DIGITALE – ANALISI E COMMENTI – Servizi, sostenibilità, valorizzazione delle persone: i vantaggi del digitale che le aziende manifatturiere non sfruttano ancora appieno

Servizi, sostenibilità, valorizzazione delle
persone: i vant

Servizi, sostenibilità, valorizzazione delle
persone: i vantaggi del digitale che le
aziende manifatturiere non sfruttano
ancora appieno

di Michelle Crisantemi
Ottimizzare la gestione della supply chain, le operazioni di progettazione e
sviluppo dei prodotti, efficientare le operazioni, migliorare la relazione con i
clienti, la sostenibilità e resilienza di tutti i processi e trattenere i talenti: sono
tanti i vantaggi che le aziende manifatturiere possono trarre da un percorso
di trasformazione digitale.
Se sul lato delle operation si è giunti a una maggiore consapevolezza di questi
vantaggi e, anche grazie agli incentivi a sostegno degli investimenti delle
imprese, molte aziende hanno già iniziato (o completato) il percorso di
trasformazione digitale, su altri aspetti c’è ancora molta strada da fare in
termini di diffusione di consapevolezza.
Questo riguarda, in particolare, il “fattore umano”, riferito sia alla forza lavoro
che alla customer experience. Le tecnologie digitali possono infatti aiutare le
aziende a fidelizzare i clienti già esistenti – con l’offerta di servizi che
complimentano il prodotto – e acquisirne di nuovi.
L’importanza di una strategia di presenza digitale per le aziende
manifatturiere
“Anche nelle aziende manifatturiere la tecnologia può servire a creare nuove
modalità di customer engagement”, spiega Francesco Ferri, Managing Partner
di Gellify, piattaforma di innovazione che connette start-up B2B ad alto
contenuto tecnologico con aziende tradizionali, aiutandole nel percorso di
transizione digitale.
“Questo è un elemento che ancora tante aziende manifatturiere non
apprezzano appieno delle tecnologie digitali: trovare nuovi clienti e fidelizzare
quelli già esistenti. Se non ho una strategia di digital presence, anche se
sono un’azienda B2B, probabilmente i miei clienti troveranno i miei competitor
che hanno già una strategia di questo tipo. Lo stesso avviene per il lato di
customer care, se non ho un servizio efficace, i miei clienti saranno
insoddisfatti e non torneranno più”, aggiunge.
Oltre a semplificare le operazioni e le relazioni lungo tutta la catena di
fornitura, dunque, le tecnologie digitali rappresentano uno strumento che le
aziende manifatturiere possono sfruttare per espandere la propria customer
base.
Gellify aiuta le aziende a cogliere anche queste opportunità, attraverso un
percorso completo di digitalizzazione che ha inizio con un Phygital
Assessment strutturato che prende in esame strategia, organizzazione,
processi produttivi e utilizzo dei dati.
Un assessment che restituisce un piano di azione su come impostare la
roadmap di digitalizzazione che possa essere anche un piano economico –
finanziario sostenibile nel tempo. Vengono quindi anche determinati i KPI
che dovranno essere monitorati per valutare l’efficacia del percorso di
digitalizzazione, nonché il tempo stimato per il ROI e alcuni “quick win”, ossia
dei traguardi che possono essere raggiunti anche in soli sei mesi.
“Cruciale in questa fase è l’assessment del lato delle operation, perché è lì
che spesso si richiede il nostro intervento. Con la diffusione dell’Industrial
Internet of Things e i tanti investimenti fatti dalle aziende grazie anche agli
incentivi, molte aziende si trovano ora sommerse dai dati, senza sapere come
utilizzarli”, spiega Ferri.
Ed è questo che fa Gellify – anche grazie all’ecosistema innovativo di 60
start-up che compongono la piattaforma, solutions provider che l’azienda
propone ai clienti come add-on –, guidando i clienti in un percorso che li porta
ad aumentare la produttività, ridurre gli sprechi, avere una politica di consumo
energetico e quindi anche a sviluppare un piano di sostenibilità.
Buone persone per buoni processi: l’importanza del “fattore
umano”
Un percorso che non può prescindere anche da un lavoro sulla cultura
aziendale e la formazione del personale.
“L’azienda può avere una buona strategia di digitalizzazione, aver fatto i giusti
investimenti, ma senza il ‘fattore umano’ non si va da nessuna parte. Buone
persone possono far funzionare cattivi processi, ma buoni processi non fanno
funzionare cattive persone: questo è un mantra che guida un buon
consulente”, commenta Ferri.
Proprio per questo l’attenzione alla formazione del personale dell’azienda è,
insieme al processo di revisione dell’organizzazione interna, un filone nel
percorso di digital transformation importante quanto gli investimenti nelle
tecnologie.
Un lavoro che il team di Ferri porta avanti attraverso corsi di formazione, ma
soprattutto coinvolgendo la forza lavoro nel percorso di cambiamento, sia
attraverso delle guide che permettono di trasformare i dipendenti in agenti del
cambiamento – che aiuteranno poi i colleghi in questo percorso di
digitalizzazione – sia lavorando sul change management.
“Un tema mai importante come in questo momento – spiega Ferri – perché
occorre formare le persone su quelle skill che è necessario avere in un
contesto in cui la tecnologia ormai è predominante. Occorre coltivare nelle
persone quel desiderio di miglioramento continuo, che deve appartenere a
tutta la forza lavoro, non solo ai più giovani”.
Sostenibilità, serve una visione di insieme e una strategia
improntata alla misurazione
Un’attenzione al personale che le aziende devono sviluppare anche partendo
da quelle che sono le richieste della forza lavoro, come accade sul tema
della sostenibilità.
“Se guardiamo a cosa ci dicono i dati relativi alle PMI manifatturiero, la cosa
interessante è che la richiesta di sostenibilità spesso parte dal basso. Ci
sono tanti middle manager e dipendenti che chiedono proattivamente di fare
qualcosa su questo tema. Oggi se non sei sostenibile perdi anche attrattività
per i talenti, soprattutto per quanto riguarda la Gen Z”, spiega Ferri.
Spesso il lavoro di Gellify inizia proprio dalla ricerca di nuove forme di
engagement con la forza lavoro, valorizzando iniziative sulla sostenibilità che
i clienti hanno già intrapreso, ma di cui la forza lavoro stessa non è a
conoscenza.
Una situazione che ancora accade, spiega Ferri, perché molte aziende non
hanno ancora compreso il valore che la sostenibilità può portare a livello
trasversale in tutti i processi dell’azienda: dalla riduzione degli sprechi, quindi
dei costi, a un migliore engagement della forza lavoro, al miglioramento della
brand reputation, fino a un aumento della competitività dell’azienda.
“C’è ancora tanto da fare su governance, accountability e misurazione. Manca
una cultura della sostenibilità perché per molti anni è stata trattata come
un’operazione di marketing, invece di comprendere come incide a tutti i livelli
aziendali”.
“Anche grazie ai fondi del PNRR, le aziende stanno iniziando ora a fare un
percorso più strutturato, anche se c’è ancora molta distanza tra le PMI e le
grandi imprese, che già da tempo si sono approcciate alla sostenibilità, spinte
anche dalle pressioni di investitori e istituti di credito”, conclude.

aggi del digitale che le
aziende manifatturiere non sfruttano
ancora appieno
di Michelle Crisantemi

Ottimizzare la gestione della supply chain, le operazioni di progettazione e
sviluppo dei prodotti, efficientare le operazioni, migliorare la relazione con i
clienti, la sostenibilità e resilienza di tutti i processi e trattenere i talenti: sono
tanti i vantaggi che le aziende manifatturiere possono trarre da un percorso
di trasformazione digitale.
Se sul lato delle operation si è giunti a una maggiore consapevolezza di questi
vantaggi e, anche grazie agli incentivi a sostegno degli investimenti delle
imprese, molte aziende hanno già iniziato (o completato) il percorso di
trasformazione digitale, su altri aspetti c’è ancora molta strada da fare in
termini di diffusione di consapevolezza.
Questo riguarda, in particolare, il “fattore umano”, riferito sia alla forza lavoro
che alla customer experience. Le tecnologie digitali possono infatti aiutare le
aziende a fidelizzare i clienti già esistenti – con l’offerta di servizi che
complimentano il prodotto – e acquisirne di nuovi.
L’importanza di una strategia di presenza digitale per le aziende
manifatturiere
“Anche nelle aziende manifatturiere la tecnologia può servire a creare nuove
modalità di customer engagement”, spiega Francesco Ferri, Managing Partner
di Gellify, piattaforma di innovazione che connette start-up B2B ad alto
contenuto tecnologico con aziende tradizionali, aiutandole nel percorso di
transizione digitale.
“Questo è un elemento che ancora tante aziende manifatturiere non
apprezzano appieno delle tecnologie digitali: trovare nuovi clienti e fidelizzare
quelli già esistenti. Se non ho una strategia di digital presence, anche se
sono un’azienda B2B, probabilmente i miei clienti troveranno i miei competitor
che hanno già una strategia di questo tipo. Lo stesso avviene per il lato di
customer care, se non ho un servizio efficace, i miei clienti saranno
insoddisfatti e non torneranno più”, aggiunge.
Oltre a semplificare le operazioni e le relazioni lungo tutta la catena di
fornitura, dunque, le tecnologie digitali rappresentano uno strumento che le
aziende manifatturiere possono sfruttare per espandere la propria customer
base.
Gellify aiuta le aziende a cogliere anche queste opportunità, attraverso un
percorso completo di digitalizzazione che ha inizio con un Phygital
Assessment strutturato che prende in esame strategia, organizzazione,
processi produttivi e utilizzo dei dati.
Un assessment che restituisce un piano di azione su come impostare la
roadmap di digitalizzazione che possa essere anche un piano economico –
finanziario sostenibile nel tempo. Vengono quindi anche determinati i KPI
che dovranno essere monitorati per valutare l’efficacia del percorso di
digitalizzazione, nonché il tempo stimato per il ROI e alcuni “quick win”, ossia
dei traguardi che possono essere raggiunti anche in soli sei mesi.
“Cruciale in questa fase è l’assessment del lato delle operation, perché è lì
che spesso si richiede il nostro intervento. Con la diffusione dell’Industrial
Internet of Things e i tanti investimenti fatti dalle aziende grazie anche agli
incentivi, molte aziende si trovano ora sommerse dai dati, senza sapere come
utilizzarli”, spiega Ferri.
Ed è questo che fa Gellify – anche grazie all’ecosistema innovativo di 60
start-up che compongono la piattaforma, solutions provider che l’azienda
propone ai clienti come add-on –, guidando i clienti in un percorso che li porta
ad aumentare la produttività, ridurre gli sprechi, avere una politica di consumo
energetico e quindi anche a sviluppare un piano di sostenibilità.
Buone persone per buoni processi: l’importanza del “fattore
umano”
Un percorso che non può prescindere anche da un lavoro sulla cultura
aziendale e la formazione del personale.
“L’azienda può avere una buona strategia di digitalizzazione, aver fatto i giusti
investimenti, ma senza il ‘fattore umano’ non si va da nessuna parte. Buone
persone possono far funzionare cattivi processi, ma buoni processi non fanno
funzionare cattive persone: questo è un mantra che guida un buon
consulente”, commenta Ferri.
Proprio per questo l’attenzione alla formazione del personale dell’azienda è,
insieme al processo di revisione dell’organizzazione interna, un filone nel
percorso di digital transformation importante quanto gli investimenti nelle
tecnologie.
Un lavoro che il team di Ferri porta avanti attraverso corsi di formazione, ma
soprattutto coinvolgendo la forza lavoro nel percorso di cambiamento, sia
attraverso delle guide che permettono di trasformare i dipendenti in agenti del
cambiamento – che aiuteranno poi i colleghi in questo percorso di
digitalizzazione – sia lavorando sul change management.
“Un tema mai importante come in questo momento – spiega Ferri – perché
occorre formare le persone su quelle skill che è necessario avere in un
contesto in cui la tecnologia ormai è predominante. Occorre coltivare nelle
persone quel desiderio di miglioramento continuo, che deve appartenere a
tutta la forza lavoro, non solo ai più giovani”.
Sostenibilità, serve una visione di insieme e una strategia
improntata alla misurazione
Un’attenzione al personale che le aziende devono sviluppare anche partendo
da quelle che sono le richieste della forza lavoro, come accade sul tema
della sostenibilità.
“Se guardiamo a cosa ci dicono i dati relativi alle PMI manifatturiero, la cosa
interessante è che la richiesta di sostenibilità spesso parte dal basso. Ci
sono tanti middle manager e dipendenti che chiedono proattivamente di fare
qualcosa su questo tema. Oggi se non sei sostenibile perdi anche attrattività
per i talenti, soprattutto per quanto riguarda la Gen Z”, spiega Ferri.
Spesso il lavoro di Gellify inizia proprio dalla ricerca di nuove forme di
engagement con la forza lavoro, valorizzando iniziative sulla sostenibilità che
i clienti hanno già intrapreso, ma di cui la forza lavoro stessa non è a
conoscenza.
Una situazione che ancora accade, spiega Ferri, perché molte aziende non
hanno ancora compreso il valore che la sostenibilità può portare a livello
trasversale in tutti i processi dell’azienda: dalla riduzione degli sprechi, quindi
dei costi, a un migliore engagement della forza lavoro, al miglioramento della
brand reputation, fino a un aumento della competitività dell’azienda.
“C’è ancora tanto da fare su governance, accountability e misurazione. Manca
una cultura della sostenibilità perché per molti anni è stata trattata come
un’operazione di marketing, invece di comprendere come incide a tutti i livelli
aziendali”.
“Anche grazie ai fondi del PNRR, le aziende stanno iniziando ora a fare un
percorso più strutturato, anche se c’è ancora molta distanza tra le PMI e le
grandi imprese, che già da tempo si sono approcciate alla sostenibilità, spinte
anche dalle pressioni di investitori e istituti di credito”, conclude.

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