Le lauree che fanno guadagnare di
più: la classifica
AlmaLaurea ha analizzato la situazione economica e lavorativa dei
laureati oggi, individuando i titoli di studio che, una volta conseguiti,
fanno guadagnare di più
I laureati hanno più possibilità, ad oggi, di trovare lavoro: lo stabilisce un
report di AlmaLaurea, che ha stilato anche la classifica dei titoli di studio che,
una volta conseguiti, fanno guadagnare di più. L’indagine sulla condizione
occupazionale fotografa un tendenziale miglioramento del tasso di
occupazione a un anno dalla conclusione del percorso di studi universitario,
segnando +2,9 punti percentuali rispetto al 2019 per i laureati di secondo
livello e +0,4 punti per i laureati di primo livello.
Positivo anche il trend delle retribuzioni, che risultano – come appena
accennato – maggiori: rispetto all’indagine del 2019 si è registrato un aumento
del +9,1% per i laureati di primo livello e del +7,7% per quelli di secondo
livello. La retribuzione mensile netta a cinque anni dal conseguimento della
laurea è pari a 1.554 euro per i laureati di primo livello e 1.635 euro per i
laureati di secondo livello, con un incremento rispetto al 2019 rispettivamente
di +8,3% e +7,3%. C’è però chi, una volta iniziato il percorso come
professionista, guadagna tendenzialmente di più di altri, proprio di
conseguenza al tipo di formazione conclusa.
Laurearsi, in Italia, conviene ancora
Probabilmente, se ci sono pochi laureati in Italia (abbiamo un numero totale
tra i più bassi in Europa) le cause sono da ricercarsi nella scarsa fiducia nelle
Istituzioni e nel diffuso fenomeno di precariato che non esclude di certo
professionisti e giovani specializzati. Tuttavia, secondo il rapporto AlmaLaurea
2022 sulla condizione sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati
in Italia, i numeri sembrano suggerire tutt’altro, ovvero che – ad oggi –
laurearsi conviene ancora, specie se si vuole trovare lavoro.
Il Rapporto sul Profilo dei Laureati si basa su una rilevazione che coinvolge
circa 300 mila laureati nel 2021 di 77 Atenei e restituisce un’approfondita
fotografia delle loro principali caratteristiche e della loro condizione
occupazionale. A questo ha poi fatto seguito il Rapporto sulla Condizione
occupazionale dei Laureati, un’indagine che ha riguardato 660 mila laureati di
76 Atenei e analizza i risultati raggiunti nei mercati del lavoro dai laureati nel
2020, 2018 e 2016, contattati rispettivamente a 1, 3 e 5 anni dal
conseguimento del titolo.
E i dati, spiegano gli esperti, parlano chiaro: “All’aumentare del livello del titolo
di studio posseduto diminuisce il rischio di restare intrappolati nell’area della
disoccupazione“. Infatti, “i laureati godono di vantaggi occupazionali importanti
rispetto ai diplomati di scuola secondaria di secondo grado durante l’arco della
vita lavorativa”, perché “secondo la più recente documentazione Istat, nel
2021 il tasso di occupazione della fascia d’età 20-64 è pari al 79,2% tra i
laureati, rispetto al 65,2% di chi è in possesso di un diploma. Inoltre, la
documentazione più recente OECD a disposizione evidenzia che, nel 2017,
un laureato guadagnava il 37,0% in più rispetto ad un diplomato di scuola
secondaria di secondo grado”.
Il tasso di occupazione aumenta ancora se si tiene conto di uno specifico arco
di tempo. Dal report AlmaLaurea 2022 è emerso infatti che nell’89,6% dei casi
i laureati di primo livello trovano lavoro entro cinque anni dalla fine degli studi
(percentuale che si attesta a 88,5% per i laureati di secondo livello nello
stesso periodo).
Aumentano anche le retribuzioni: le lauree che fanno guadagnare di più
Oltre alle possibilità di trovare un impiego, aumentano anche le retribuzioni dei
laureati. In particolare, rispetto alla analoga rilevazione del 2019 si registra un
aumento delle retribuzioni pari a +8,3% per i laureati di primo livello e a +7,3%
per quelli di secondo livello.
Tra i laureati magistrali biennali sono soprattutto i laureati di ingegneria
industriale e dell’informazione e di informatica e tecnologie ICT che possono
contare sulle retribuzioni più alte: rispettivamente 1.893 e 1.851 euro mensili
netti. Non raggiungono invece i 1.400 euro mensili le retribuzioni dei laureati
dei gruppi educazione e formazione, psicologico e letterario-umanistico.
Fonte: AlmaLaurea _ AlmaLaurea, retribuzioni laureati
Tra i magistrali a ciclo unico le retribuzioni più elevate sono percepite dai
laureati del gruppo medico e farmaceutico (1.898 euro). Più contenute quelle
del gruppo di educazione e formazione, che si attestano a 1.404 euro mensili.
Fonte: AlmaLaurea _ Rapporto AlmaLaurea, retribuzioni laureati
Infine, oltre il 60% degli occupati, a un anno, considera il titolo di laurea “molto
efficace o efficace” per lo svolgimento del proprio lavoro.
Le lauree più richieste
Un approfondimento interessante, affrontato dall’analisi di AlmaLaurea,
riguarda anche le lauree più “spendibili”, ovvero quelle che ad oggi risultano
più richieste nel mondo del lavoro.
Da quello che è emerso, le migliori performance occupazionali, con un tasso
di occupazione del 90%, si registrano tra i laureati in:
● informatica e tecnologie ICT;
● ingegneria industriale e dell’informazione;
● architettura e ingegneria civile;
● gruppi economici in generale.
Sono invece al di sotto della media, in particolare, i tassi di occupazione dei
laureati dei gruppi educazione e formazione, arte e design nonché
letterario-umanistico (il tasso di occupazione è inferiore all’83,0%). C’è da dire
però che, al momento, nel settore digitale e tecnologico (uno dei pochi che
non conosce crisi, dove la domanda di forza lavoro è maggiore dell’offerta)
sempre più spazio si stanno facendo le figure che si sono formate in ambito
umanistico.
Infine, si evidenziano importanti differenze tra i gruppi disciplinari anche tra i
laureati magistrali a ciclo unico, intervistati a cinque anni. In particolare, i
laureati del gruppo medico e farmaceutico hanno le più elevate performance
occupazionali, tant’è che registrano un tasso di occupazione pari al 92,9%. Al
di sotto della media, invece, i laureati del gruppo giuridico, dove il tasso di
occupazione si ferma all’81,2%.
In generale, però, le percentuali sono comunque più incoraggianti rispetto a
chi ha preso solo il diploma (e a proposito, qui gli ultimi concorsi pubblici
banditi aperti ai diplomati), dove circa il 65,2% riesce a trovare lavoro dopo
aver concluso il percorso di scuola superiore secondaria. E non solo minori
solo le possibilità di impiegarsi, ma anche quelle di guadagnare di più.
Secondo la documentazione più recente resa nota dall’ente intergovernativo
OECD (Organisation for Economic Co-operation and Development) già nel
2017 un laureato guadagnava il 37,0% in più rispetto ad un diplomato di
scuola secondaria di secondo grado.
Per concludere, si legge nel rapporto AlmaLaurea (consultabile per intero qui):
“In generale il 90,5% dei laureati si dichiara complessivamente soddisfatto
dell’esperienza universitaria appena conclusa. Tale quota è tendenzialmente
in aumento negli ultimi anni: nel 2011 era pari all’87,1%. In particolare, si tratta
del 90,8% tra i laureati di primo livello, dell’88,1% tra i magistrali a ciclo unico
e del 90,9% tra i magistrali” biennali.
Università, ecco le lauree che resistono
alla crisi
Il Rapporto Almalaurea 2022 scatta una fotografia a luci ed ombre: : i
laureati promuovono l’università, il sistema non promuove i laureati
Migliora il tasso occupazionale a un anno dalla laurea segnando +2,9 punti
percentuali rispetto al 2019 per i laureati di secondo livello e +0,4 punti per i
laureati di primo livello. Anche le retribuzioni risultano in aumento: rispetto
all’indagine del 2019 si rileva +9,1% per i laureati di primo livello e +7,7% per
quelli di secondo livello. Per contro, il mercato del lavoro tratteggia un quadro
di instabilità per i neo-laureati con un aumento dei contratti a tempo
determinato, una sfiducia nelle istituzioni e, al contrario, un’ampia fiducia nella
tecnologia, nella rete di relazioni sociali e nella famiglia, fattori cruciali per il
miglioramento delle possibilità occupazionali e professionali dei laureati.
In generale la valutazione dell’università è positiva: l’88,8% dei laureati si
dichiara soddisfatto per il rapporto con i docenti e il 72,9% confermerebbe la
scelta compiuta sia di corso sia di ateneo. Permangono divari di genere,
territoriali e sociali, che suggeriscono l’importanza degli investimenti
nell’orientamento, nella stabilizzazione contrattuale e nelle retribuzioni, ancora
non in linea con i parametri europei. Questo, in sintesi, il quadro che emerge
dal XXIV Rapporto AlmaLaurea, sul Profilo e sulla Condizione Occupazionale
dei Laureati, presentato ieri nella sede dell’Università di Bologna.
Occupazione sì ma a termine
Nel 2021 il tasso di occupazione è pari, a un anno dal conseguimento del
titolo, al 74,5% tra i laureati di primo livello e al 74,6% tra i laureati di secondo
livello del 2020. Un tendenziale miglioramento del tasso di occupazione si
registra rispetto al 2019 segnando un +2,9% per i laureati di secondo livello;
per i laureati di primo livello l’incremento è più contenuto e pari a +0,4%. N
In questo quadro, sostanzialmente positivo sulle performance occupazionali
dei laureati, è opportuno rilevare che la forma contrattuale più diffusa nel
2021, a un anno dal conseguimento dal titolo, è il lavoro non standard,
prevalentemente alle dipendenze a tempo determinato, che riguarda circa il
40% degli occupati (41,4% laureati di primo livello e 38,5% laureati di secondo
livello). Rispetto alla rilevazione del 2019 l’incremento è pari a +2,6 punti
percentuali per i laureati di primo livello e +4,9 punti quelli di secondo livello.
Nel 2021, a cinque anni dal titolo, la forma contrattuale più diffusa è il
contratto alle dipendenze a tempo indeterminato, che coinvolge oltre il 50%
degli occupati (65,5% tra i laureati di primo livello e 55,8% tra quelli di
secondo livello). Per quanto riguarda il lavoro autonomo la quota si attesta al
9,4% tra i laureati di primo livello e al 19,8% tra i laureati di secondo livello, e il
contratto non standard (in particolare alle dipendenze a tempo determinato)
riguarda il 15,8% dei laureati di primo livello e il 17,4% di quelli di secondo
livello.
Retribuzioni in aumento
La retribuzione mensile netta a un anno dal titolo è nel 2021, in media, pari a
1.340 euro per i laureati di primo livello e a 1.407 euro per i laureati di
secondo livello. Rispetto all’indagine del 2019 si rileva un aumento: +9,1% per
i laureati di primo livello e +7,7% per quelli di secondo livello.
Anche a cinque anni dalla laurea il tasso di occupazione è in aumento. Nel
2021 è pari a 89,6% per i laureati di primo livello e a 88,5% per quelli di
secondo livello. Nel 2019 erano rispettivamente 88,7% e 86,8%.
La retribuzione mensile netta a cinque anni dal titolo è pari a 1.554 euro per i
laureati di primo livello e 1.635 euro per i laureati di secondo livello, con un
aumento rispetto al 2019 rispettivamente di +8,3% e +7,3%.
Quali sono i più richiesti
Tra i laureati magistrali biennali del 2016 intervistati a cinque anni dal
conseguimento del titolo il rapporto evidenzia rilevanti differenze tra i vari
gruppi disciplinari. I laureati dei gruppi in informatica e tecnologie ICT,
ingegneria industriale e dell’informazione, architettura e ingegneria civile e
quelli del gruppo economico mostrano le migliori performance occupazionali,
dal momento che il tasso di occupazione è ovunque superiore al 90,0%.
Sono invece al di sotto della media, in particolare, i tassi di occupazione dei
laureati dei gruppi educazione e formazione, arte e design nonché letterario
umanistico (il tasso di occupazione è inferiore all’83,0%).
Anche tra i laureati magistrali a ciclo unico, intervistati a cinque anni,
AlmaLaurea rileva importanti differenze tra i gruppi disciplinari: i laureati del
gruppo medico e farmaceutico hanno le più elevate performance
occupazionali, registrando un tasso di occupazione pari al 92,9%. Al di sotto
della media, invece, i laureati del gruppo giuridico, dove il tasso di
occupazione si ferma all’81,2%.
Se si guarda alle retribuzioni sono i laureati di ingegneria industriale e
dell’informazione e di informatica e tecnologie ICT che possono contare sulle
più elevate: rispettivamente 1.893 e 1.851 euro mensili netti. Non raggiungono
invece i 1.400 euro mensili le retribuzioni dei laureati dei gruppi educazione e
formazione, psicologico e letterario-umanistico.
I laureati promuovono l’università
La contrazione della fruizione delle strutture e dei servizi universitari
(postazioni informatiche -5,3 punti percentuali, le attrezzature per le attività
didattiche, quali laboratori e attività pratiche -4,5 punti percentuali, i servizi di
biblioteca -4,7 punti percentuali e gli spazi dedicati allo studio individuale -3,3
punti percentuali) rilevata nel 2021 rispetto al 2020, a causa dell’emergenza
pandemica, non ha intaccato il relativo gradimento, che risulta invece in
crescita negli ultimi anni. In generale il 90,5% dei laureati si dichiara
complessivamente soddisfatto dell’esperienza universitaria appena conclusa.
Nel 2011 era pari al 87,1%.
In particolare l’88,8% dei laureati è complessivamente soddisfatto del rapporto
con il corpo docente; l’80,9% dei laureati che ne hanno usufruito considerano
le aule adeguate; il 72,9% dei laureati sceglierebbe nuovamente lo stesso
corso e lo stesso ateneo (quota in crescita rispetto a quanto osservato nel
2011, 68,9%).
Mobilità per motivi di studio
Sono i laureati magistrali biennali quelli più inclini a spostarsi geograficamente
per motivi di studio, il 38,9% ha conseguito la laurea in una provincia diversa e
non limitrofa a quella di conseguimento del diploma di scuola secondaria di
secondo grado (contro il 25,4% dei laureati di primo livello e il 27,1% di quelli
a ciclo unico).
E le migrazioni sono quasi sempre dal Mezzogiorno al Centro–Nord. Il 28,0%
dei giovani del Mezzogiorno decide di conseguire la laurea in atenei del
Centro e del Nord (16,1% al Nord e 11,9% al Centro). Pertanto, per motivi di
studio, il Mezzogiorno perde, al netto dei pochissimi laureati del CentroNord
che scelgono un ateneo meridionale, oltre un quarto dei diplomati del proprio
territorio.
Occupazione, la classifica delle lauree
con cui si trova più lavoro
I corsi che hanno resistito meglio alla crisi globale secondo il rapporto
2022 di Almalaurea. Gli studenti si dicono soddisfatti, anche se
persistono profonde differenze regionali, di genere e di qualità
Arrivano notizie confortanti dal fronte dell’istruzione universitaria orientata alla
ricerca di un lavoro. Secondo l’ultimo rapporto (2022) di Almalaurea su profilo
e condizione occupazionale dei laureati, presentato a Bologna, i tassi di
occupazione non solo ritornano ai livelli pre-Covid, ma li superano perfino.
Si parla di un tasso di impiego in forte incremento e di una grande attrattività
internazionale. Nonché di una soddisfazione complessiva degli studenti che
viaggia a livelli decisamente elevati (qui abbiamo parlato delle migliori
università al mondo: ai primi posti anche un’italiana).
Quali sono le lauree con cui si trova lavoro
In cima alla lista delle migliori performance sul mercato del lavoro ci sono ben
poche sorprese: Informatica e Ingegneria industriale primeggiano assieme al
corso a ciclo unico di Medicina. Buone performance riguardano anche
Architettura e i laureati in Economia, tutti nettamente sopra il 90% di tasso di
occupazione a cinque anni dal conseguimento. Una situazione molto simile è
segnalata anche per i laureati in discipline scientifiche, come Chimica e Fisica.
Le facoltà più in difficoltà, oltre a quelle letterarie e umanistiche, appaiono
Psicologia e Giurisprudenza, a causa del numero massiccio (e crescente) di
laureati. Il rapporto Almalaurea segnala anche una statistica “curiosa”: a un
anno dal titolo, i figli dei laureati registrano una minor probabilità (-7,2%) di
essere impiegati rispetto al membro della famiglia che ha raggiunto per primo
il traguardo.
Dopo quanto tempo si trova lavoro
Il report di Almalaurea ha analizzato la situazione di 76 atenei per un totale di
oltre 660mila laureati, focalizzandosi sui risultati raggiunti nel mercato del
lavoro da chi ha conseguito un titolo universitario negli anni 2020, 2018 e