volte la minima.”
Questo significa che se si decide di andare in pensione prima, dai 62 ai 67
anni il trattamento che si riceverà non potrà essere più alto di un determinato
limite.
“Chiaramente, poi, quando maturano i contributi, la pensione dipenderà da
questi, dal sistema in cui si sta, e si torna a prendere la pensione che è stata
maturata.”
Il trattamento pensionistico in questione, fino alla maturazione dei requisiti per
l’accesso alla pensione di vecchiaia, non è cumulabile con i redditi da lavoro
dipendente o autonomo, ad eccezione di quelli derivanti da lavoro autonomo
occasionale, nel limite di 5.000 euro lordi annui.
Inoltre, è previsto un bonus per chi decide di restare a lavoro anche se in
possesso dei requisiti per l’uscita anticipata.
Si tratta di un esonero contributivo di circa il 10 per cento, che consentirebbe
un aumento dello stipendio della stessa misura.
Ad ogni modo, come confermato sia dal Presidente del Consiglio, sia dalla
Ministra del Lavoro, l’obiettivo è quello di una nuova e più complessa riforma
da completare entro il prossimo anno, dato che non ci sono stati i tempi
necessari per poterla inserire nella Manovra.
“La scelta di rendere queste misure transitorie per il 2023 deve essere vista
nell’ottica di una riforma strutturale che durante il prossimo anno deve essere
studiata e varata.”
Il 2023 sarà, dunque, un anno di transizione e le nuove disposizioni sono
introdotte per superare la Legge Fornero.
Pensioni 2023: proroga per Opzione Donna e Ape Sociale
L’altra grande novità inserita nel disegno di legge approvato dal Consiglio dei
Ministri riguarda la conferma degli altri regimi attuali.
La Legge di Bilancio 2023, infatti, conterrà anche la proroga per l’Ape Sociale
e per Opzione Donna, con alcune modificazioni rispetto a quanto attualmente
in vigore.
Viene confermata per il 2023, quindi, la pensione per i lavori usuranti,
disoccupati, invalidi e caregivers.
Prorogata anche Opzione Donna ma con alcune modifiche. Le lavoratrici,
infatti, potranno andare in pensione con 35 anni di contributi, accettando il
calcolo contributivo della rendita previdenziale, nei seguenti casi:
● a 58 anni d’età per donne con due o più figli;
● a 59 anni con un figlio;
● a 60 anni negli altri casi.
La platea di possibili beneficiarie, però, è stata ulteriormente ristretta, in
quanto potranno accedere al regime pensionistico solamente le donne
licenziate, con disabilità oppure che svolgono l’attività di caregiver.
Pensioni 2023: rivalutazione fino al 120 per cento per i trattamenti
minimi
Nella Legge di Bilancio trova spazio anche la rivalutazione delle pensioni
minime.
In particolare, gli importi saranno rivalutati del 120 per cento, garantendo così
un aumento importante nelle tasche di chi beneficia di un importo minimo, che
dovrebbe arrivare a circa 570 euro mensili, compresa anche la rivalutazione
del 7,3 per cento già prevista. Per i pensionati sopra i 75 anni arriverà a 600
euro.
“abbiamo deciso che le pensioni minime saranno rivalutate non del 100 per
cento ma del 120 per cento.”
Saranno rivalutate tutte le pensioni secondo l’indicizzazione ma l’aumento
sarà rimodulato con percentuali diverse, sulla base dell’importo del
trattamento.
Pertanto, l’aumento maggiore, in rapporto all’inflazione, sarà per le pensioni
più basse.
L’aumento sarà pieno (100 per cento) per chi percepisce una pensione fino a
quattro volte il trattamento minimo INPS (circa 2.100 euro). I trattamenti poi
saranno rivalutati con percentuali a scalare in base all’aumento dell’importo,
cioè più è alta la pensione meno sarà rivalutata.
Rivalutazione Importo del trattamento Euro
85 per cento pari o inferiori a 5 volte il minimo tra 2.100 e 2.625 euro
53 per cento pari o inferiori a 6 volte il minimo tra 2.626 e 3.150 euro
47 per cento pari o inferiori a 8 volte il minimo tra 4.201 e 5.250 euro
37 per cento pari o inferiori a 10 volte il
minimo
tra 4.201 e 5.250 euro
32 per cento superiore a 10 volte il minimo oltre 5.251

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