RETI D’IMPRESA – Le reti d’impresa crescono a doppia cifra e facilitano concretamente anche i processi d’innovazione

Le reti d’impresa crescono a doppia cifra e
facilitano concretamente anche i processi
d’innovazione


di Stefano Casini
Le reti d’impresa crescono a doppia cifra (+10%) nel 2022 – un dato
superiore rispetto alla media dello scorso quadriennio –, facilitano
l’innovazione e migliorano le performance aziendali: il 65% delle realtà
analizzate registra infatti un incremento dei ricavi. In pratica, a 14 anni dalla
sua introduzione, il contratto di rete continua il suo percorso di crescita e
diffusione tra le aziende e PMI italiane.
Nell’ultimo quadriennio, 2019-2022, le reti sono cresciute del 40%. Solo
nell’ultimo anno, e nonostante la turbolenza del quadro economico e
internazionale, i contratti di rete tra aziende sono aumentati del 10% (in
totale +751 rispetto al 2021), e le imprese in rete del 6,7% (+2.846 rispetto al
2021).
Al primo marzo 2023 emerge che il numero totale di imprese coinvolte in
progetti di collaborazione è di 45.288, per un totale di 8.382 contratti di rete
registrati.
Risultati e tendenze sono evidenziate dal Rapporto 2022 dell’Osservatorio
Nazionale sulle reti d’impresa, realizzato da RetImpresa, InfoCamere e il
Dipartimento di Management Università Ca’ Foscari di Venezia.
Le evidenze dell’Osservatorio Nazionale sulle Reti d’Impresa 2022
“confermano la crescita delle imprese in rete e delle reti sul piano dei risultati
economico-finanziari e del potenziamento delle capacità organizzative e
gestionali delle aziende coinvolte”, rimarcano gli esponenti dell’Osservatorio
specializzato, “facendo emergere caratteristiche, punti di forza e
opportunità derivanti dall’evoluzione dell’esperienza collaborativa in Italia”.
L’innovazione si fa strada in rete
Le reti rappresentano una forma di collaborazione efficace (anche) per
l’innovazione. Rispetto alla performance legata alla capacità della rete di
sviluppare nuovi prodotti e servizi, il focus di questa edizione dell’Osservatorio
ha esplorato l’adozione di logiche di open innovation nelle reti.
Il primo risultato che emerge dall’analisi è che più aumenta il numero e
l’importanza delle relazioni per l’open innovation che si instaurano tra la rete
e i suoi partner esterni (fornitori, concorrenti, università, centri di ricerca
pubblici e privati, e via dicendo) più cresce il numero di innovazioni introdotte
dalla rete.
Le reti come strumento di coordinamento e governance
Le reti possono inoltre essere strumento di coordinamento e governance.
“La storica frammentazione delle catene del valore nazionali costituisce un
limite strutturale e strategico soprattutto quando aumentano turbolenza e
incertezza dell’ambiente competitivo”, fa notare l’analisi dell’Osservatorio: “per
questa ragione, il Report 2022 ha approfondito il ruolo dei contratti di rete
per il coordinamento delle filiere, evidenziando come le reti che nascono e
danno forma alle relazioni tra imprese nell’ambito delle filiere produttive
nazionali siano idonee a creare sviluppo e valore per PMI e territori, ad
attivare dinamiche volte a rendere il network più solido e organizzato, a
migliorare le performance singole e aggregate, consentendo di mettere a
fattore comune investimenti e risorse complementari”.
Questi aspetti peculiari del contratto di rete portano a considerare le reti come
strumento idoneo ad affrontare il tema dell’evoluzione e della crescita
delle filiere sotto molteplici profili (organizzativo e di governance, finanziario e
fiscale, lavoristico, tecnologico, economico e via dicendo).
I numeri dei bilanci per le imprese in rete
Analizzando i bilanci relativi al 2021 (gli ultimi disponibili) depositati dalle
imprese ‘retiste’, l’Osservatorio ha riscontrato una crescita dei risultati
economico-finanziari delle imprese in rete superiori rispetto alla media del
quadriennio precedente (2017-2020).
Complessivamente, oltre il 65% delle imprese analizzate ha registrato un
incremento dei ricavi, del valore aggiunto e del valore delle immobilizzazioni.
Distinguendo per macro-aree, il Nord Ovest registra la maggior percentuale
di imprese che hanno realizzato un miglioramento di ricavi (70%) e valore
aggiunto (72%), mentre Sud e Isole si nota la percentuale più alta di imprese
che hanno migliorato la misura delle immobilizzazioni rispetto al passato
(64%).
Analizzando gli indici di redditività (ROI, ROS, ROA, ROE) negli stessi
anni Il 56% delle imprese retiste ha sperimentato un miglioramento dei quattro
indicatori. La macroarea Sud e Isole è quella con le percentuali più alte di
imprese che hanno registrato un miglioramento di tutti e quattro gli indicatori.
La geografia delle reti
A registrare la concentrazione più alta di imprese retiste sono le regioni del
Centro (35%). Nelle regioni del Sud operano quasi il 26% delle imprese
retiste, mentre il 21% si colloca nelle regioni del Nord Est. Il restante 18% si
concentra nel Nord Ovest.
I dati mostrano inoltre una spiccata vocazione per l’agroalimentare sia tra le
realtà imprenditoriali in rete del Mezzogiorno (29%) che del Nord est (25%),
mentre nelle regioni del Centro è il commercio a prevalere su tutti gli altri
settori (20%). L’edilizia raggiunge un’incidenza piuttosto marcata tra le
imprese del Nord (16%), mentre le aziende del Centro e del Mezzogiorno
propendono maggiormente per i servizi turistici (13% e 10% rispettivamente).
La forza delle micro-reti
Anche nel 2022 si conferma il consolidamento delle micro-reti con 2-3
imprese, che rappresentano il 52% del totale, e il prevalere delle reti regionali
(72%) e uniprovinciali (51%) con un leggero incremento delle reti interregionali
(+4%).
Le microimprese in rete (fino a 9 addetti) occupano oltre 69mila lavoratori
(5%), mentre le piccole imprese (10-49 addetti) concentrano quasi 189mila
lavoratori (14%). Il maggior volume occupazionale è assorbito dalle medie e
grandi imprese, che pur essendo un numero minore (quasi 3.240) danno
lavoro a 1,1 milioni di lavoratori (80% del totale). È il Nord Ovest ad assorbire
il maggior numero di addetti (quasi un terzo), in ragione della più elevata
diffusione di medie e grandi imprese, seguito dal Centro, dove si concentrano
quasi il 31% degli addetti. Un quinto dell’occupazione lavora nelle regioni del
Nord Est, mentre il restante 13% trova lavoro nel Mezzogiorno.
Reti e lavoro: cresce la co-datorialità
Nella direzione di un’ottimizzazione delle risorse condivise “nonché di un
rafforzamento organizzativo va anche l’introduzione dell’istituto della
co-datorialità, che l’Osservatorio analizza per sensibilizzare imprenditori e
policy maker sulle potenzialità di questo nuovo strumento lavoristico,
operativo da poco più di un anno”.
Infatti, la co-datorialità mette a disposizione delle imprese in rete la
possibilità di assumere insieme personale qualificato, dotato delle
competenze tecniche e manageriali necessarie ad affrontare le sfide della
transizione verde e digitale e, quindi, a raggiungere obiettivi di maggiore
competitività ed efficienza nella gestione dei network collaborativi, anche
in periodi di incertezza e recessione. I primi dati disponibili sui rapporti di
lavoro attivati in regime di codatorialità evidenziano la presenza di 1.416
imprese in posizione di co-datori all’interno di 264 contratti di rete.
fonte: INNOVATION POST

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