Riforma ammortizzatori sociali, restyling reddito
cittadinanza e dopo Quota 100: i dossier che
pesano sul budget della manovra
di Andrea Carli
Tanti capitoli che, per essere sviluppati, richiedono risorse, da recuperare
nell’articolato di una manovra che, allo stato attuale, potrebbe mettere sul
piatto una ventina di miliardi
I dossier che puntano a “portare a casa” una fetta della torta, ovvero una parte
delle risorse economiche che saranno stanziate dalla prossima manovra, la
prima del governo Draghi, sono più di uno. E lo sono già ora, a poco più di un
mese (entro il 20 ottobre) dal varo della legge di Bilancio e nonostante la
prossima manovra debba essere ancora in parte del tutto scritta.
Riforma degli ammortizzatori sociali, restyling del reddito di cittadinanza, il
“dopo” quota 100 (il triennio di sperimentazione della misura fortemente voluta
dal Conte uno terminerà a fine anno), ma anche, forse, un aperitivo di delega
fiscale. Vanno messe anche in cantiere le modifiche da accompagnare alla
proroga al 2023 del superbonus del 110 per cento. Senza dimenticare
l’impegno del governo a trovare le risorse per coprire le persone che sono in
quarantena. Insomma, tanti capitoli che, per essere sviluppati, richiedono
risorse, da recuperare nell’articolato di una manovra che, allo stato attuale,
potrebbe mettere su piatto una ventina di miliardi. Già con la Nadef si avrà un
primo quadro delle risorse a disposizione, che saranno molto ridimensionate
rispetto alle manovre monstre messe in campo per l’emergenza.
L’altolà preliminare del ministro Franco: nessun grande tesoretto da sfruttare
E la coperta, anche quest’anno, rischia di essere ancora una volta corta, con
conseguente caccia alle coperture. Il ministro dell’Economia Daniele Franco
ha chiarito che se da una parte il Pil sarà probabilmente fissato con la Nadef –
ovvero la Nota di aggiornamento del Def che l’esecutivo dovrà presentare alle
Camere entro il 27 settembre, e che indicherà le stime riviste su crescita,
deficit e debito, oltre agli obiettivi programmatici – molto vicino al 6% e il deficit
potrebbe addirittura scendere sotto il 10% all’11,8%, dall’altra non ci saranno
grandi tesoretti da sfruttare perché, ha chiarito il ministro, anche gli obiettivi
«dei prossimi anni» devono rimanere «di riduzione di deficit e debito». Il
messaggio del responsabile dell’Economia è dunque chiaro: la prossima
manovra non sarà una corsa a spendere in virtù del fatto che la crescita va
meglio del previsto e che le spese per l’emergenza Covid, alla fine, sono state
più basse di quanto preventivato.
Dagli otto ai dieci miliardi per la riforma degli ammortizzatori sociali
La lista dei desiderata redatta dalle forze politiche di maggioranza, però, è già
molto lunga. Uno dei dossier che richiedono risorse, da reperire nell’ambito
della prossima legge di Bilancio, è quello della riforma degli ammortizzatori
sociali, prevista espressamente anche dal Pnrr (il Piano nazionale di ripresa e
resilienza presentato alla Commissione europea) seppure senza vincolarla a
termini perentori. La prima bozza del progetto delineata dal ministro del
Lavoro Orlando richiede una copertura dagli otto ai dieci miliardi. Sugli
ammortizzatori c’è da capire se alla fine l’asticella scenderà a 5-6 miliardi (un
budget che sconterebbe già gli 1,5 miliardi già scaturiti con lo stop al
cashback, una dote di per sé insufficiente), soluzione delineata anche dalla
sottosegretaria al Mef, Maria Cecilia Guerra. Bisognerà capire come verranno
ripartiti gli oneri connessi alla riforma, tra fiscalità generale e contribuzione a
carico di imprese e lavoratori.
Il braccio di ferro sul reddito di cittadinanza
Se le risorse necessarie non dovessero diminuire, potrebbero essere minori le
risorse da destinare a un’altra partita, quella per riconfigurare il reddito di
cittadinanza (che costa tar i sette e gli otto miliardi l’anno) o,ancora, alla
previdenza, dopo la fine di Quota 100 (si veda anche Il Sole 24 Ore del 9
settembre). Per quanto riguarda il Rdc, la Lega preme per ridimensionarlo in
maniera considerevole. Una posizione quella del Carroccio che è sostenuta
anche da Fi. Iv ha proposto un referendum per cancellare la misura, difesa
invece dai Cinque Stelle. Per Pd e LeU è «migliorabile». Si va dunque verso
un tagliando: un reddito di cittadinanza rafforzato sotto il profilo dell’azione di
contrasto alla povertà e strettamente collegato alle politiche attive del lavoro,
ovvero la seconda gamba per sostenere l’occupazione dopo la riforma degli
ammortizzatori sociali.
La partita sul dopo Quota 100
Per quanto riguarda il dopo Quota 100, i 6-7 miliardi che alla fine dovrebbero
rimanere inutilizzati rispetto ai circa 20 miliardi di stanziamento iniziale per il
triennio (si veda Il Sole 24 Ore del 15 settembre) – in parte già impiegati per
completare le coperture di alcuni provvedimenti varati nei mesi scorsi –
potrebbero rinforzare il budget che la prossima manovra dedicherà alla
previdenza (è la richiesta della Cgil).Il Pd chiede di garantire un sistema
flessibile anche dopo la fine di Quota 100, partendo dai lavori gravosi e dalle
donne. La Lega propone di prorogare la misura così come è almeno per un
anno, o in alternativa creare un fondo per mantenere una via di uscita
anticipata per la pensione. Si tratterebbe di un maxi fondo pari a circa a 3
miliardi di euro per accompagnare i lavoratori alla pensione (uscita a 62-63
anni con 38-39 di contributi) ed evitare l’applicazione dal primo gennaio dello
scalone di 5 anni fino ai 67 anni di età. L’ultimo monitoraggio aggiornato al 31
agosto 2021 ha messo in evidenza che a oggi sono stati spesi nell’ambito di
Quota 100 più di 4 miliardi per gli “statali”, circa 5,9 miliardi per i lavoratori
privati e 1,66 miliardi per gli “autonomi”.
Ipotesi taglio cuneo fiscale
Nella manovra potrebbe entrare un anticipo della delega sulla riforma fiscale.
L’attenzione è tutta sui 2,3 miliardi del fondo per ridurre la pressione fiscale
istituito dalla legge di bilancio dell’anno scorso. Il grosso dei fondi servirà dal
2023, quando si punta ad avere chiuso l’iter con i decreti attuativi. I 2,3 miliardi
sono una dote insufficiente a garantire una riduzione significativa delle tasse.
Un budget che tuttavia potrebbe crescere con l’aggiornamento dei saldi nella
Nadef. I partiti che sostengono il governo hanno idee opposte: Italia Viva,
come ripete il presidente della commissione Finanze della Camera Luigi
Marattin, sponsorizza la cancellazione dell’Irap per gli autonomi (che sarebbe
assorbita nell’Ires per il resto delle imprese) mentre Leu e Pd spingono per il
taglio del cuneo fiscale. Un’idea – che non vedrebbe contraria la Lega –
potrebbe essere quella di cancellare il Cuaf, il contributo che pagano i datori di
lavoro per finanziare gli assegni familiari, proprio per accompagnare l’assegno
unico per i figli che entrerà a regime dal primo gennaio. Tra le priorità
espresse da una parte ampia della maggioranza c’è un nuovo intervento di
riduzione del cuneo fiscale. Non si è deciso se accompagnare la manovra con
il classico decreto fiscale nel quale potrebbero entrare nuove misure di lotta
all’evasione e una estensione della fattura elettronica. Da vedere se riuscirà a
trovare posto anche la richiesta, votata da tutto il Parlamento, di un nuovo
intervento sulle cartelle, sfruttando proprio gli spazi che aprono nel 2021
grazie alla sorpresa del Pil. Ancora una volta il pressing dei partiti sarà a tutto
campo. E Draghi dovrà trovare ancora una volta un punto di compromesso.
fonte: SOLE 24 ORE