ANALISI ED OPINIONI – La guerra come un terremoto che ha spaccato il mondo. Ecco l’analisi del Fondo Monetario Internazionale……

La guerra come un terremoto
che ha spaccato il mondo. Ecco l’analisi del
Fondo Monetario Internazionale

La guerra frena l’economia mondiale andando a “peggiorarne
significativamente” le prospettive. L’invasione dell’Ucraina si va infatti a
sommare a una pandemia ancora in corso e a un’inflazione in aumento,
dando vita a un mix che costringe il Fondo Monetario Internazionale a un
taglio deciso delle sue stime di crescita. Il pil mondiale è atteso quest’anno
salire solo del 3,6%, quasi un punto percentuale in meno rispetto alle
previsioni di gennaio.
Tutti i danni
Ad eccezione di Ucraina e Russia, che sperimenteranno contrazioni
rispettivamente del 35% e dell’8,5% quest’anno, è Eurolandia a pagare il
prezzo più salato della guerra, con una crescita che si ferma al 2,8% nel 2022,
ovvero 1,1 punti percentuali in meno su gennaio, e al 2,3% nel 2023 (-0,2). A
pesare sul rallentamento dell’area euro sono soprattutto Italia e Germania, i
due paesi più dipendenti dall’energia russa. Per il Belpaese il Fondo rivede al
ribasso le stime per il 2022 e il 2023, con il pil atteso crescere quest’anno del
2,3%, -1,5 punti percentuali in meno rispetto alle previsioni di gennaio e 0,8
punti in meno rispetto al 3,1% indicato dal governo italiano nel Def. Poi il
prossimo anno la crescita si ridurrà ancora all”1,7% (-0,5 punti sulle stime
precedenti, 0,7 su quelle del governo italiano).
L’Italia frena
Un rallentamento che continuerà, con una crescita che pian piano scende e si
attesta alla fine ad un +0,5% nel 2027. Nonostante la frenata il tasso di
disoccupazione italiano è previsto scendere dal 9,5% del 2021 al 9,3% del
2022, una cifra con la quale il paese resta comunque sopra la media europea.
In calo anche il deficit, previsto quest’anno al 6% dopo aver toccato il 7,2% nel

  1. Il debito pubblico è invece atteso al 150,6% del pil nel 2022 e al 148,7%
    nel 2023. L’Italia comunque non è la sola a frenare. Lo fanno tutte le altre
    grandi economie europee, inclusa la Gran Bretagna, e lo fanno anche Stati
    Uniti e Cina, dove la crescita è stata rivista al ribasso a causa del Covid e dei
    lockdown imposti. Negli States il rallentamento è in parte dovuto alla mancata
    approvazione di parte dell’agenda economica di Joe Biden e alla galoppata
    dell’inflazione, che ha spinto la Fed ad aprire un aggressivo ciclo di rialzi del
    tassi. Strette che, secondo il Fondo, sono “necessarie” e più “urgenti” a causa
    della guerra.
    I danni dell’inflazione
    Il conflitto ha accelerato la corsa dei prezzi e ormai, ammettono gli esperti di
    Washington, l’inflazione è un “pericolo chiaro” che complica l’azione delle
    banche centrali impegnate e cercare il delicato equilibrio fra contenimento dei
    prezzi e crescita. “L’inflazione resterà elevata più a lungo delle attese”,
    osserva il FMI senza nascondere la propria preoccupazione per la corsa dei
    prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari. Una galoppata quest’ultima che
    rischia – avverte il segretario al Tesoro americano Janet Yellen – di far
    scivolare 10 milioni di persone in povertà. L’emergenza alimentare così come
    le altre ricadute economiche della guerra saranno uno dei temi al centro del
    G20 dei ministri finanziari e dei governatori delle banche centrali, previsto
    nelle prossime ore a Washington. Yellen boicotterà alcuni incontri del G20
    dove è presente la Russia, evitando però il rischio che Mosca detti e
    condizioni i lavori.
    Come un terremoto
    Dal G20 è atteso un messaggio chiaro alla Russia, ovvero che è la sola
    responsabile delle ricadute economiche della guerra. Gli effetti economici
    dell’invasione sono, secondo il capo economista del FMI Pierre-Olivier
    Gourinchas, come “onde sismiche emanate dall’epicentro di un terremoto”.
    Onde che rischiano di causare una “frammentazione dell’economia” in blocchi
    geopolitici. Questo, avverte il Fondo, sarebbe uno “spostamento tettonico” che
    rappresenterebbe la maggiore sfida alle regole che governano le relazioni
    internazionali ed economiche da 75 anni.
    Un’ipotesi questa che agita il direttore del Fondo convinto che una
    frammentazione impoverirebbe tutti. Quindi ricorre alle parole di uno dei
    fondatori di Bretton Woods per chiarire il suo concetto: “La prosperità e la
    pace sono indivisibili”.

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