Gas, energia e carburante: il Ministro
Cingolani indica la via per far fronte ai
problemi di fornitura e al rialzo dei prezzi
di Michelle Crisantemi
A pochi giorni di distanza dalla presentazione della strategia europea per la
diversificazione delle fonti energetiche e la riduzione della dipendenza dal gas
russo, anche l’Italia delinea le linee di intervento per far fronte alle possibili
interruzioni alla fornitura di gas naturale causate dalla guerra in corso tra
Russia e Ucraina, per far fronte all’impennata dei costi energetici e del
carburante e per svincolare il nostro Paese dalla dipendenza del gas
russo.
Intervenuto al Senato per fare un quadro della situazione e dei possibili
scenari, il Ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha
delineato i possibili scenari nel breve, medio e lungo periodo e fornito alcuni
chiarimenti sulla linea del Governo per far fronte all’aumento dei prezzi e per
assicurare le riserve di gas per il prossimo inverno.
La situazione italiana: l’import del gas russo è aumentato
negli ultimi anni
A fronte di un consumo che è rimasto sostanzialmente stabile negli ultimi dieci
anni, la dipendenza del nostro Paese dal gas estero è aumentata
sostanzialmente. Infatti, a partire dal 2011 la produzione nazionale di gas
naturale si è più che dimezzata, per il calo naturale dei giacimenti a cui non si
è fatto fronte da anni con nuovi investimenti in ricerca e produzione.
Una situazione che quindi vede l’Italia importare il 95% del fabbisogno di
gas naturale, con la Russia che ha assunto un sempre maggior peso
sull’import a partire dal 2011 (quando il gas proveniente dalla Russia
rappresentava il 25% dei nostri consumi), fino ad arrivare a rappresentare il
38% dei consumi.
Attualmente, il 40% del gas importato arriva al nostro Paese attraverso il
gasdotto TAG, che attraversa l’Austria, per l’importazione di gas proveniente
dalla Russia attraverso l’Ucraina, che si connette alla Rete Nazionale dei
Gasdotti a Tarvisio.
La “nota positiva” è che, come specifica Cingolani, “l’Italia dispone di un
sistema per l’approvvigionamento e il trasporto diversificato e abbastanza
resiliente rispetto ad altri Stati membri UE” che vede molte rotte di
approvvigionamento attualmente non sfruttate appieno.
Le misure per far fronte al fabbisogno nel breve termine
E proprio sull’incremento della capacità di approvvigionamento di queste
catene di fornitura non ancora massimizzate che il Governo punta per
rispondere ai bisogni nel breve termine nel caso di interruzione della fornitura
del gas russo (che ancora continuiamo ad importare).
Una situazione che dipende anche dall’evoluzione del clima nel prossimo
mese: infatti se, come atteso, le condizioni meteo dovessero migliorare, si
registrerebbe una riduzione del fabbisogno nazionale e quindi anche alla
domanda di gas per uso civile.
Nel corso delle ultime settimane il Governo si è mobilizzato per attivare
misure con impatto a breve-medio termine, anche con missioni nei Paesi
produttori (Qatar, Algeria, Angola, Congo), che si stima possano portare
complessivamente a ridurre la dipendenza per circa 20 bcm l’anno, facendo
leva su:
● la rotta di approvvigionamento che va dall’Algeria a Mazara del
Vallo, oggi solo parzialmente utilizzata (21,2 bcm a fronte di una
capacità massima riscontrata negli anni passati fino a 27 bcm).Con le
infrastrutture attuali, infatti, è ipotizzabile un incremento fino a 9 bcm/
anno, che richiede però un accordo con il Governo algerino, che
attualmente esporta su mercati più redditizi
● il gasdotto TAP, di interconnessione tra Grecia e Italia via Albania, che
si connette alla Rete Nazionale dei Gasdotti a Melendugno in Puglia,
che trasporta tramite la Turchia il gas proveniente dall’Azerbaijan. Rotta
che fornisce il 10% del gas attualmente importato dal nostro Paese (e
che è quasi massimizzata), dove con le infrastrutture attuali è
ipotizzabile un incremento di circa 1,5 bcm l’anno (5 mmc/ giorno)
tramite interventi sulle centrali di spinta in Albania e Grecia, a patto di
avere a breve tali volumi aggiuntivi dall’Azerbaijan
● massimizzazione utilizzo dei terminali GNL a disposizione. In
particolare, è ipotizzabile un maggiore utilizzo dei terminali italiani
anche nei periodi dell’anno in cui tipicamente non sono utilizzati (con
possibile incremento complessivo di 6 bcm/anno). Questo implica la
disponibilità di GNL aggiuntiva e un migliore utilizzo dei terminali (come
da recenti intese con Qatar)
Accanto alla massimizzazione delle infrastrutture esistenti per l’importo del
gas naturale, il Governo sta lavorando anche alla riduzione del fabbisogno,
facendo leva sulla produzione termoelettrica a carbone o olio, che
permetterebbe di risparmiare 3-4 bcm/ anno di gas naturale.
In questa direzione il Governo si è già mosso con il DL 26 febbraio 2022, n.16,
che all’art.2 – in considerazione della attuale situazione geopolitica– consente
di attivare una serie di misure già previste dal Piano di emergenza nazionale
del gas per i casi di emergenza, indipendentemente dai livelli di preallarme
e allarme stabiliti nello stesso Piano, anche cambiando l’ordine economico di
ingresso degli impianti nel mercato e regolando la remunerazione dei costi
aggiuntivi in bolletta.
Nel breve termine, queste mosse dovrebbero dunque garantire il fabbisogno
necessario, senza troppi problemi. La situazione però si complicherebbe nel
caso di temperature inusualmente fredde a fine mese/inizio aprile e se anche
le rotte di approvvigionamento alternative alla Russia dovessero subire
disruption.
Il nodo dei rifornimenti di gas per il prossimo inverno
Diverso il discorso per il medio termine, guardando soprattutto alle riserve
necessarie per affrontare il prossimo inverno che, secondo anche quanto
stabilito dalla strategia europea REPowerEU, devono ammontare entro il 1º
ottobre al 90% del fabbisogno nazionale.
Infatti, il prezzo del gas naturale è aumentato da gennaio 2021 di quasi 8
volte, spinto anche dall’aumento dei prezzi dell’energia elettrica, con il PUN
(Prezzo Unico Nazionale) che ha registrato valori record: nelle ultime
settimane si sono raggiunti i valori più elevati da quando la borsa italiana è
stata costituita, superando 600 €/MWh, per poi assestarsi negli ultimi giorni
intorno ai 300 €/MWh.
Un aumento che ha ripercussioni dirette sui prezzi del gas naturale, che
determinano il costo marginale degli impianti di generazione elettrica a gas, i
quali fissano il prezzo del mercato all’ingrosso nella maggior parte delle ore.
Per affrontare questo problema, la Commissione Europea aveva già indicato
la possibilità per gli Stati membri di fare ricorso ad incentivi allo stoccaggio,
che spingerebbero le aziende a procedere in questa direzione nonostante il
rincaro dei prezzi.
Le misure indicate da Cingolani nell’informativa al Senato vanno in due
direzioni: da un lato, il Governo è pronto a incrementare le importazioni di
energia elettrica dal Nord Europa, per ridurre il consumo di gas del parco
termoelettrico italiano.
Dall’altro, il Governo starebbe pensando anche a misure di
contingentamento della domanda e di accelerazione dell’efficientamento
energetico.
In particolare, il Ministro ha riportato che “sono ipotizzabili misure di
flessibilità sui consumi di gas – come ad esempio misure di interrompibilità
nel settore industriale, che però può agire per brevi periodi settimanali in caso
di picchi della domanda – e sui consumi di gas del settore termoelettrico (dove
pure esistono misure di riduzione del carico in modo controllato) e misure di
contenimento dei consumi negli altri settori”.
Le misure per contenere i prezzi di gas ed energia
Nuove opportunità per contenere l’aumento dei prezzi di gas ed energia
arrivano sempre dalla strategia REPowerEU, che indicava come possibili
strumenti di mitigazione dei prezzi:
● Misure per mitigare l’impatto sui prezzi residenziali e per piccole
imprese
● regole per Aiuti di Stato che consentano di far fronte agli elevati costi
energetici per imprese
● misure per tassazione di extra-profitti per finanziare le misure di
supporto che tuttavia, ha precisato la Commissione, non devono andare
a colpire le somme destinate ad investimenti in progetti rivolti alle
energie rinnovabili
Sulla base di queste considerazioni, il Governo sta discutendo con l’Europa
della possibilità di introdurre un price cap temporaneo a livello europeo
sulle transazioni di gas naturale all’ingrosso. Questa misura, oltre a portare
beneficio diretto ai consumatori di gas, porterebbe anche notevoli benefici sui
prezzi del mercato elettrico all’ingrosso.
Oltre al price cap, il Governo vorrebbe introdurre misure strutturali per
favorire il disaccoppiamento dei prezzi di vendita dell’energia prodotta da
tecnologie rinnovabili elettriche rispetto a quelli del parco termoelettrico,
mediante opportuna revisione delle regole di market design.
Per quanto riguarda il prezzo del carburante, invece, il Governo starebbe
pensando a un’accisa mobile, che andrebbe a sfruttare il maggiore gettito
Iva (conseguente all’aumento di molti prezzi) per ridurre il prezzo alla pompa
dei carburanti.
Come ci svincoleremo dalla dipendenza dal gas russo
Nel corso dell’informativa, il Ministro Cingolani ha anche delineato la strategia
italiana per svincolare il Paese dalla dipendenza dal gas russo. Strategia
che, oltre alle misure di breve e medio termine di cui abbiamo già parlato, fa
leva sulla diversificazione delle fonti già indicata dalla Commissione europea.
In una prima fase, il Governo intende puntare su nuovi rigassificatori su
unità galleggianti ancorate in prossimità di porti, realizzabile in 12-18 mesi
(dall’ottenimento delle autorizzazioni). Una soluzione meno costosa e che
richiede meno tempo rispetto all’alternativa onshore, che comunque farà
parte della strategia di diversificazione. In questo contesto, infatti, il Ministro
ha specificato che sono in corso progetti già autorizzati e che porterebbero,
nel giro di 36-48 mesi, a un incremento nella fornitura di gas di circa 20 bcm
l’anno.
Per quanto riguarda invece il raddoppio della capacità del TAP, fatto salvo
che si possa raggiungere un accordo con il Governo azero, sarebbero
necessari circa 45 mesi per incremento dei primi 2 bcm (tramite interventi in
Albania) e circa 65 mesi per l’incremento di ulteriori 8 bcm (ulteriori interventi
in Albania e Grecia e alcuni interventi sulla rete italiana).
A queste iniziative si aggiungono quelle riguardanti i progetti sulle
rinnovabili (offshore e onshore), gli investimenti sul biometano e un nuovo
modello di sviluppo delle risorse nazionali di gas naturale. In quest’ultimo
ambito, il Governo punta a incrementare la produzione nazionale di 2,2
miliardi di metri cubi, su aree quali Cassiopea, Canale di Sicilia, Marche, che
consentirebbe di arrivare ad una produzione nazionale fino a circa 5 miliardi di
metri cubi.
Parallelamente, verranno introdotti meccanismi di ritiro della produzione
nazionale da parte del gruppo GSE a prezzi equi, da assegnare in primis ad
aziende energivore e piccole medie imprese.
fonte: INNOVATION POST