L’Ue approva il salario minimo: cosa cambia
per l’Italia e quanto guadagneranno in più i
lavoratori
di Stefano Rizzuti
L’Ue ha trovato l’intesa sulla direttiva che introduce il salario minimo: ma cosa
succederà in Italia, cosa cambierà davvero e quanto potrebbero guadagnare
in più i lavoratori?
Salario minimo, nella notte è stato raggiunto l’accordo sulla direttiva europea.
L’intesa tra Consiglio, Parlamento e Commissione Ue porterà all’introduzione
di nuove regole per gli stipendi minimi in tutti i Paesi dell’Unione. L’obiettivo è
quello di favorire l’istituzione di salari minimi adeguati in Ue, nel pieno
rispetto delle diversità nazionali, attraverso lo sviluppo della contrattazione
collettiva.
Per l’approvazione definitiva dell’accordo servirà il via libera del Parlamento e
del Consiglio Ue. Non verrà previsto un massimo (né un minimo) salariale a
livello comunitario, ma la direttiva servirà a istituire un quadro per fissare salari
minimi adeguati ed equi e garantire un tenore di vita dignitoso per tutti i
lavoratori europei, oltre che fermare i contratti precari e pirati. Proviamo a
capire quali potrebbero essere le conseguenze per l’Italia.
La direttiva Ue e il salario minimo in Europa
La direttiva Ue punta molto sulla contrattazione collettiva, chiedendo di fissarla
per una soglia tra il 70% e l’80% dei lavoratori: sulla cifra esatta si deve
ancora trovare un compromesso. Gli Stati che già prevedono dei minimi legali
dovranno aggiornare i salari secondo alcuni criteri per poi aggiornarli
nuovamente almeno ogni due anni, con il coinvolgimento delle parti sociali.
Questo meccanismo è stato pensato per legare i salari all’inflazione e al
potere d’acquisto. L’Italia è tra i sei Paesi dell’Ue che non hanno regole sul
salario minimo: gli altri sono Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia e Svezia. Il
salario minimo nell’Ue va dai 332 euro mensili della Bulgaria ai 2.257 del
Lussemburgo, passando per i 1.621 della Germania.
Ue introduce salario minimo, quali conseguenze
L’approvazione definitiva della direttiva europea è attesa entro giugno, poi tutti
gli Stati membri avranno due anni per il suo recepimento negli ordinamenti
nazionali. Secondo il commissario Ue al Lavoro, Nicolas Schmit, non ci
saranno impatti negativi dall’introduzione del salario minimo per la creazione
di posti di lavoro e per l’occupazione e l’esempio preso in considerazione è
quello della Germania, dove l’occupazione è cresciuta dopo l’introduzione del
salario minimo.
Cosa succederà in Italia con il salario minimo
In realtà l’introduzione del salario minimo europeo non è detto che porti
davvero a dei cambiamenti in Italia, considerando anche le divisioni nella
maggioranza di governo sul tema. L’Italia, infatti, non ha un vero obbligo
d’attuare la direttiva comunitaria perché lo stipendio minimo sarà obbligatorio
solo nei Paesi in cui la contrattazione collettiva è poco diffusa.
In Italia i contratti collettivi di lavoro coprono già circa l’80% dei lavoratori,
quindi la direttiva non è vincolante. È pur vero che si potrebbe invece
introdurre un intervento per il restante 20% dei lavoratori, rimasti fuori dalla
contrattazione collettiva. Anche perché l’idea della direttiva è quella di istituire
un filo che leghi potere d’acquisto e busta paga, il che potrebbe portare a
qualche intervento anche sui contratti già esistenti.
Secondo i dati Inps in Italia sono più di 5 milioni di lavoratori dipendenti che
guadagnano meno di mille euro al mese e 4,5 milioni di loro guadagna meno
di 9 euro lordi l’ora, la soglia minima fissata dal disegno di legge ora fermo al
Senato. Su questi stipendi si potrebbe decidere di intervenire dopo la direttiva
Ue.
Per quanto riguarda la forma, l’Ue lascia due possibilità d’adeguamento agli
Stati membri: possono decidere o di applicare un salario minimo per tutte le
categorie oppure di ricorrere maggiormente alla contrattazione collettiva.
Quanto si guadagnerà di più con il salario minimo
Detto che non è certo che l’Italia introduca un salario minimo, proviamo a
capire quanto frutterebbe ai lavoratori un eventuale intervento in questa
direzione. Secondo la direttiva Ue ogni governo dovrebbe assicurare un
minimo pari almeno al 60% del salario mediano: in Italia parliamo di circa
1.250 euro al mese, poco meno di 8 euro lordi l’ora.
Il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, di recente ha detto che più di due
milioni di lavoratori oggi percepiscono circa 6 euro l’ora. Per loro l’aumento
sarebbe notevole, così come per tanti lavoratori che sono al di sotto della
soglia degli 8 euro o dei 1.250 al mese. Inoltre l’Italia potrebbe anche stabilire
di applicare una soglia più alta, per esempio quei 9 euro l’ora del disegno di
legge fermo al Senato.
fonte: MONEY.IT