Il numero dei poveri è in aumento, colpa
dell’inflazione: i dati
di Giorgia Bonamoneta
Tra pandemia e instabilità data dalla guerra, il numero di persone in difficoltà
(povertà assoluta) è cresciuto fino a toccare quota 5,6 milioni di individui. Ecco
i dati del rapporto Istat.
Due anni di pandemia e la guerra in Ucraina, con tutte le crisi che ha
alimentato, hanno portato il numero dei poveri in Italia a crescere. Colpa
dell’inflazione e della generale incertezza per il futuro che, sommandosi ai
problemi strutturali dell’Italia, hanno spinto nella fascia di povertà assoluta 5,6
milioni di italiani, il termini relativi corrisponde al 9,5% della popolazione.
Non scappa nessuno, ogni fascia è fortemente colpita. I più giovani, nella
fascia lavorativa che va dai 18 ai 34 anni, si sono ritrovati con instabilità
lavorativa, spesso in nero, con poche opportunità di lavoro o contratti che
garantiscono uno stipendio pagato meno di 7 euro l’ora. Per le categorie
fragili, come donne e anziani, la situazione non è migliore. In generale tutti
sono stati colpiti dall’inflazione, ma nelle condizioni di fragilità l’effetto è stato
ancora maggiore. Gli strumenti di sussidio come il Reddito di Cittadinanza, il
Reddito di Emergenza e Reddito di Inclusione hanno evitato l’aggravarsi dei
numeri, ma le somme basse non hanno fatto altro che permettere la
sopravvivenza, non una ripresa. In questo quadro preoccupante il potere di
acquisto è molto ridotto e a rimetterci sono di conseguenza i settori privati e
tutto ciò che comporta un extra non necessario, dal settore turistico a quello
tessile.
Proprio per evitare una contrazione dei consumi, il Governo ha deciso di agire
su due linee: sulla stabilità e il miglioramento del lavoro e sul prezzo
dell’energia. L’aumento degli stipendi in maniera indiscriminata, senza
controllo, non è la soluzione, anche se all’inizio porterebbe a un incremento di
acquisto. Nel breve tempo si rischia di veder aumentare ancora di più il costo
della vita. Per questo le azioni più concrete sono quelle che aprono a
opportunità di lavoro sicuro, che ristabilisca sicurezza e permetta agli italiani di
ritrovare la tranquillità economica che la pandemia e la guerra in Ucraina
hanno cancellato sul nascere.
Poveri in aumento: i dati dell’Istat
Negli scorsi giorni l’Istat ha pubblicato l’annuale rapporto che analizza la
situazione economica e sociale del Paese. Il rapporto tiene conto dell’anno
2021 e dei primi mesi del 2022, quando la guerra in Ucraina ha iniziato a
sortire effetti sull’economia italiana. Nel rapporto si legge dell’impatto che la
pandemia ha avuto sulle imprese, sulla loro capacità di reazione e in che
modo questo ha avuto conseguenze sulla vita dei cittadini, sulla quotidianità,
sul potere d’acquisto e il livello di povertà.
Il rapporto riesce a fotografare gli eventi che hanno causato le crisi che hanno
colpito l’economia del Paese e i cittadini. Si legge che quasi 6 milioni di italiani
si trovano nella condizione di povertà assoluta, cioè non arrivano a fine mese
e sono costretti a chiedere sussidi e aiuti statali per la sopravvivenza. Il
numero di persone in povertà è aumentato da 1,9 milioni di 17 anni fa (2005)
all’attuale 9,4% della popolazione.
Contro la povertà i dati del Reddito di Cittadinanza
Da tempo il Reddito di Cittadinanza è stato rivalutato come strumento contro
la povertà e non più come tramite per il mondo del lavoro. In quest’ottica, in
assenza di sussidi, la percentuale di povertà assoluta avrebbe toccato l’11,1%
della popolazione. In numeri sarebbe corrisposto a 6,6 milioni di persone,
anziché i 5,6 milioni raggiunti ora. La differenza non è affatto piccola, si tratta
di 1 milione di individui e le loro rispettive famiglie.
Non a caso infatti il rapporto Istat tiene conto anche del numero di minori
coinvolti. Secondo i dati sono 1,3 milioni i bambini sotto la soglia di povertà
assoluta, con il rischio di non emergerne in futuro, viste le difficoltà di
partenza. Un quadro non nuovo e che è ben chiaro anche nel riscontro dei
giovani tra i 18 e i 34 anni. In questa fascia l’incidenza di povertà è
quadruplicata, passando dal 3,1% del 2005 all’11,1% del 2021.
fonte: MONEY