IL PUNTO SUL SALARIO MINIMO – DOTT. GIOVANNI CRUCIANI
Nelle politiche del lavoro, tra gli argomenti attualmente oggetto di serrato dibattito, quello riguardante l’introduzione di un salario minimo stabilito per legge in ragione di nove / dieci euro lordi l’ora da parametrare alle ore di lavoro ed ai livelli dei contratti collettivi di riferimento, è il più rilevante.
Con lo stesso si vorrebbe dare attuazione all’art. 36 della Costituzione secondo il quale “il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla qualità e quantità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia una esistenza libera e dignitosa”.
Per valutare la portata del le conseguenze della introduzione di tale istituto riteniamo dover ricordare che un incremento dei flussi monetari senza un adeguato aumento della disponibilità di beni e servizi, darebbe luogo ad una lievitazione dei prezzi .
Inoltre determinerebbe un aumento delle retribuzioni con conseguente lievitazione di costi, penalizzando i redditi medio bassi, influendo anche sull’inflazione, attualmente attestata in ragione del sei per cento circa, su base annua.
Occorre altresì ricordare che secondo le modifiche delle misure di contrasto e sostegno alla povertà di cui al decreto legge 04 maggio 2023, n. 48 (Misure urgenti per l’inclusione sociale e l’accesso al mondo del lavoro) che, tra l’altro istituisce (vv. art. 12) il “Supporto per la formazione e il lavoro”, in vigore dal 01 settembre 2023, unitamente allo “Assegno di inclusione” (vv. art. 1), riguardante situazioni in cui sono presenti minori, anziani o disabili, in vigore dal successivo 01 gennaio 2024, la disciplina del reddito di cittadinanza sarà del tutto superata, sostituita dalla nuova regolamentazione.
Alla luce di quanto avanti delineato è auspicabile che al settore dell’artigianato e del lavoro autonomo venga riconosciuto ogni possibile sostegno tenuto conto delle loro peculiari potenzialità operative e della specifica rilevanza ai fini dello sviluppo dell’economia .
Nella prospettiva dell’attuazione di una concreta semplificazione degli adempimenti burocratici, osserviamo altresì che la relativa attività ha particolare rilievo anche per quanto riguarda la formazione e la qualificazione professionale dei lavoratori.
Tenuto conto delle competenze delle Organizzazioni Sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro la contrattazione collettiva dovrebbe comunque adeguarsi ad una eventuale lievitazione dei costi e delle tariffe nel quadro di una situazione generale in continua evoluzione, allo stato caratterizzata dalla ripresa dell’economia con un conseguente aumento dell’occupazione, specie nell’edilizia, nel commercio e nel turismo.
Nella prospettiva di un auspicabile consolidamento di tale positiva tendenza e dell’evoluzione della situazione socioeconomica generale, allo stato appare prudente escludere affrettate conclusioni in ordine alla valutazione dell’istituto di che trattasi.
Con tale istituto si vorrebbe dare attuazione all’art. 36 della Costituzione secondo il quale il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla qualità e quantità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia una esistenza libera e dignitosa.
Infatti la mancanza di un equilibrato rapporto tra tali fattori determinerebbe una spinta all’inflazione, attualmente attestata in ragione del sei per cento circa, su base annua.
L’introduzione di un salario minimo di nove/ dieci euro lordi all’ora, da parametrare alle ore di lavoro ed ai livelli tariffari dei vari contratti collettivi di riferimento, porterebbe comunque a un generale aumento delle retribuzioni con conseguente lievitazione di costi penalizzando i redditi fissi medio bassi.