Campioni dell’export 2022: ecco le Pmi
italiane che esportano di più
Nonostante la pandemia il made in Italy ha conquistato quote di mercato
all’estero. Ascot di Gela in testa a «Campioni dell’export»
di Laura La Posta
Non solo Ferrari, Lamborghini, Armani, Dolce & Gabbana, Versace, Gucci,
Luxottica, Barilla, Ferrero, B&B Italia, Pirelli, Leonardo, Fincantieri. Come
ripete in ogni rapporto annuale l’Ice (Agenzia per la promozione all’estero e
l’internazionalizzazione delle imprese italiane), presieduta da Carlo Ferro,
l’80% delle aziende esportatrici sono di piccole e medie dimensioni. Sono
poche: solo 136 mila imprese vendono all’estero, eppure l’export da loro
generato pesa per oltre il 30% sul Pil.
Non solo: secondo la Sace (la società pubblica dell’export credit italiano) le
Pmi attive oltrefrontiera guadagnano quote di mercato e la ripresa post Covid
è legata alle esportazioni, oltre che a un saggio impiego dei fondi del Piano
nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Peraltro, il Pnrr sostiene le Pmi
esportatrici in transizione digitale ed ecologica, mediante il rifinanziamento per
ben 1,2 miliardi del Fondo 394/81 gestito dalla Simest.
Anche la vicepresidente di Confindustria per l’internazionalizzazione, Barbara
Beltrame Giacomello, ha fatto presente nel paper finale della task force Trade
& Investment del B20 che «commercio e investimenti sono i principali driver
dello sviluppo sostenibile perciò sono parte integrante della ripresa, che deve
per forza basarsi sul rilancio degli scambi e degli investimenti globali».
Eppure, le Pmi esportatrici italiane sembrano nascoste sotto il mantello
dell’invisibilità di Harry Potter. Per dare qualche volto a una piccola
rappresentanza di questa moltitudine silenziosa, Il Sole 24 Ore e la società di
analisi Statistica hanno lanciato la prima lista di “Campioni dell’export”,
riservata alle imprese manifatturiere disponibili a raccontare la loro storia e a
candidarsi al ranking. Il team di ricerca di Statista, basato in Germania, ha
invitato novemila aziende a partecipare, dopo una prima analisi dei loro dati
attinti dai maggiori database. Il bando è stato pubblicato online. Solo chi ha
fornito i dati del bilancio 2020 (anno di riferimento per questa edizione) è stato
sottoposto ad analisi e posizionato nel ranking, in base alla quota di export sul
fatturato. Le prime 200 sono entrate nella lista, con quote export record: tra il
99% e il 31%. Il tutto nell’annus horribilis del Covid e dell’export (-9,7% nel
2020).
A salire sul podio di questa prima edizione tutta in salita sono imprese con
una produzione dedicata quasi interamente al mercato estero, che hanno
resistito alla crisi Covid con resilienza e antifragilità uniche, vincendo fuori
casa.
Al primo posto c’è la Pmi siciliana Ascot International. L’azienda di Gela
produce generatori e sistemi energetici e vanta grandi clienti (come Vodafone
e Verizon): porta il made in Italy nei più grandi progetti di infrastrutture, in
particolare di telecomunicazioni, con soluzioni innovative. Seguono i prodotti
di Iacobucci HF Aerospace per l’aeronautica, a partire dalle comode poltrone
progettate con Pininfarina e vendute a Boeing, Airbus e ai maggiori
manufacturer di jet privati. Chiude la Top 3 Emilia Foods, che esporta in tutto il
mondo i prodotti della cucina italiana destinati al canale retail internazionale.
Ma tutte le imprese della lista vantano storie d’eccellenza. La lombarda
Pagani produce i tortellini per Trader Joe’s, la più amata catena Gdo
americana. Rustichella d’Abruzzo è considerata leader di mercato nella
categoria “high-premium pasta”, esportando in più di 75 Paesi. I sistemi di
illuminazione di Catellani & Smith sono pluri-premiati a livello internazionale.
Cubotex ha brevettato in diversi Paesi i suoi apparecchi di tintura industriale
per filati, calze e collant.
Tra le società più grandi, fino a 500 milioni di fatturato (solo il 16,5% della
classifica), spiccano Lu-Ve, Aetna group (celebre per i brand Robopac e
Ocme), Evoca group, Arvedi, Pedrollo, Procos, Eural Gnutti, Texa, Finchimica,
Italcer (conosciuta per il brand Ceramica Rondine), Manteco, Absolute yachts,
Cimolai Technology. Quanto ai settori di attività, dominano la meccanica (31%
di imprese del campione), i prodotti industriali e gli alimentari.
«Siamo riusciti a mettere sotto i riflettori realtà imprenditoriali poco visibili, che
sfatano il luogo comune internazionale che associa l’Italia solo alla moda, alle
auto e al food – commenta Marco Paciocco, Senior data analyst di Statista e
team leader della ricerca -. Il Belpaese vanta eccezionali aziende di prodotti
industriali, della meccanica, dell’hi-tech, che offrono soluzioni ingegneristiche
avanzate e su misura, unendo l’esperienza della tradizione alla vocazione
all’innovazione. Un mix molto apprezzato nei grandi mercati internazionali».
fonte: IL SOLE 24 ORE