Ancora in calo le partite IVA nel 2023: i dati
MEF per il secondo trimestre
di Francesco Rodorigo – FISCO
Sono quasi 120.000 le nuove partite IVA aperte nel secondo trimestre del
2023, in calo rispetto allo stesso periodo del 2022. Per la maggior parte
sono state avviate da persone fisiche. In diminuzione anche i forfettari,
circa la metà del totale
Il dato relativo all’apertura di nuove partite IVA continua anche nel secondo
trimestre del 2023.
L’osservatorio statistico del Ministero dell’Economia evidenzia una flessione
del 6,1 per cento rispetto allo stesso periodo nel 2022. Nel periodo compreso
tra maggio e giugno dell’anno sono state aperte 118.215 partite IVA rispetto
alle 125.392 del 2022.
La maggior parte delle nuove aperture è stata effettuata da persone fisiche,
soprattutto nelle Regioni del Nord Italia. I settori più interessati sono come di
consueto le attività commerciali e quelle professionali.
In calo, anche se con una flessione minore, anche il numero dei professionisti
che hanno deciso di aderire al regime forfettario, i quali compongono circa la
metà delle nuove aperture.
Ancora in calo le partite IVA nel 2023: i dati MEF per il secondo trimestre
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) con il comunicato
stampa dell’11 settembre 2023 ha rilasciato i dati dell’ultimo osservatorio
sulle partite IVA, con i dettagli relativi alle nuove aperture effettuate nel
secondo trimestre dell’anno.
Le nuove partite IVA aperte nel periodo compreso tra aprile e giugno 2023
sono state in totale 118.215, un dato che evidenzia una flessione del 6,1 per
cento nel confronto con quello registrato nello stesso periodo del 2022.
Il documento fornisce anche tutti i dettagli in merito alla distribuzione per
natura giuridica, ripartizione territoriale e settore produttivo.
Partendo da quest’ultimo, i dati mostrano come il maggior numero di
avviamenti sia stato effettuato per le attività commerciali, 18,8 per cento del
totale, seguito a ruota dalle attività professionali, 17,8 per cento. Percentuale
quest’ultima che indica una flessione sia rispetto al primo trimestre dell’anno
sia se confrontati con lo stesso periodo del 2022.
Rispetto al 2022, i maggiori cali si riscontrano nell’agricoltura (meno 25,8 per
cento), nelle costruzioni (meno 11,3 per cento) e nei servizi d’informazione
(meno 10,1 per cento). Gli aumenti maggiori, invece, nei settori dell’istruzione
(più 10,6 per cento), dell’alloggio e ristorazione (più 5,8 per cento) e dei servizi
residuali (più 2,6 per cento).
Ancora in calo le partite IVA nel 2023: giù anche il dato dei forfettari
Analizzando i dati dal punto di vista della distribuzione per natura giuridica si
può notare come il 70 per cento delle nuove partite IVA nel secondo trimestre
del 2023 sia stato avviato da persone fisiche, il 22,6 per cento da società di
capitali e il 2,9 per cento da società di persone.
La quota dei “non residenti” (per lo più società di commercio on-line) e “altre
forme giuridiche” è pari al 4,5 per cento del totale delle nuove aperture.
Il confronto con lo stesso periodo del 2022 fa emergere una diminuzione
generalizzata degli avviamenti, che si attesta al 5,5 per cento per le persone
fisiche e le società di capitali e arriva al 23,6 per cento per le “altre forme
giuridiche”.
Per quanto riguarda le persone fisiche, la ripartizione di genere mostra una
prevalenza della quota maschile, poco più del 60 per cento. Circa la metà
delle nuove aperture, poi, è stata effettuata da giovani sotto i 35 anni d’età,
mentre il 31,2 per cento da persone tra i 36 e i 50 anni.
Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, tutte le classi di età registrano
diminuzioni di aperture, dal meno 8 per cento della classe 51-65 anni alla
diminuzione del 4,5 per cento per la più giovane.
Dal punto di vista del Paese di nascita, i dati mostrano come il 21,4 per cento
delle aperture sia stato operato da un soggetto nato all’estero.
Analizzando, invece, la ripartizione territoriale, si evidenzia come la maggior
parte delle nuove aperture sia concentrata nelle Regioni del Nord Italia, il 47,1
per cento. Seguono poi il Sud e le Isole con il 31,5 per cento e, infine, il
Centro con il 21 per cento.
Dal confronto con il 2022 il calo maggiore si registra nel Lazio (meno 20,5 per
cento), seguito dalla Basilicata (meno 15,9 per cento) e dalla Puglia (meno
10,8 per cento). Gli unici aumenti nelle aperture si registrano nelle Marche
(più 3,5 per cento) e in Lombardia (più 1,7 per cento).
Infine, nel secondo trimestre dell’anno sono stati 56.663 i soggetti che hanno
deciso di aderire al regime forfetario. Un dato che rappresenta il 47,9 per
cento del totale delle nuove aperture, evidenziando un calo del 2,4 per cento
rispetto allo stesso periodo del 2022.