INPS – Riforma Pensioni 2024: novità e requisiti a confronto

Riforma Pensioni 2024: novità e requisiti a
confronto


di Barbara Weisz


Requisiti, calcolo assegno, finestre mobili, flessibilità in uscita,
rivalutazione: guida alle novità 2024 messe a confronto con le
regole 2023.
Regole più rigide per chi sceglie di andare in pensione utilizzando formule di
flessibilità in uscita o per alcune categorie di lavoratori: sono diverse le novità
previdenziali in Legge di Bilancio 2024, e si concentrano sui requisiti, il
calcolo dell’assegno e la decorrenza del trattamento. Né manca una nuova
penalizzazione nella rivalutazione delle pensioni all’inflazione.
CALCOLO PENSIONE ONLINE
Vediamo di seguito le novità di riforma pensioni contenute in Manovra 2024
ed un confronto con le regole precedenti.
Pensione di vecchiaia e anticipata Fornero 2024
Per la pensione di vecchiaia resta il requisito anagrafico di 67 anni e quello
contributivo di 20 anni di versamenti maturati. Per i contributivi puri cambia
però il requisito soglia: non più 1,5 volte l’assegno sociale ma il valore
dell’assegno stesso. Nella prima versione della Manovra, si tagliavano anche
le pensioni future di vecchiaia per i dipendenti ex INPDAP, mentre nella
versione finale della Legge di Bilancio questi trattamenti sono stati risparmiati.
Per la pensione anticipata ordinaria (con i requisiti Fornero), pur sbloccando la
progressione degli scatti alle aspettative di fine non si registrano novità
peggiorative per i requisiti di uscita, dal momento che non si è allungata la
speranza di vita.
Taglio pensioni dipendenti pubblici
Il taglio delle pensioni degli statali ex INPDAP è una delle misure più
controverse della Legge di Bilancio 2024: i dipendenti iscritti alle gestioni ex
INPDAP – enti locali (CPDEL), sanitari (CPS), insegnanti di asilo e di scuole
elementari parificate (CPI), ufficiali giudiziari (CPUG) – che hanno fino a 15
anni di versamenti contributivi anteriori al primo gennaio 1996, avranno una
pensione anticipata più bassa del previsto.
Se scelgono di andare in pensione anticipata (anche con la Quota 103),
subiranno un taglio, che però si applica solo a chi matura il diritto a partire dal
primo gennaio 2024. Non solo: la finestra mobile resta di tre mesi per l’anno
2024 mentre sale a quattro mesi nel 2025, a cinque mesi nel 2026, a sette
mesi nel 2027 ed a nove mesi a partire dall’anno 2028.
In cosa consiste il taglio? Ai contributi antecedenti al primo gennaio 1996,
che si valorizzano con il sistema retributivo, verranno applicati nuove
aliquote di rendimento, meno favorevoli dei precedenti.
La differenza è più marcata per chi ha pochi contributi nel retributivo e si
riduce con il salire dell’anzianità fino ad azzerarsi con almeno 15 anni di quota
retributiva.
I calcoli cambiano molto in base a gestione di appartenenza, retribuzione e
anzianità contributiva, ma possono andare da alcune centinaia a diverse
migliaia di euro all’anno.
C’è però un meccanismo più favorevole per il personale sanitario, a cui la
penalizzazione viene ridotta di 1/36 per ogni mese di posticipo del
pensionamento.
Sono inoltre escluse da questa penalizzazione le pensioni di vecchiaia o per
collocamento a riposo per raggiunti limiti di età o di servizio, e tutti i trattamenti
maturati entro il 31 dicembre 2023.
Vediamo in sintesi cosa è cambiato.
● Nel 2023 i dipendenti pubblici di tutte le gestioni avevano la
pensione calcolata con le vecchie aliquote, contenute nell’allegato A
della legge 965/1965.
● Dal 2024, invece, per chi ha fino a 15 anni di quota retributiva e
appartiene alle quattro gestioni sopra elencate (CPDEL, CPS, CPI E
CPUG), con l’eccezione della pensione di vecchiaia e di coloro che
avevano già maturato il diritto al 31 gennaio 2023, entrano in vigore
le nuove aliquote indicate nell’allegato II della manovra 2024, legge
213/2023.
Pensione anticipata contributiva a 64 anni
Sempre in materia di pensione anticipata, c’è una stretta anche sulla
cosiddetta pensione anticipata contributiva con 64 anni e 20 di contributi.
E’ una forma di pensione che richiede di essere interamente nel sistema
contributivo (quindi, primo contributo versato dopo il 31 dicembre 1995).
Fino al 2023 ci voleva un assegno maturato pari ad almeno 2,8 volte il minimo
mentre dal 2024 (comma 125 della Manovra 2024) si sale a 3 volte il
minimo, ridotto a 2,8 volte per le donne con un figlio e a 2,6 volte per le
donne con due o più figli.
Sulle pensioni dei giovani invece, viceversa, c’è una maggior flessibilità,
perché viene eliminato il requisito della pensione maturata pari ad almeno 1,5
volte l’assegno sociale e lo si riduce al valore dell’assegno stesso.
Quota 103 con ricalcolo contributivo
Per quanto riguarda la Quota 103, prorogata fino al 31 dicembre 2024, il
cambiamento più rilevante è rappresentato dall’importo della pensione.
Chi matura il diritto nel 2024, avrà l’intero assegno calcolato con il sistema
contributivo e con tetto massimo pari a quattro volte il minimo fino a quando
non si raggiunge l’età per la pensione di vecchiaia. I requisiti non cambiano
(62 anni di età e 41 anni di contributi) ma la finestra mobile si allunga a sette
mesi per i dipendenti privati e nove per quelli pubblici.
Schematicamente, la differenza fra il 2023 e il 2024 è la seguente:
● requisito invariato,
● calcolo pensione divenuto interamente contributivo,
● tetto massimo ridotto da cinque a quattro volte il minimo fino alla
pensione di vecchiaia,
● finestre mobili più lunghe, da tre a sette mesi nel privato e da sei a
nove nel pubblico impiego.
APE Sociale, cinque mesi più tardi
L’APE Sociale vede richiesto nel 2024 un requisito anagrafico più rigido: 63
anni e cinque mesi. Inoltre, il comma 137 introduce l’incumulabilità con i
redditi da lavoro dipendente o autonomo, con l’unica eccezione delle
prestazioni occasionali fino a 5mila euro lordi annui. Restano invariate le altre
regole di base: bisogna appartenere a una delle quattro categorie di aventi
diritto, e avere 30 anni di contributi nel caso di disoccupati, caregiver e
disabili, e 36 anni per gli addetti a mansioni gravose.
Lo schema delle differenze 2023-2024:
● nel 2023 bastavano 63 anni, nel 2024 ci vogliono 63 anni e cinque
mesi;
● nel 2023 erano cumulabili i redditi da lavoro dipendente e autonomo
rispettivamente fino a 8mila e 4mila 800 euro annui, nel 2024
ammessi solo redditi da lavoro autonomo occasionale fino a 5mila
euro.
Opzione Donna a 61 anni
Per l’Opzione Donna, il comma 138 dell’Articolo 1 della Legge di Bilancio
2024 introduce una proroga di un anno ma con innalzamento del limite di età:
bisogna maturare 61 anni di età e 30 anni di contributi entro la fine del 2023.
Restano le tre categorie di aventi diritto già previste lo socrso anno:
disoccupate o occupate in aziende con tavoli di crisi aperti, caregiver, disabili.
E i vantaggi per le donne con figli: un anno in meno per ogni figlio, fino a un
massimo di due anni.
Quindi, nel 2023 scorso ci volevano 60 anni di età e 30 di contributi maturati al
31 dicembre 2022, nel 2024 ci vogliono 61 anni di età e 30 anni di
contributi, maturati al 31 dicembre 2023.
Indicizzazione 2024: stretta sulle pensioni alte
Nel 2024 l’aliquota di rivalutazione in base all’inflazione è pari al 5,4%, alla
quale bisogna applicare le percentuali di perequazione previste per le diverse
fasce di reddito. Che restano quelle dello scorso anno, con l’eccezione di chi
ha trattamenti previdenziali sopra le dieci volte il minimo, per cui si passa dal
32 al 22%.
Quindi, le aliquote di indicizzazione 2024 sono le seguenti: 100% fino a
quattro volte il minimo, 85% fra quattro e cinque volte il minimo, 53% fra
cinque e sei volte il minimo, 47% fra sei e otto volte il minimo, 37% fra otto e
dieci volte il minimo, 22% sopra le dieci volte.
Riscatto agevolato dei contributi
Segnaliamo un’ultima disposizione, che riguarda il riscatto dei contributi a fini
pensionistici: viene proposta la possibilità di riscattare fino a cinque anni di
vuoti contributi, anche non continuativi.
Per i lavoratori del settore privato, è possibile utilizzare anche i premi di
produzione: in tal caso, l’onere è deducibile dal reddito di impresa e non
concorre alla base imponibile per il dipendente.

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