Come cambia il lavoro: le strategie
delle imprese per essere più attrattive
verso i dipendenti
Il percorso intrapreso delle aziende per rendere più efficace il processo
di selezione del personale e investire in formazione e nuove tecnologie
Si tratta di una tendenza che probabilmente già covava sotterranea, complice
dell’esplosione digitale che ha rivoluzionato gli ultimi anni. Ma è stata
certamente la pandemia da Covid 19 il detonatore: è il fenomeno noto come
Great Resignation, parola che si riferisce al significativo aumento delle
dimissioni, che vede un numero crescente di persone lasciare il loro lavoro. Le
cause che portano a questa drastica decisione sono le più svariate: dal
burnout, alla ricerca di un posto che preservi il benessere, al desiderio di poter
avere la possibilità di gestire le giornate di lavoro difendendo il work-life
balance.
Secondo uno studio condotto dall’agenzia McKinsey, il 40% dei lavoratori a
livello mondiale è intenzionato a cambiare lavoro nei prossimi 4-6 mesi, il 53%
dei datori di lavoro ha affermato di avere un turnover volontario maggiore
rispetto agli anni precedenti e il 64% si aspetta che il problema continui, o
peggiori, nei prossimi sei mesi. La Great Resignation, o come la chiama
McKinsey il Great Attrition, è quindi qualcosa con cui le imprese dovranno
continuare a fare i conti, e per farlo forse occorre capire più in profondità che
cosa è successo negli ultimi mesi.
Ad analizzare questo sentiment tra i lavoratori italiani è un’indagine condotta
dalla Fondazione studi consulenti del lavoro in collaborazione con SWG. Lo
studio, dal titolo “Italiani e lavoro nell’anno della transizione”, dimostra che il
55% dei dipendenti è insoddisfatto della propria occupazione, e che di
conseguenza è alla ricerca di un altro impiego. Di più: il 15% è già passato ai
fatti, avviando la ricerca di un nuovo lavoro. Proprio per tutte queste ragioni,
imprese e aziende dovranno – e in parte lo stanno già facendo – attuare
strategie per rivedere alcuni modelli, rendendosi più attrattive verso i rispettivi
dipendenti e per così dire “scoraggiarli” dalle dimissioni.
Come ha spiegato Marina Calderone, presidente del Consiglio nazionale
dell’ordine dei consulenti del lavoro: «Rivoluzione tecnologica e smart working
stanno cambiando i modelli organizzativi e definendo un nuovo approccio
verso il lavoro. Lo smart working è una modalità che ben concilia il lavoro con
la vita privata, ma va ben strutturato perché diventi un’opportunità per il
futuro». E poi c’è un dato che non si può trascurare: nel 2022 l’84,2% delle
persone che lavorano in agilità promuove a pieni voti questo modello, in
quanto capace di permettere una conciliazione tra lavoro e vita privata.
Le possibilità per un’impresa di essere più attrattiva non si limitano
ovviamente al solo lavoro agile: un’azienda deve muoversi su più fronti per
quanto riguarda il turn over, così come rendere più efficace il processo di
selezione del personale. Considerare, ancora, come un’ampia fascia di
lavoratori, soprattutto tra i più giovani tra i 25 e i 40 anni, mette davanti agli
stipendi le possibilità di sviluppo di carriera e di formazione: ecco quindi che
l’azienda che desidera trattenere i propri dipendenti dovrebbe investire
soprattutto in tal senso, con ovvie ricadute positive per l’organizzazione stessa
sul lungo termine. Va detto poi che in molti casi, ancor più dell’aumento di
stipendio, può contare l’introduzione di benefit personalizzati, per rendere più
forte il legame tra dipendente e azienda. Non va poi trascurato un aspetto più
generale, relativo al modo in cui l’azienda decide di relazionarsi con i propri
collaboratori: un datore di lavoro che, direttamente o attraverso i propri
manager, mostri di ascoltare i propri dipendenti e di avere fiducia nelle loro
capacità e competenze.
Dati e circostanze che non riguardano ovviamente soltanto il nostro Paese:
ecco dunque che dalla ricerca Global benefits attitudes survey 2022 di WTW
emerge come i benefit per la salute (come ad esempio, l’assistenza sanitaria
integrativa, risorse da spendere per il benessere e la salute mentale, sostegno
alla famiglia o, ancora, assistenza all’infanzia) sono anch’essi centrali negli
ultimi anni per attrarre e soprattutto trattenere i talenti. Stando all’indagine,
infatti, registrano una crescita 2019-2022 rispettivamente dal 25% al 31%
nell’attraction e dal 32% al 39% come motivo di retention. In un mondo del
lavoro che sta vivendo un’autentica rivoluzione, dunque, le aziende, per
restare competitive, dovranno mutare verso organizzazioni più resilienti,
adattabili e creative.