Il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo sulla proposta di Direttiva recante norme comuni che promuovono la riparazione dei beni. Nel testo, frutto delle negoziazioni interistituzionali dei giorni scorsi, torna il principio, sollecitato da Confartigianato, che “i produttori dovranno rendere disponibili pezzi di ricambio e strumenti a un prezzo ragionevole”.
Un risultato importante per consentire ai riparatori indipendenti di poter operare senza barriere d’accesso e alle medesime condizioni dei riparatori autorizzati, come il Presidente di Confartigianato Marco Granelli aveva segnalato in una lettera inviata nei giorni scorsi al Ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso. Granelli chiedeva di eliminare le disparità di trattamento che oggi ostacolano migliaia di artigiani e piccole imprese (dagli impiantisti ai sarti, dagli autoriparatori ai manutentori di ascensori fino ai riparatori di elettrodomestici e agli orologiai) nella loro attività, preservando l’obiettivo della Direttiva di promuovere la cultura della riparazione e del riuso, valorizzando le competenze dei riparatori indipendenti nel fornire servizi di qualità, accessibili ed economici. Tutto questo in nome dei diritti dei consumatori a riparazioni a costi sostenibili anche dopo la scadenza della garanzia dei prodotti, della libertà d’impresa dei riparatori indipendenti, del raggiungimento degli obiettivi di economia circolare che ispirano la Direttiva stessa.
E le sollecitazioni di Confartigianato trovano risposta nel nuovo testo della Direttiva che punta ad un maggiore ‘diritto alla riparazione’ per i consumatori.
Le norme chiariscono gli obblighi dei produttori e incoraggiano i consumatori a prolungare il ciclo di vita di un prodotto, riparandolo, anziché gettarlo via non appena si guasta. I consumatori beneficeranno di nuovi diritti, che renderanno le riparazioni semplici dopo la scadenza della garanzia legale. Tra le principali misure adottate figurano l’obbligo per il produttore di riparare i prodotti domestici di uso comune come lavatrici, aspirapolvere e smartphone, con la possibilità di aggiungere nel tempo altri oggetti all’elenco; l’obbligo per i consumatori di venire informati sul dovere di riparazione del produttore; la possibilità per i consumatori di prendere in prestito un dispositivo, mentre il proprio è in riparazione o di optare, in alternativa, per un prodotto ricondizionato. Inoltre, è previsto l’accesso online gratuito ai prezzi indicativi delle riparazioni; un’ulteriore estensione di un anno della garanzia legale per il bene riparato. I deputati hanno insistito per rafforzare e rendere più competitivo il mercato delle riparazioni dell’Ue: i produttori, che spesso caricano prezzi elevati sui ricambi, dovranno rendere disponibili pezzi di ricambio e strumenti a un prezzo “ragionevole”. È stato inoltre raggiunto un accordo che vieta ai produttori di utilizzare clausole contrattuali e tecniche hardware o software per ostacolare le riparazioni. In particolare, non devono impedire l’uso di pezzi di ricambio di seconda mano o prodotti in 3D da parte di riparatori indipendenti.
Per facilitare il processo di riparazione, sarà istituita una piattaforma online europea con sezioni nazionali. Attraverso queste piattaforme, i consumatori di ogni Paese dell’Ue potranno trovare officine di riparazione locali, venditori di beni ricondizionati, acquirenti di articoli difettosi o iniziative di riparazione gestite dalle comunità,. Il Parlamento ha dato la priorità a rendere le riparazioni molto più accessibili per i consumatori. I negoziatori hanno concordato che ogni Stato membro dovrà introdurre almeno una misura per promuovere la riparazione, come voucher e fondi per la riparazione, campagne di informazione, corsi di riparazione o sostegno per spazi di riparazione gestiti dalla comunità o, in linea con le norme esistenti sulla tassazione, una riduzione dell’aliquota Iva sui servizi di riparazione.