Smart Working, si torna agli accordi
individuali ma resta la comunicazione
semplificata
Dal 1° settembre si torna alle regole ordinarie per quanto riguarda il
lavoro agile. Come prima dell’emergenza pandemica, le aziende
dovranno sottoscrivere dei contratti con i singoli lavoratori. Sarà però
più semplice comunicarlo al Ministero.
di Valentino Santoni
È la fine dello smart working emergenziale? Dal 1° settembre si torna
ufficialmente alle regole ordinarie per quanto riguarda l’attivazione del lavoro
agile. Le aziende dovranno quindi prevedere la sottoscrizione di accordi
individuali con ciascun lavoratore: regola sospesa durante tutta l’emergenza
pandemica.
Le nuove modalità per attivare il lavoro agile
Nonostante questo cambiamento, il Decreto Legge Semplificazioni dello
scorso 21 giugno mantiene viva la “comunicazione semplificata”. Si tratta di
una semplificazione burocratica rilevante per le aziende, le quali potranno
trasmettere un numero ridotto di documenti al Ministero.
Sarà infatti necessario segnalare esclusivamente i riferimenti dei lavoratori
impegnati nella modalità agile, la data di inizio e la data di fine del periodo di
smart working. Non sarà invece necessario allegare i singoli accordi stipulati.
Come si evince da una nota del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
pubblicata lo scorso 26 agosto, l’invio di questi documenti potrà essere fatto
anche in forma massiva: le imprese potranno comunicare al Ministero più
nominativi in una sola volta. Viene ricordato, inoltre, che questo adempimento
riguarda solo i nuovi accordi di lavoro agile e quelli necessitano di modifiche
(come ad esempio delle proroghe). Questo vuol dire che i contratti che sono in
corso e che scadono, per esempio, a fine anno non dovranno essere inviati.
Il modulo per questo genere di comunicazione è disponibile sul portale Servizi
Lavoro. Si potrà compilare fino al 1° novembre 2022.
Lo smart working dopo la pandemia
In attesa di una possibile revisione della Legge 81/2017, norma che
regolamenta in toto il lavoro agile, la scelta fatta dall’attuale Governo è stata
quella di mantenere almeno una parte delle semplificazioni introdotte dal 2020
in avanti.
Indipendentemente dai risultati delle elezioni del prossimo 25 settembre,
osservando i programmi elettorali dei principali partiti politici la tendenza che
emerge è quella di sostenere la diffusione dello smart working, anche allo
scopo di favorire le dinamiche di work-life balance di lavoratori e lavoratrici.
Inoltre, fa ben sperare il fatto che sempre più aziende si stiano organizzando
per il futuro. Come evidenziato da un’indagine di Variazioni, oltre la metà delle
imprese ha introdotto stabilmente lo smart working e adottato policy che ne
definiscono le linee guida generali per i lavoratori e l’azienda.
E questo è stato fatto soprattutto perché le organizzazioni hanno capito come
il lavoro agile sia in grado di migliorare il clima aziendale e attrarre i talenti
(40%), in modo particolare grazie ai suoi benefici in termini di bilanciamento
dei tempi di vita e di lavoro. Ma anche perché è forte la necessità di innovare i
modelli organizzativi (33%), e quindi ridefinire gli stili di leadership e le
modalità di lavorare.
Le aziende, dunque, si stanno rendendo sempre più conto dell’importanza del
benessere delle persone e stanno capendo che è un fattore di motivazione e
retention. In questo senso smart working e welfare aziendale sono perciò
strumenti strategici per rispondere alle necessità dei lavoratori e delle
lavoratrici, ponendo realmente attenzione ai loro bisogni (social in primis).