Salario minimo: cos’è e come funziona, le
novità
di Francesco Rodorigo – LEGGI E PRASSI
Il salario minimo è la retribuzione minima garantita per legge a tutti i
lavoratori e le lavoratrici. In Italia il compenso sotto il quale non è
possibile scendere è stabilito dai CCNL ma una proposta di legge
introdurrebbe la soglia minima oraria di 9 euro lordi
Quello del salario minimo legale è uno dei temi al centro del dibattito delle
ultime settimane.
Le opposizioni stanno spingendo per una sua introduzione e hanno
presentato una proposta di legge che introdurrebbe una soglia minima oraria
di 9 euro lordi per tutti i lavoratori e le lavoratrici.
Il Governo però resta fermo sulla linea indicata, cioè il rafforzamento della
contrattazione collettiva, e per ora la discussione è rimandata a fine
settembre.
Come funziona il salario minimo e quali sono le ultime novità sulla sua
introduzione in Italia.
Salario minimo: cos’è e come funziona, le novità
Ciclicamente in Italia si discute sulla possibile introduzione di un salario
minimo garantito a tutti i lavoratori e le lavoratrici.
Ma che cos’è il salario minimo? In sintesi, si tratta di una retribuzione minima
oraria che viene corrisposta per legge ai lavoratori e sotto la quale non è
possibile scendere.
A riaccendere il dibattito nella sfera politica è stata l’approvazione della nuova
direttiva europea, che dovrà essere recepita dagli Stati membri entro due
anni dalla sua entrata in vigore.
Lo scorso ottobre, infatti, il Consiglio dell’Unione Europea ha dato il via libera
definitivo all’introduzione di un minimo salariale adeguato nei Paesi UE con
l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita dei lavoratori e rafforzare i CCNL.
La retribuzione minima per i lavoratori può essere stabilita per legge (appunto
il salario minimo legale), come nella maggior parte dei Paesi UE, ma può
anche essere determinata dalla contrattazione collettiva nazionale.
Quest’ultimo è proprio il caso dell’Italia che insieme all’Austria, alla
Danimarca, alla Svezia, alla Finlandia e a Cipro fa riferimento esclusivamente
alla contrattazione collettiva.
I CCNL, infatti, sono il frutto del processo di negoziazione tra i lavoratori e i
loro rappresentanti e i datori di lavoro e le loro organizzazioni nel quale si
determinano le condizioni di lavoro, tra cui le retribuzioni, gli orari e le ferie e
le politiche in tema di salute e sicurezza.
Secondo quanto previsto dalla direttiva UE, gli Stati che, come l’Italia,
registrano un tasso di copertura della contrattazione collettiva maggiore
dell’80 per cento non sono obbligati ad intraprendere alcun intervento.
La possibilità di introdurre un minimo salariale legale resta di competenza dei
singoli Stati membri che però devono ad ogni modo garantire degli stipendi
dignitosi ai lavoratori, promuovendo e rafforzando la contrattazione collettiva e
ampliandone il più possibile la copertura.
Salario minimo in Italia: la proposta di legge e le ultime novità
Se i limiti di retribuzione sotto i quali non è possibile scendere sono definiti dai
CCNL come funzionerebbe una eventuale introduzione in Italia del salario
minimo legale?
Nel caso in cui il minimo salariale dovesse essere introdotto per legge, la
contrattazione collettiva continuerebbe a definire gli importi dei trattamenti
minimi, ma la retribuzione minore non potrebbe in alcun caso essere inferiore
alla soglia stabilita.
Secondo l’analisi della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, che per
valutare una eventuale introduzione della misura ha preso in considerazione i
livelli minimi retributivi di 63 dei CCNL più rappresentativi evidenziando come
la maggior parte di essi sia già superiore.
Una eventuale introduzione, allora, può comportare degli effetti pressoché
invisibili laddove i CCNL già garantiscono retribuzioni superiori al minimo. Nei
settori meno tutelati, se non addirittura scoperti, però una retribuzione minima
oraria garantirebbe degli aumenti.
Qual è, quindi, la situazione in Italia?
Il Governo ha più volte ribadito la propria posizione a riguardo, chiudendo alla
possibilità di introdurre un minimo legale e insistendo sulla necessità di
rafforzare la contrattazione collettiva.
Inoltre, ulteriori aumenti nelle buste paga dei lavoratori e delle lavoratrici
sarebbero garantiti dall’attuazione di diversi interventi specifici come ad
esempio il taglio del cuneo fiscale.
Come noto, a inizio luglio tutti i partiti di opposizione al Governo, ad
esclusione di Italia Viva, hanno sottoscritto e depositato alla Camera una
proposta di legge per l’introduzione del salario minimo in Italia, che se
approvata introdurrebbe una soglia minima oraria di 9 euro lordi da applicare
a tutte le tipologie di lavoro, anche in collaborazione.
Dopo un paio di settimane di accese discussioni sul tema, si è arrivati
direttamente al voto della Camera, senza prima votare gli emendamenti, tra
cui quello soppressivo avanzato dai partiti di maggioranza. Il 3 agosto in aula
è stata approvata una sospensiva che rimanda la discussione del testo a fine
settembre.
Intanto, il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha invitato a palazzo Chigi
i leader delle opposizioni ad un confronto che si terrà oggi per discutere del
salario minimo.