Lo scenario secondo THINK TANK: Lo spread è stabile e le banche sono forti ma l’Italia deve usare il Pnrr

Lo spread è stabile e le banche sono forti ma
l’Italia deve usare il Pnrr


Per l’Italia il 2024 sarà “un anno di transizione” in cui “sarà essenziale”
aumentare la capacità di spendere i fondi del Pnrr per compensare la frenata
degli investimenti privati, in ritirata assieme ai bonus edilizi che li hanno
sostenuti, e alimentare la fiammella di una crescita che dovrebbe limitarsi allo
0,6%, poco sopra una convalescente Germania (+0,5%) ma sotto la media
dell’Eurozona (+0,8%).
S&P delinea le sfide che attendono l’Italia nel 2024, anno in cui il nostro
Paese entra con le spalle larghe grazie ad un sistema bancario “molto più
forte ed equipaggiato per affrontare gli scenari economici avversi” per effetto
della pulizia dai crediti deteriorati, del taglio dei costi e di una redditività
“migliore della media europea”, espressa da un ritorno sul capitale (roe) del
15%.
L’Italia, spiega il capo economista Emea di S&P Sylvain Broyer, prenderà
parte “all’atterraggio morbido” dell’economia dell’Eurozona, a cui
contribuiranno la ripresa dei consumi, la crescita degli investimenti pubblici e
la prima stagione turistica ‘normale’ dallo scoppio del Covid.
Ma per non restare indietro dovrà accelerare l’utilizzo dei fondi del Pnrr,
spendendo uno 0,6-0,7% del Pil all’anno fino al 2026, dopo una partenza
“lenta”, che ha visto il 2021-22 impiegare “meno di un quarto delle risorse
accordate”.
“L’elemento più preoccupante” per l’economia globale, aggiunge la global
analytics credit Barbara Castellano, restano i tassi di interesse che “non
andranno giù presto” e costringeranno privati e governi a rifinanziarsi a costi
più alti.
Broyer vede giugno come data “più probabile” per il primo taglio di Bce e Fed,
a cui seguirà una riduzione “graduale” del costo del denaro.
Lo spread tra Btp e Bund si manterrà “sostanzialmente stabile” grazie al
miglior momento dell’economia italiana di quella tedesca, alla forza del nostro
sistema bancario, alla maggior resilienza del mercato immobiliare e al Tpi, lo
scudo anti-spread della Bce, che “dovrebbe scoraggiare” scommesse contro i
Btp.
Al Tesoro rifinanziarsi continuerà a costare caro, con un “rendimento medio
del 4,7%” per il Btp decennale, nonostante un inizio d’anno sprint per i bond.
Sul fronte dei rating societari italiani gli analisti di S&P si attendono “una
relativa stabilità”, grazie a una percentuale di outlook ‘stabili’ superiore all’80%
e ‘negativi’ dell’8%.
L’aumento dei crediti deteriorati sarà “assolutamente gestibile” dalle banche,
che per tutto il 2024 continueranno a beneficiare dei tassi alti e solo nel 2025
assisteranno a una contrazione “più significativa” del margine di interesse.
Potrebbero invece non contribuire troppo all’attrattività dell’Italia alcune
disposizioni – come quelle in materia di nomina del cda e di voto maggiorato –
del ddl Capitali: “La governance deve essere di qualità elevata e consentire di
rispecchiare la composizione dell’azionariato.
Se degli azionisti hanno un superpotere a scapito di altri – ha detto Castellano
– questo è qualcosa che non favorisce l’arrivo di investitori dall’estero”.

FONTE: THINK TANK – OSSERVATORIO ECONOMICO E SOCIALE

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