La popolazione italiana invecchia, ma la
silver economy offre nuove opportunità
La crescita degli anziani ha aperto una nuova frontiera, dice l’ultimo
Quaderno di Itinerari previdenziali. È necessario tener conto delle
esigenze degli over 65, ma anche valorizzare l’apporto che possono
dare alla società
di Andrea De Tommasi
Si è più volte insistito sul fatto che il rapido e irreversibile invecchiamento della
popolazione italiana minaccia di avere conseguenze economiche e sociali
estremamente serie. Gli aspetti principali di questa trasformazione si possono
riassumere in poche cifre. Gli ultra 65enni rappresentano il 23,81% della
popolazione italiana, pari a circa 14 milioni di persone (di cui oltre la metà
donne): una percentuale destinata a salire, secondo le proiezioni Istat, al 30%
nel 2035 e fino al 35% nel 2050, quando un italiano su tre avrà un’età
superiore ai 65 anni. Questo aumento del numero assoluto degli anziani, che
in misura diversa interessa tutti i Paesi sviluppati, è conseguenza diretta del
declino della mortalità e del contemporaneo rallentamento della natalità. Non
molto è stato finora detto, tuttavia, di abitudini, atteggiamenti e aspettative
degli over 65 del nostro Paese e di una visione che favorisca il mantenimento
degli anziani nella vita attiva e la massima partecipazione sociale di questa
fetta della popolazione. Per valutare al meglio sia il ruolo sempre più rilevante
che i Silver avranno in ambito economico sia l’implementazione di politiche
pubbliche che tengano conto delle loro specifiche necessità,
dall’invecchiamento attivo al rischio non autosufficienza, diventa utile allora
consultare l’ultimo Quaderno di approfondimento curato dal Centro studi e
ricerche Itinerari previdenziali guidato da Alberto Brambilla, realizzato con
il patrocinio di ASviS e FUTURAnetwork e presentato il 30 giugno alla
Camera dei deputati.
Qui occorre una premessa. Nel 2018 la Commissione europea ha definito la
Silver economy come il complesso di attività economiche rivolte
specificatamente alla popolazione con 50 anni o più, che cessano
parzialmente o totalmente l’attività lavorativa passando da uno stile di vita
attivo a uno ‘differentemente attivo’. Concetto attualizzato e ampliato da
Itinerari previdenziali, che ha distinto tra loro tre grandi raggruppamenti di età
(50-64, 65-74 e over 75) e indicato come “silver” quanti abbiano
raggiunto i 65 anni. Un peso, quello assunto da questa entità economica,
che “in Italia oscilla tra i 323,5 e i 500 miliardi di euro, una quota
corrispondente al 20 o 30% del Pil 2020”, rileva il Quaderno. Ma chi sono i
silver italiani? Dall’analisi prodotta da Format research per Itinerari
previdenziali e 50&Più, sistema associativo dedicato al mondo della terza età,
emerge una popolazione da un lato sempre più “sola” e, dall’altro,
caratterizzata da una condizione economica migliore e da una capacità di
spesa superiore a quella delle altre fasce d’età. In particolare, al primo
gennaio 2022 il maggior numero di ultra65enni viveva in coppia senza figli
(42,1%), i Silver soli rappresentavano il 30,5%, quelli in coppia conviventi con
i propri figli il 12,8%, mentre i nuclei monogenitore con figli il 6,7%: un trend,
quello dell’atomizzazione dei nuclei familiari, destinato ad acuirsi negli anni a
venire, tanto che entro il 2040 le famiglie unipersonali formate da over 75
aumenteranno di 1 milione e 200mila unità, e si tratta nella maggior parte di
casi di donne anziane, ha spiegato Gian Carlo Blangiardo, presidente
dell’Istat e componente del Comitato tecnico scientifico di Itinerari
previdenziali. Il che lascia peraltro supporre che una buona parte di risparmi e
investimenti dovrà essere destinata dagli anziani proprio alla pianificazione
della propria vecchiaia.
D’altro canto, gli over 65 si rivelano l’unica classe anagrafica il cui livello di
povertà è diminuito nell’ultimo decennio e l’unica che ha visto aumentare il
proprio reddito medio equivalente (circa 300 euro) nel periodo 2006-2016
(malgrado la crisi economica) e quella meno indebitata in assoluto. Questa
condizione, secondo Brambilla, si accorda con le preferenze di spesa: gli over
65 “sono più propensi non solo ad acquistare o usufruire di beni e
servizi riguardanti la cura della persona e della salute, ma anche in
ambito ricreativo (spese per viaggi, turismo, tempo libero, strutture ricettive o
di ristorazione)”. Domotica, nutraceutica (disciplina che studia i principi nutritivi
contenuti negli alimenti) e mobilità sostenibile i settori di riflesso individuati, in
chiave prospettica, come quelli passibili di maggior innovazione ed
espansione.
Ma è la multidimensionalità a rappresentare per Itinerari previdenziali la
principale prerogativa della silver economy. La spesa pubblica ne
rappresenta la “dorsale” con una spesa per prestazioni pensionistiche pari nel
2020 a 234,7 miliardi, una spesa sanitaria di circa 123,47 miliardi di euro e
una spesa pubblica per Ltc (Long term care, cure per persone non
autosufficienti) di circa 31,38 miliardi (di cui quasi i tre quarti erogati a soggetti
con più di 65 anni); la seconda è quella del mercato, destinato a raccogliere le
istanze che il welfare pubblico non riesce a soddisfare (33,38 miliardi la spesa
privata sostenuta per la sola non autosufficienza e quasi 40 miliardi la spesa
sanitaria pagata di tasca propria dai cittadini), passando poi per la “sfera
sociale”, intesa come l’insieme delle attività che i singoli o associati tra loro
possono mettere in campo per migliorare la qualità della vita dei silver e delle
loro comunità.
Non vanno sottovalutati naturalmente i molti problemi che l’invecchiamento
della popolazione porta con sé. Un tema è l’incremento della spesa totale
destinata alle pensioni. Più complessa però è la questione dell’assistenza
agli anziani soli e non autosufficienti. Il loro numero crescerà, ha avvertito
monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Commissione per la riforma
dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria per la popolazione anziana istituita a
Palazzo Chigi, e pensare di risolvere i loro problemi attraverso il ricovero nelle
Rsa farebbe saltare il bilancio dello Stato. Occorrono invece nuove forme di
partecipazione comunitaria, che non li sradichino dal luogo dove hanno
sempre vissuto. Ma l’accresciuta longevità per Paglia renderà anche
indispensabile “ridisegnare il filo delle generazioni. Il punto non è come
vincere la vecchiaia, ma come dare valore a questo tempo attraverso politiche
economiche, culturali e anche spirituali”.
Un altro tratto distintivo del Quaderno sta nell’attenzione prestata alla
valorizzazione del capitale umano degli anziani per affrontare il futuro.
Ne ha parlato durante il convegno Roberto Mazzotta, già parlamentare e
presidente di Cariplo e Bpm, che sta curando il progetto dei “collaboratori
civici”: “I sessantenni, gli attuali “giovani anziani” attivi possono essere una
risorsa da usare, gratuitamente, nella realizzazione di servizi utili alla
comunità”, scrive Mazzotta, in un articolo per il Quaderno firmato con Ezio
Chiodini e Carlo Buora, “basta coinvolgerli con progetti utili e intelligenti; farli
partecipare, concetto sempre sbandierato ma mai veramente perseguito,
tanto più che di persone di una “certa età”, con esperienza, cultura
professionale e tempo libero da offrire alla “comunità” in Italia ce ne sono
milioni”.
Nel momento in cui vengono delineate le opportunità legate al numero e al
peso degli anziani nella popolazione, la loro posizione all’interno delle
famiglie, le forme di assistenza, si aprono sfide tra le più ambiziose per la
politica e la società. Ma, ha chiosato Brambilla, “è il momento di trovare
soluzioni di buona vita anche in una società ‘più vecchia’, che crescerà di
meno, sarà meno stressata e meno consumistica, ma probabilmente anche
più umana”.
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