Cantieri, nuovi rincari del 35%. Dall’energia
altro colpo al Pnrr
di Giorgio Santilli
La seconda ondata rende superato l’aggiornamento dei prezzari già fatto
nel 2022. Bollette decuplicate ma l’effetto più grave è sulla produzione di
acciaio, calcestruzzo, Pvc e bitume
Arriva un nuovo durissimo colpo per il Pnrr e più in generale per i cantieri di
opere pubbliche. Una nuova onda di rincari che stavolta rischia davvero di far
tracollare il Recovery Plan. Ance ha quantificato il «maggior costo stimabile»
dei rincari energetici in corso «in circa il 35% rispetto a quanto previsto, solo
pochi mesi fa, sulla base dei prezzari più aggiornati».
Dopo l’ondata di aumenti dei materiali per l’edilizia che aveva provocato la
tempestiva risposta del governo – con lo stanziamento di 10 miliardi per far
fronte alle compensazioni – e delle stazioni appaltanti – con l’aggiornamento
dei prezzari e dei quadri delle opere – ora arriva sui cantieri in corso e sui
progetti pronti per le gare il nuovo tsunami dalla crisi energetica.
Una seconda crisi più insidiosa della precedente
L’Associazione nazionale dei costruttori è la prima a quantificare la stima di
questo impatto. La crisi di governo, la necessità di riaggiornare nuovamente i
prezzari e i quadri economici delle opere, la difficoltà a definire un punto di
arrivo degli aumenti energetici rendono questa seconda crisi dei costi ben più
insidiosa di quella precedente. Anche perché si innesta su un quadro che ha
visto avviate le soluzioni ma non ancora risolti i problemi della prima crisi.
Le compensazioni si trasferiscono con difficoltà alle imprese
Le compensazioni decise stanno incontrando non poche difficoltà a tradursi in
trasferimenti alle imprese: per i cantieri degli enti locali in corso le richieste di
compensazioni andavano mandate entro il 31 agosto, ma non si ha nessuna
notizia sul fatto che sia stato fatto massicciamente. Il Dpcm che definisce la
procedura per compensare i costi delle nuove opere non è stato ancora
pubblicato in Gazzetta ufficiale: la presentazione delle istanze, che nelle prime
bozze doveva essere fatta entro il 31 agosto, ora slitta al 5-6 ottobre (se la
pubblicazione sarà fra venerdì 2 settembre e sabato 3).
Stato di incertezza
Il tutto contribuisce a creare uno stato di difficoltà e incertezza che si sta
pesantemente riflettendo sulle imprese che già cumulano – nella gestione dei
cantieri – i vecchi aumenti con i rincari energetici. A differenza della prima
ondata, per altro, oggi l’impatto non è tanto sui cantieri da avviare ma sui
cantieri in corso (con un fronte gestionale complesso, dalle possibile
sospensione lavori alla decisioni dei Rup alle possibili penalità).
La stima dei costruttori
Ma vediamo come il servizio studi dell’Ance arriva alla stima del 35% di
maggiorazione dei costi per effetto dei rincari energetici. La stima tiene conto
di due impatti: quello diretto dei maggiori costi energetici sui cantieri e quello
dei maggiori costi energetici sulla produzione dei materiali con conseguente
maggior costo dei materiali impiegati.
Sul primo versante – l’incidenza diretta del costo dell’energia sulle lavorazioni
edili – l’Ance rileva che «negli ultimi mesi la componente energetica della
bolletta risulta aumentata, rispetto alla media 2020, di oltre dieci volte
(+1.230%)». L’associazione osserva anche che l’incidenza del costo
energetico oscilla molto da lavorazione a lavorazione, con minimi dell’1% e
massimi del 10% e una media stimata intorno al 3%.
Ma l’impatto più forte arriva dalle conseguenze che gli incrementi energetici
stanno avendo sul prezzo dei prodotti impiegati. Le rilevazioni
Ance-Prometeia evidenziano che «negli ultimi sette mesi, l’acciaio impiegato
nel calcestruzzo è aumentato del 55%, il PVC del 43% e il bitume del 49 per
cento». Ma il quadro che l’associazione paventa – ricordando quanto successo
con il rincaro dei materiali – è un nuovo «shock dal lato dell’offerta»
determinato «dall’interruzione delle filiere produttive», come già accaduto al
termine del 2020. In questo caso il problema non sarebbe più solo di rincari
ma diventerebbe di difficile reperibilità dei materiali sul mercato.
«L’insieme dei due effetti, quello della componente energetica diretta e quello
dei prodotti utilizzati, determina – conclude il rapporto Ance – un maggior costo
stimabile in circa il 35% rispetto a previsto, solo pochi mesi fa, sulla base dei
prezzari più aggiornati. Rispetto a tali ulteriori aumenti, gli appaltatori si
trovano in gravi difficoltà finanziarie».
fonte: IL SOLE 24 ORE