L’autunno difficile dell’Italia | Lo scenario
Non è un orizzonte sereno quello che si prospetta per la crescita italiana. Dal
petrolio allo spread, dall’andamento del commercio mondiale ai tassi di
cambio, ci sono varie incognite che gravano sulle prospettive dell’economia.
Con scenari che se si dovessero verificare si potrebbero tradurre in un impatto
negativo fino a 0,4 punti in meno sul Pil del prossimo anno. Elementi che
rendono ancora più impegnativa la sfida del governo alla prese con la
manovra. Su cui intanto sale il pressing dei partiti, ma anche dei sindacati.
Con la Cgil che torna ad evocare lo sciopero. Gli obiettivi di finanza pubblica
fissati dal governo nella Nota di aggiornamento al Def non sono privi di rischi.
“Lo scenario economico continua ad essere gravato da un’estrema
incertezza”, si legge nel documento. A preoccupare, in particolare, sono 4
ipotetiche situazioni che potrebbero complicare le previsioni, con un
potenziale effetto negativo sul Pil dei prossimi anni, considerato nello scenario
tendenziale. L’analisi di questi scenari di rischio è contenuta nella NADEF,
che già ridimensiona le previsioni di crescita rispetto al quadro formulato ad
aprile nel Def: in particolare +0,8% nel 2023 e +1,2% nel 2024 (da +1% e
+1,5%). A complicare la previsione potrebbero essere l’andamento più debole
del commercio mondiale, un maggiore apprezzamento dell’euro, un prezzo
più alto del petrolio e l’allargamento dello spread. In tutti e quattro questi casi
si avrebbe una riduzione del tasso di crescita del Pil rispetto allo scenario
tendenziale, che viene fissato al +1% per il prossimo anno, +1,3% nel 2025 e
+1,2% nel 2026. L’impatto negativo maggiore si avrebbe ipotizzando un
prezzo del greggio più alto del 20% rispetto a quanto previsto: comporterebbe
una diminuzione del tasso di crescita del Pil 2024 di 0,4 punti. Nello scenario
che contempla un maggiore apprezzamento dell’euro nei confronti delle altre
valute, si rischia un impatto di -0,3 punti sul Pil 2024. Minore, pari a -0,1 punti
Pil l’effetto negativo nelle ipotesi di un andamento più debole del commercio
mondiale e di uno spread più ampio del previsto. E’ su questo scenario che il
governo prepara una manovra che richiederà “scelte difficili”, come indicato
dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. La linea però è già chiara:
“taglio delle tasse e aiuti alle famiglie”, ripete il sottosegretario Federico Freni.
Ma la direzione non convince il leader della Cgil Maurizio Landini, che al
governo suggerisce di cercare i soldi nella lotta all’evasione, non strizzando
l’occhio a chi non paga le tasse, e avverte: se continua a non ascoltarci, sarà
sciopero, valuteremo nei prossimi giorni. Il leader della Cisl Luigi Sbarra
chiede di trovare le risorse per i contratti della Pa, ma anche di strutturare il
taglio del cuneo e indicizzare le pensioni. Il lavoro è concentrato sulle risorse
da aggiungere ai 15,7 miliardi in deficit ricavati con la NADEF. Forza Italia, nel
documento finale dell’evento di Paestum, si mostra responsabile: “sappiamo
che le risorse sono poche” e vanno concentrate sulle priorità, ma ribadisce
l’obiettivo di legislatura di portare le pensioni minime a 1000 euro.