ANALISI E COMMENTI – “Vi spiego come si può ridurre il cuneo fiscale”……..

Vi spiego come si può ridurre il cuneo
fiscale


Intervento di Carlo M. Ferro, docente Luiss
Ingeneroso giudicare gli orientamenti di politica economica di un nuovo
governo sulla base di una Legge di Bilancio cui il calendario elettorale non ha
dato tempo e l’emergenza energia ha lasciato scarse risorse. I 21 miliardi
finanziati in deficit per l’intervento sul costo dell’energia per famiglie e imprese
hanno limitato lo spazio d’azione.
Il dibattito sulle accise carburanti indica il rischio che continuino a prevalere
istanze di breve termine rispetto alla necessità strutturale di rafforzare la
competitività del sistema-Paese.
L’urgenza sociale delle prime non è in discussione. Ma la priorità strategica
della seconda cresce a misura del protrarsi di fattori geopolitici avversi e
dell’aggravarsi della forbice crescita-inflazione.
I molti punti di forza del sistema produttivo hanno consentito all’Italia, nella
ripresa post pandemia, di performare meglio di altre economie comparabili: la
crescita delle esportazioni dal 2019 al 2021 (+8,2%) è la quarta tra le prime
dieci economie mondiali, meglio di Germania, Giappone, Usa, Francia e
Regno Unito.
In prospettiva intervenire sul differenziale di oneri sul costo del lavoro può
essere un’opportunità per mitigare gli effetti dell’inflazione importata sul costo
di materie prime ed energia.
A questo proposito una riduzione del cuneo fiscale è evocata da molti,
considerato che l’incidenza degli oneri fiscali e contributivi sulle retribuzioni in
Italia (46,5%) è 12 punti sopra la media Ocse.
Se l’aggiustamento in corso di 2-3 punti per le fasce di reddito più basse ha
un’indubbia valenza sociale e un iniziale impatto sui consumi, un intervento
più diffuso accelererebbe l’effetto di spinta sulla domanda interna e
favorirebbe un recupero di competitività di costo per le imprese.
Quando ci saranno risorse di bilancio disponibili, si porranno le scelte di
priorità tra questa misura rispetto e altre istanze fiscali e il tema del giusto
equilibrio nella destinazione dell’intervento tra salario netto e costo del lavoro.
Ritengo che la risposta possa passare per un parametro di produttività
aziendale. Penso a una riduzione del cuneo uguale per tutti i lavoratori sotto
una data soglia retributiva e alla sua distribuzione in due tranche.
La prima (di peso decrescente al crescere della retribuzione) a esclusivo
vantaggio del lavoratore. La seconda da distribuirsi tra lavoratore e azienda.
Tanto più ad aumentare i salari netti in presenza di incrementi di produttività.
Tanto più a ridurre il costo del lavoro per l’azienda nel caso opposto.
In dieci anni la produttività oraria del lavoro in Italia è cresciuta del 3%
(Assolombarda), che equivale alla crescita media costo del lavoro in circa 18
mesi.
La riforma proposta porterebbe un vantaggio su tutte e tre le variabili – più
salari e più produttività, quindi minor Clup (costo del lavoro per unità di
prodotto) – e una doppia spinta sul pil: crescita dei consumi interni e
miglioramento della competitività di costo del Made in Italy all’export.

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