ANALISI E COMMENTI – Ecco qual è la nuova grande paura delle banche

Ecco qual è la nuova grande
paura delle banche


La grande paura delle banche sono i crediti semi deteriorati concessi alle
imprese durante il Covid (con garanzia statale).
Gli operatori del settore infatti stanno rivolgendo l’attenzione verso una nuova
forma di crediti semi-deteriorati.
È presente sul mercato uno stock significativo di crediti “da attenzionare” tra
Utp, Stage 2 e finanziamenti con garanzia dello Stato che è fonte di
«preoccupazione».
Pw, noto gruppo internazionale di revisione contabile, definisce questi crediti
come «going concern» e offre la sua ricetta per arginare il pericolo che si
trasformino in crediti deteriorati veri e propri.
Negli ultimi sette anni è stato fatto tantissimo per la gestione del credito
deteriorato e le banche sono molto più solide rispetto al passato. Ma ora,
sottolinea PwC Italia, è necessaria un’alleanza tra Governo, banche,
servicer e investitori, per garantire il giusto supporto alle famiglie e
imprese italiane.
Lo stock di crediti deteriorati sui libri delle banche ha toccato valori minimi
degli ultimi 15 anni. La congiuntura economica è, tuttavia, nuovamente
cambiata nei primi mesi del 2022 e sono emersi primi segnali di attenzione,
come emerge dall’ultimo report PwC “Brand New Day?” sulle NonPerforming
Exposure (Npe). Nel dettaglio, come ha evidenziato MF, lo stock di crediti
deteriorati sui libri delle banche ha raggiunto 68 miliardi di euro a giugno 2022.
Bisogna risalire a prima del 2008 per ritrovare valori simili. A giugno 2022 si è
registrato, per la prima volta da anni, un incremento dei tassi di default per i
crediti concessi alle imprese.
Le banche sono molto più solide rispetto al passato: detengono solidi livelli di
capitale (CET1 ratio +3 punti percentuali tra il 2014 e il 2021) che potrebbero
aiutarle a gestire una potenziale recessione. Il tasso di copertura degli Npe è
aumentato in modo significativo (+ 7 punti percentuali tra il 2015 e il 2021)
mostrando la capacità di assorbire perdite future. Il sistema italiano mostra un
più alto profilo di rischio rispetto ai peer europei, che hanno comunque
esposizioni rilevanti in valori assoluti. Le banche francesi e spagnole
registrano ora i maggiori valori di crediti deteriorati in Europa, pari
rispettivamente a 110 miliardi e 79 miliardi.
Negli ultimi 7 anni è stato fatto tantissimo per la gestione del credito
deteriorato in Italia. Si sono osservati circa 300 miliardi di transazioni sul
mercato primario nel periodo 2015-2022, di cui oltre 110 miliardi assistiti da
Gacs. Si è creata una vera e propria “industry” del debt servicing con oltre 300
miliardi di euro in gestione e 15.000 risorse impiegate. Negli ultimi 2 anni è
cresciuto in maniera importante l’ammontare dei crediti in Stage 2 che hanno
raggiunto oltre 250 miliardi a giugno 2022, pari al 14% del totale crediti (141
miliardi a fine 2019 pari al 9% del totale crediti).
Nell’ambito del temporary framework nel periodo Covid 2020-2021 sono
stati erogati prestiti con garanzia pubblica per oltre 250 miliardi di euro.
La maggior parte di questi finanziamenti terminerà il periodo di
preammortamento nel prossimo anno. Pier Paolo Masenza, Financial
Services Strategy & Value Creation Leader di PwC Italia, alla luce del dibattito
sui futuri impatti della pandemia sul mercato Npe, spiega: «Riteniamo che ora
il focus di banche e servicer dovrà essere sui crediti “going concern”. Vi è sul
mercato uno stock significativo di crediti “da attenzionare” tra Utp,
Stage 2 e finanziamenti con garanzia dello Stato».
Masenza ha aggiunto: «Ad oggi, non esiste un modello consolidato per la
gestione su larga scala di crediti in sub-performing/Utp e pertanto riteniamo
che i modelli operativi dovranno essere (ulteriormente) ripensati per gestire in
maniera efficace questi crediti “vivi”. Saranno fondamentali l’utilizzo dei dati,
l’automazione del processo decisionale e l’utilizzo di nuove tecnologie come
Intelligenza Artificiale e Machine Learning».
«Gli attori dovranno sviluppare nuove competenze, quali la capacità di attrarre
nuovi finanziamenti, la gestione proattiva delle garanzie pubbliche, la
valorizzazione delle attività immobiliari.)». In merito alle priorità per sostenere
l’economia reale, secondo PwC Italia la natura “going concern” di questi
crediti pone un problema rilevante e avrà un potenziale impatto sull’economia
reale. Solo un’alleanza tra tutti gli attori coinvolti (banche, servicer, investitori,
Governo) potrà garantire il giusto supporto alle famiglie e imprese italiane.

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