APPALTI PUBBLICI – Ecco perché l’inclusione della blokchain è un passaggio decisivo del Codice Appalti

Ecco perché l’inclusione della blokchain è un
passaggio decisivo del Codice Appalti


La versione attuale del nuovo Codice per i contratti pubblici è al centro di
un dibattito acceso, che ha ad oggetto principalmente l’appalto integrato e la
sicurezza delle procedure, a garanzia della legalità del processo e della
prevenzione delle frodi.
A questo riguardo c’è un profilo di novità del Codice che andrebbe valorizzato.
Mi riferisco all’ampliamento degli strumenti a disposizione delle stazioni
appaltanti.
Il Codice infatti (articolo 30), inserisce tra le piattaforme digitali utilizzabili dalla
pubblica amministrazione anche le tecnologie a registro distribuito (Dlt), tra cui
le blockchain.
Si tratta di tecnologie oggi disponibili sul mercato che offrono garanzie di
certificazione e immutabilità dei dati inseriti.
Ve ne sono di private e di pubbliche (nell’accezione anglosassone di public:
non controllate da nessuno).
Queste ultime in particolare presentano caratteristiche ideali per garantire
certezza delle procedure: economicità dell’utilizzo, grazie al fatto che ciascuna
operazione costa una frazione di centesimo di euro; basso consumo
energetico, considerato che consumano come poche abitazioni; scalabilità, in
quanto consentono migliaia di operazioni al secondo; velocità, dato che i
blocchi si succedono nell’arco di pochi secondi; flessibilità, integrando le
tecnologie oggi utilizzate dalla Pa e grazie al fatto che molte blockchain sono
interoperabili tra loro; decentralizzazione, visto che nessuno può intervenire a
‘modificare i dati registrati’; integrità dei dati, perché la catena di blocchi è
unica e non può essere interrotta ne’ deviata.
Il loro utilizzo rafforza anche la cybersecurity del procedimento: permette
infatti che i dati necessari restino protetti (crittografati) ma verificabili, e
dunque non siano visibili o modificabili da un attaccante che non disponga
delle necessarie chiavi crittografiche.
A questi vantaggi se ne aggiunge un ulteriore.
Anac ha messo a disposizione nella sua banca dati il fascicolo virtuale
dell’operatore economico, obbligatorio dal novembre 2022 per le imprese che
partecipano alle gare, e che rende finalmente concreto il principio già
esistente in astratto nel nostro ordinamento, secondo cui la pubblica
amministrazione non può chiedere la consegna di un documento di cui già
dispone.
La banca dati dell’Anac è collegata alle banche dati digitali della PA esistenti e
questo riduce e drasticamente il numero dei documenti richiesti a un’impresa,
già certificata, che intenda partecipare a una gara d’appalto.
Se a questa già significativa semplificazione si aggiunge l’utilizzo di
blockchain per inserire gli ulteriori documenti che devono essere presentati,
l’intero procedimento diventa digitale, certificato e disponibile in tempo reale.
La blockchain consente infatti di certificare anche i documenti che non sono
presenti in banche dati pubbliche.
Un esempio concreto: il nuovo Codice prevede (articolo 106) la possibilità di
emettere la fideiussione mediante tecnologie a registro distribuito, a garanzia
della certezza del processo e della successiva gestione del ciclo di vita.
Chiedendone l’emissione direttamente sulla Dlt, l’impresa può quindi fornire
una certificazione di origine della fideiussione e rendere certo uno dei pochi
elementi che non sono ancora riscontrabili da Anac in una delle banche dati
della pubblica amministrazione.
In questo modo sia le informazioni già disponibili alla pubblica
amministrazione sia quelle ulteriori ma necessarie, come le fideiussioni, fanno
parte in modo automatico dell’appalto digitale.
Il mercato è incentivato a utilizzare la Dlt grazie a uno sconto sull’importo della
fideiussione previsto dalla norma, mentre è ragionevole che la pubblica
amministrazione propenda per la Dlt in quanto strumento che massimizza la
tutela della stazione appaltante da frodi (e previene possibili rilievi della Corte
dei Conti).
Un utilizzo massivo della Dlt nei contratti pubblici potrà consentire quindi di
ridurre in modo significativo i rischi di frodi relative alla procedura e alla
documentazione prodotta dalle imprese, accelerando altresì le procedure e
riducendo il contenzioso, perlomeno quello che si fonda sulla violazione delle
procedure e sulla non autenticità dei documenti.


fonte: THINK TANK – OSSERVATORIO ECONOMICO E SOCIALE

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