Passa la Riforma del Catasto: cosa cambia dal 2026

Passa la Riforma del Catasto: cosa
cambia dal 2026

Riforma del Catasto, ok in Commissione Finanze alla Camera:
revisione delle rendite senza aumento delle tasse, contrasto abusi
edilizi e immobili fantasma
Bocciato l’emendamento soppressivo della Riforma del Catasto (articolo 6
della delega fiscale) presentato dal Centrodestra in Commissione Finanze alla
Camera. Lo stralcio non passa per un voto (22 contrari a 23 favorevoli) e la
riforma prosegue nel suo cammino.
Cosa prevede la Riforma del Catasto
La Riforma del Catasto prevede che entro il 2026 si completi il monitoraggio
del patrimonio immobiliare allo scopo di mappare statisticamente la situazione
corrente, così da evidenziare eventuali disomogeneità dei valori catastali. In
una fase successiva, i Comuni saranno divisi in aree di mercato omogenee ed
infine sarà aggiornato il sistema di classificazione degli immobili (da numero di
vani a metri quadrati), delle classi e delle categorie ai fini del calcolo delle
rendite.
L’articolo 6 della delega fiscale prevede che, oltre alla rendita catastale
determinata secondo gli attuali criteri, sia attribuito a ciascuna unità
immobiliare un valore patrimoniale e una rendita attualizzata ai valori di
mercato, periodicamente adeguati.
Niente aumento delle tasse
Il timore di molti è che il passaggio dal sistema di calcolo delle rendite basato
sul numero di vani rispetto a quello dei metri quadri far lievitare le tasse (IMU,
TARI, imposta di registro e di successione) e i redditi patrimoniali (anche ai fini
ISEE). Dal punto di vista delle imposte dirette, si teme anche che la rendita “di
mercato” possa incrementare anche l’IRPEF dovuta sugli immobili sfitti nello
stesso Comune della prima casa.
Il riordino degli immobili in Catasto, però, non prevede l’aumento delle tasse
sulla casa ma è finalizzato all’emersione degli abusi edilizi, da cui sono attese
nuove risorse da reinvestire per le riforme. Eventuali interventi fiscali
successivi alla riforma dovrebbero comunque passare per il voto in
Parlamento.
Il punto centrale è dunque l’invarianza di gettito. Significa che non ci sarà
nessun effetto sulle imposte a seguito della revisione delle rendite attribuiti
agli immobili sul territorio nazionale. Si tratta di un impegno preciso preso dal
Governo, di cui si è fatto portavoce il premier Mario Draghi fin dalla
presentazione della riforma lo scorso settembre:
“L’impegno del Governo è che non si pagherà né più né meno di
quello che si paga ora”
L’invarianza di gettito, a fronte della revisione degli estimi, sarà garantita da
meccanismi di compensazione, ad esempio sui coefficienti di moltiplicazione
per il calcolo IMU, che in alcuni casi (es.: coefficiente 160 per abitazioni delle
categorie catastali da A1 a A11, esclusa A10): i coefficienti calmierati
garantiranno il mantenimento dell’attuale tassazione.
Lotta agli abusi edilizi
In ultima analisi, l’obiettivo della riforma del Catasto non è aumentare le tasse
ma stanare i grossi illeciti, garantire trasparenza, permettere l’emersione del
nero e recuperare il gettito perduto a fronte di oltre un milione di immobili
fantasma in Italia non ancora accatastat

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