AMBIENTE – Il decreto siccità in arrivo per l’allarme acqua: cosa succede nelle regioni e dove si va verso lo stato d’emergenza

Il decreto siccità in arrivo per l’allarme
acqua: cosa succede nelle regioni e dove
si va verso lo stato d’emergenza


di Alessandro D’Amato
Il governo Draghi prepara un provvedimento mentre gli enti locali
decretano lo stato di calamità. Il razionamento dell’acqua nei territori e lo
stop notturno sul tavolo
Un decreto siccità per affrontare l’allarme acqua. Mentre le Regioni sono
pronte a chiedere lo stato d’emergenza e decretano quello di calamità. Per
uniformare le decisioni su tutto il territorio. Intanto in tutta Italia da diverse
settimane le temperature sono sopra la media. Oggi i governatori
incontreranno la ministra Mariastella Gelmini. E domani ci sarà la Conferenza
Stato-Regioni a cui parteciperà anche il capo della Protezione Civile Fabrizio
Curcio. Nel decreto del governo Draghi, chiesto ieri anche da Matteo Salvini e
atteso per la fine di giugno, dovrebbero finire le prime misure per la riduzione
degli sprechi. Come un razionamento dell’acqua che potrebbe portare anche
a uno stop alla distribuzione durante la notte. Oppure la priorità ai bisogni
primari, con il divieto di riempire le piscine. Mentre in alcuni territori si
predispongono accordi con le aziende energetiche per l’aumento dell’uso
delle acque lacustri a scopi umani o agricoli.
Il razionamento dell’acqua nelle regioni
La decisione finale però spetterà alle Regioni. Che, spiega oggi il Corriere
della Sera, decideranno con le ordinanze e in coordinamento con la
protezione civile come affrontare l’emergenza. Il problema prioritario sono
l’agricoltura e l’industria. Per gli usi cosiddetti civili invece le misure sono
pronte e in qualche caso già in vigore. In molti comuni è già vietato irrigare i
giardini o riempire le piscine. E sono anche già previste le sospensioni
notturne del servizio. Ieri intanto si è tenuto il primo vertice interministeriale dei
capi di gabinetto dei ministeri. Era presente il sottosegretario alla presidenza
del Consiglio Roberto Garofoli. Oggi è previsto un incontro interlocutorio con
Gelmini. I governatori, fa sapere il quotidiano, sono pronti a chiedere lo stato
di emergenza con la limitazione dell’acqua solo per uso umano e agricolo. Ma
anche più fondi, inclusi quelli del Pnrr per la realizzazione di nuovi invasi.
Lo stato d’emergenza, spiegano dalle parti del governo Draghi, verrà
concesso. Ma non servirà per gli interventi strutturali: farà arrivare più
rapidamente i ristori alle aziende agricole che rischiano di perdere una parte
cospicua del raccolto e a mettere a disposizione le risorse necessarie per far
intervenire le autobotti laddove si dovessero seccare i rubinetti. Dalle Regioni
arriverà anche la richiesta della messa a disposizione dei fondi del Pnrr per la
realizzazione di nuovi invasi. Si pensa anche a un prelievo sempre più
massiccio dai laghi. Ma serve un accordo politico e un’intesa con i gestori
degli invasi idroelettrici. Prevedendo anche per loro i ristori. Intanto l’Autorità
di bacino del Po ha dichiarato, in proprio, l’allarme rosso: la situazione del
grande fiume è infatti allo stato di emergenza più grave, probabilmente da
quando se ne ha memoria.
Piemonte, Emilia-Romagna, Lazio e Lombardia
Nell’ultima riunione dell’Autorità si è, per il momento, raggiunta una soluzione
di compromesso: non sospendere l’irrigazione delle campagne, ma ridurre i
prelievi del 20%. Ma intanto il problema più grande è quello
dell’approvvigionamento dell’acqua potabile. In Piemonte 145 comuni sono in
allerta, la maggior parte nel Novarese e nell’Ossolano. La Regione ha chiesto
aiuto alla Val d’Aosta. Altri problemi nell’approvvigionamento si registrano
nella Bergamasca e nell’Appennino parmense. Così come nell’area del Delta
del Po: la protezione civile ha effettuato una ricognizione sui potabilizzatori di
Acque Venete e Romagna Acque che servono le utenze di circa 7-800mila
persone. L’Emilia-Romagna dalle prossime ore sarà in stato di calamità e nel
Lazio il presidente della Regione Nicola Zingaretti definisce «grave» la
situazione della provincia di Roma, annunciando lo stesso provvedimento per
mercoledì: consentirà di adottare le prime misure e invitare i sindaci a
contenere il consumo dell’acqua.
Tutte le soluzioni però non saranno efficaci nel medio periodo. L’unica cosa
che risolverebbe è la pioggia. Ma non è previsto il suo arrivo in tempi brevi.
Anzi: nei prossimi giorni proseguirà il caldo. La Stampa aggiunge che anche in
Lombardia c’è molta preoccupazione. Confagricoltura stima in due miliardi i
danni per le campagne: «Raccoglieremo, sia per quanto riguarda il mais sia
per i foraggi, dal 30 al 50% in meno», avverte il numero uno lombardo
Riccardo Crotti. Nella Pianura Padana, dove si concentra il 30% della
produzione agricola nazionale il livello del Po è calato di oltre 3 metri rispetto
al punto più basso, registrato lo scorso Ferragosto secondo Coldiretti.
Lo stato di calamità
I razionamenti per i terreni agricoli sono già stati avviati a Frosinone e a
Latina. L’erogazione dell’acqua viene sospesa tutti i giorni, dalle 12 alle 18.
Zingaretti fa sapere che «allo stato attuale nel territorio di Ato 2», che
comprende anche Roma, «non è prevista né preventivata alcuna forma di
turnazione» per la sospensione del servizio idrico. E questo anche grazie al
fatto che dal 2017, quando ci fu l’altra famosa crisi di approvvigionamento,
con i lavori fatti sulla rete distributiva si sono risparmiati 100 milioni di metri
cubi d’acqua. «La situazione però è grave, al massimo entro mercoledì
procederemo alla proclamazione dello stato di calamità che darà strumenti
utili a prelievi, ci auguriamo limitati, che permettano la non turnazione nel
territorio di Acea Ato 2», conclude il governatore.
Allarme siccità, Regioni pronte alla stretta:
verso ordinanze per il razionamento dell’acqua
di Ygnazia Cigna
Tra le misure dovrebbe essere previsto il divieto di utilizzare l’acqua al di fuori
dei fabbisogni primari, come ad esempio per il riempimento di piscine
Le Regioni sono pronte a mettere in campo ordinanze per il razionamento
dell’acqua al Nord, con l’obiettivo di far fronte all’allarme siccità. Tra le misure
dovrebbe essere previsto il divieto di utilizzare l’acqua al di fuori dei fabbisogni
primari, come ad esempio per il riempimento di piscine. Si tratta di un’ipotesi
sul tavolo della Commissione delle politiche agricole della Conferenza delle
Regioni. L’obiettivo è quello di chiedere al Governo lo stato di emergenza al
Nord. Inoltre, in alcune zone, ci sarebbero già accordi con alcune aziende
energetiche al fine di aumentare la quantità di uso di acque lacustri a scopi
umani o agricoli.
Udine, l’appello ai cittadini: «Limitare il consumo di acqua»
Nelle ultime ore è arrivato anche l’appello del sindaco di Udine, Pietro
Fontanini, che invita i cittadini a un uso consapevole dell’acqua. «Le
condizioni meteorologiche attuali – ha riferito l’amministrazione comunale di
Udine – comportano il rischio di trovare difficoltà nell’approvvigionamento
idrico. Quindi, per garantire il servizio, serve un uso oculato dell’acqua. In
particolare, evitare l’uso dell’acqua potabile a fini irrigui e limitare i consumi
nelle prime ore del mattino e alla sera». Su questo fronte si è espresso anche
Massimo Sertori, assessore lombardo alla Montagna, dicendo che al
momento nella sua regione non ci sono gravi problemi per l’acqua potabile e
che gli sforzi vanno «concentrati per cercare di preservare la prima stagione
irrigua e quindi il primo raccolto». Poi ha aggiunto: «Riteniamo indispensabile
e urgente un confronto delle Regioni con il governo, per arrivare ad un utilizzo
ottimale della poca risorsa acqua disponibile».
fonte: OPEN

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