Stop cessione credito e sconto in fattura,
blocco anche per l’acquisto delle Regioni

Stop cessione credito e sconto in fattura,
blocco anche per l’acquisto delle Regioni


di Tommaso Gavi – IRPEF


Le novità arrivano con il DL 11/2023, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 16
febbraio. Lo stop del Governo riguarda le prime cessioni dei crediti e lo
sconto in fattura e interessa sia gli interventi del superbonus, sia quelli
degli altri bonus edilizi. Possono continuare le cessioni di lavori con
CILA già presentata
Stop a cessione del credito e sconto in fattura del superbonus e delle altre
agevolazioni edilizie.
L’intervento netto arriva con il decreto legge numero 11, approvato dal
Governo e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 16 febbraio 2023.
Tra le misure previste, che sono in vigore da oggi 17 febbraio, anche il blocco
all’acquisto dei crediti d’imposta da parte delle Regioni.
Potranno continuare le cessioni di importi relativi a lavori per cui è già stata
presentata la CILA.
L’intervento generalizzato rischia di mandare sottosopra il settore dell’edilizia,
con conseguenze su imprese, contribuenti e banche.
In estrema sintesi le misure contenute nel nuovo decreto interessano i
seguenti aspetti delle agevolazioni edilizie:
● stop alla cessione del credito e allo sconto in fattura del superbonus e
degli altri bonus edilizi;
● blocco all’acquisto dei crediti da parte delle Regioni;
● esclusione dalla responsabilità solidale degli acquirenti delle somme.
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Stop cessione credito e sconto in fattura: cosa prevede il testo (in pdf)
del DL 11/2023
L’intervento del Governo è stato rapido e senza molto preavviso. Il 16 febbraio
è stato approvato dall’Esecutivo, e pubblicato in Gazzetta Ufficiale, il
decreto legge numero 11/2023.
L’articolo 2 del testo stabilisce il blocco della cessione del credito e dello
sconto in fattura per gli interventi relativi al superbonus e alle diverse
agevolazioni edilizie a partire dalla data di entrata in vigore del decreto, oggi, il
17 febbraio 2023.
Il comma 1 di tale articolo stabilisce infatti quanto di seguito riportato:
“A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, in relazione
agli interventi di cui all’articolo 121, comma 2, del decreto-legge 19 maggio
2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77,
non è consentito l’esercizio delle opzioni di cui all’articolo 121, comma 1,
lettere a) e b), del medesimo decreto-legge.”
Dopo accese discussioni sul tema iniziate da diversi mesi per trovare una
soluzione ai crediti incagliati e allo sblocco del meccanismo per evitare il
collasso del sistema edilizio, il Governo tira il freno a mano.
L’articolo 1 interviene e modifica l’articolo 121 del decreto Rilancio anche con
il blocco dell’acquisto delle somme da parte delle Regioni, soluzione che stava
per passare alla fase operativa per cercare di risolvere una questione
decisamente complessa.
Il comma 1, lettera a) prevede quanto di seguito riportato:
“dopo il comma 1-quater, è aggiunto il seguente: «1-quinquies.Ai fini del
coordinamento della finanza pubblica, le pubbliche amministrazioni di cui
all’articolo 1, comma 2, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, non possono
essere cessionari dei crediti di imposta derivanti dall’esercizio delle opzioni di
cui al comma 1,lettere a) e b).»”
L’impressione e che di fronte alla difficoltà a “sbrogliare la matassa”
l’Esecutivo abbia deciso di “tagliare il filo”, con conseguenze che incideranno
profondamente su imprese, contribuenti, banche e l’intero comparto
dell’edilizia.
Il decreto legge interviene anche sul tema della responsabilità solidale degli
acquirenti.
La lettera b) del comma 1 dell’articolo 1 fornisce una lista di documenti, relativi
alle opere che hanno dato origine al credito di imposta, che solleva dal
concorso alle violazioni tributarie legate alle cessioni.
Stop cessione credito e sconto in fattura: chi può continuare a cedere gli
importi?
Il blocco delle cessioni del credito e dello sconto in fattura riguarda le
cosiddette “prime cessioni”, ovvero i primi passaggi che sarebbero stati
effettuati a partire da oggi.
Si possono invece continuare a cedere gli importi relativi a lavori per i quali è
già stata presentata la CILA, la comunicazione di inizio lavori asseverata.
Nel comma 2 dell’articolo 2 del DL numero 11 del 2023 viene fornito l’elenco
dei casi a cui non si applica lo “stop”.
Per quanto riguarda il superbonus, si potrà continuare a cedere le somme nei
seguenti casi:
● per gli interventi diversi da quelli effettuati dai condomini risulti
presentata la comunicazione di inizio lavori asseverata (CILA), ai sensi
dell’articolo 119, comma 13 ter, del decreto-legge n. 34 del 2020;
● per gli interventi effettuati dai condomini risulti adottata la delibera
assembleare che ha approvato l’esecuzione dei lavori e risulti
presentata la comunicazione di inizio lavori asseverata (CILA), ai sensi
dell’articolo 119, comma 13-ter, del decreto-legge n. 34 del 2020;
● per gli interventi comportanti la demolizione e la ricostruzione degli
edifici risulti presentata l’istanza per l’acquisizione del titolo abilitativo.
In merito agli altri bonus edilizi, invece, non sono interessati dal blocco della
cessione del credito i seguenti casi:
● se risulta presentata la richiesta del titolo abilitativo, ove necessario;
● per gli interventi per i quali non è prevista la presentazione di un titolo
abilitativo, siano già iniziati i lavori;
● risulti regolarmente registrato il contratto preliminare ovvero stipulato il
contratto definitivo di compravendita dell’immobile nel caso di acquisto
di unità immobiliari.
In altre parole la misura si applica a partire da oggi, 17 febbraio 2023, e non
vengono inclusi i lavori già iniziati e i cantieri aperti.
Stop cessione credito e sconto in fattura: perché la misura danneggia le
imprese e i contribuenti con redditi bassi
L’intervento del Governo è un’ulteriore doccia fredda per i soggetti convolti a
vario titolo in lavori edilizi. Un’azione che complica ancora di più un quadro già
complesso e rischia di mettere in ginocchio l’intero settore edilizia, che incide
nettamente sull’intera economia italiana.
L’effetto espansivo determinato nel 2021 dal settore delle costruzioni, come
emerge dallo studio dei commercialisti diffuso il 22 dicembre 2022, ha
rappresentato il 15 per cento della crescita economica complessiva, sebbene
lo stesso rappresenti esclusivamente il 5 per cento del totale.
In sostanza “tirare il freno a mano” sulla cessione del credito incide sulla
possibilità di aprire nuovi cantieri e, a cascata, avrà un impatto sull’intera
economia italiana.
I primi soggetti ad essere danneggiati sono le imprese coinvolte che, dopo
l’ennesima modifica normativa, si troveranno di fronte a notevoli difficoltà nel
caso lavori già programmati ma non ancora avviati. Inoltre l’intervento, seppur
non incida sui cantieri già avviati, interessa l’intero sistema bancario ed
inciderà indirettamente anche sulle imprese stesse.
Basti pensare alla possibilità di richiedere i cosiddetti “prestiti ponte”, misura
introdotta dalla legge di conversione del decreto Aiuti quater: se le banche
hanno esaurito la capienza e non si trovano soluzioni per “sbloccare il
meccanismo” va da sé che non potranno concedere nuovi finanziamenti.
L’intervento stupisce anche per la mancanza di proposte alternative per
rimettere in equilibrio il sistema, dopo la chiusura anche nei confronti della
proposta ABI-ANCE sull’utilizzo in compensazione con F24 di parte dei
debiti delle banche con i crediti edilizi.
A livello più generale, oltre ai “problemi” dello scenario passato, l’eliminazione
della cessione del credito e dello sconto in fattura favorisce automaticamente i
contribuenti con redditi più alti.
I cittadini con redditi bassi sono danneggiati per due motivi:
● senza la cessione del credito, se è permessa come unica via la
detrazione, l’importo della stessa non potrà superare la capienza fiscale
del soggetto;
● senza lo sconto in fattura le somme dovranno essere “anticipate” dal
contribuente.
In altre parole, con redditi bassi sarà molto difficile poter beneficiare di
agevolazioni edilizie. Per non parlare dei lavori di efficientamento energetico,
che per definizione richiedono interventi strutturali sugli edifici. Lavori molto
costosi, le cui agevolazioni rimarranno esclusivamente sulla carta.
L’intervento scrive “l’ultima puntata” del superbonus, al netto di modifiche al
testo della legge di conversione del decreto nel corso dell’iter parlamentare.

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