SCUOLA E DIGITALIZZAZIONE – Per una scuola che cambia: quali politiche per il digitale?

Per una scuola che cambia: quali politiche
per il digitale?


Un’analisi delle principali politiche, italiane ed europee, che influenzano
la digitalizzazione del nostro sistema scolastico. Il paradigma è
cambiato, riusciremo a stare al passo degli standard europei senza
lasciare indietro nessuno?
di Ester Bonomi ed Eleonora De Stefanis
Con la diffusione dei computer e poi con l’avvento della rete informatica la
tecnologia e i dispositivi digitali hanno preso sempre più piede all’interno delle
vite quotidiane di ognuno di noi. Che sia in ufficio, a casa o nel tempo libero
ormai è praticamente impossibile pensare la propria vita senza poter usufruire
delle comodità offerte dalla rete e dai digital devices.
Un progresso, quello tecnologico e digitale, che negli ultimi 50 anni ha
pervaso ogni aspetto della nostra quotidianità, tanto che era impensabile che
potesse rimanere al di fuori degli istituti scolastici. Sappiamo che il Covid ha
accelerato e reso più evidente questo processo, ma la digitalizzazione della
scuola era già lentamente iniziata ben prima che la pandemia imprimesse una
repentina spinta in avanti.
Di seguito, nell’ambito della più ampia analisi che stiamo svolgendo con il
progetto Nova Schol@, si propone una rassegna delle principali politiche che
accompagnano, danno forma e informano il processo di digitalizzazione del
mondo della scuola. A partire dall’inquadramento di principi e strategie comuni
e condivise dettate dall’Unione Europea, di seguito si analizza questa
dimensione prendendo in considerazione i più recenti provvedimenti del Piano
Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e del Piano Scuola 4.0 nel nostro
Paese.
L’Unione Europea e il Piano d’Azione per l’Istruzione Digitale
Se già la Strategia di Lisbona (2000) fissava i primi obiettivi in tema di
digitalizzazione non solo delle scuole, ma anche delle amministrazioni
pubbliche, è solo all’indomani della pandemia che l’Unione Europea ha fatto
forma alla visione comune e condivisa dell’istruzione digitale che conosciamo
oggi. Visto l’incremento massiccio nell’uso delle tecnologie digitali nella vita
quotidiana da parte delle persone, il 30 settembre 2020, l’Unione ha adottato il
Piano d’Azione per l’Istruzione Digitale 2021-2027, un documento politico che
invita gli Stati membri a cooperare sul tema per un duplice fine: da una parte,
affrontare le sfide poste dalla trasformazione digitale; dall’altra, cogliere le sue
opportunità per costruire insieme – anche attraverso il ricorso a metodi di
insegnamento e pedagogici innovativi – un sistema educativo basato su
un’istruzione di qualità, inclusiva e accessibile.
Didattica digitale per includere e innovare: il progetto Nova Schol@
L’Italia adotta politiche per la digitalizzazione della scuola da molto tempo, ma
queste non hanno sempre avuto chiari obiettivi e adeguate linee di sviluppo. La loro
diffusione è stata incostante e difforme in un Paese in cui, tra l’altro,
l’alfabetizzazione digitale è già tra le meno sviluppate d’Europa. Durante la
pandemia di Covid-19, il ricorso … Leggi tutto
Due sono gli assi di priorità che – attraverso 13 Azioni – sono individuati dal
Piano per raggiungere questi obiettivi: la creazione e lo sviluppo di un
ecosistema di istruzione digitale efficiente e il miglioramento delle competenze
e delle abilità digitali. Nel primo asse, l’attenzione è posta sulle infrastrutture,
cioè sulla tipologia di connessioni e di strumenti digitali a disposizione degli
istituti scolastici. All’interno dell’infrastrutturazione, tuttavia, il Piano
ricomprende anche il delicato tema della formazione degli insegnanti e del
personale coinvolto nei processi educativi e formativi; una formazione che non
deve essere intesa solo rispetto alle conoscenze e competenze possedute da
ognuno/a sul digitale, ma anche con riferimento all’oggetto dell’apprendimento
e agli strumenti che possono sostenerli durante la transizione digitale. Lungo il
secondo asse, invece, si dipana il tema dello sviluppo delle competenze e
capacità digitali sin dalla prima infanzia e per tutto l’arco della vita, secondo il
principio del lifelong learning secondo cui, nel corso del tempo, dovrebbe
permettere ai soggetti coinvolti di sviluppare, raggiungere e mantenere un alto
livello di alfabetizzazione digitale.
Appare qui fondamentale sottolineare come, dopo un primo entusiasmo
dell’opinione pubblica nei confronti delle potenzialità offerte dal digitale e dalla
sempre nuova tecnologia a disposizione, siano diventate sempre più ricorrenti
le preoccupazioni legate a un loro uso inconsapevole e superficiale.
Tra le azioni del PAID (e in particolare della Bussola per il digitale 2030), una
fonte speciale di riflessione per il legislatore europeo è costituita dalle sfide
poste dall’uso non etico dell’Intelligenza Artificiale (IA) e dalla raccolta
transnazionale dei dati. Un elemento, questo, che denota l’attenzione
crescente e l’intenzione di rimettere al centro del processo di transizione
digitale la tutela delle persone, di cui abbiamo parlato in un nostro precedente
articolo.
Digitale a scuola: il cambio di paradigma in atto
È ormai dal 2022 che non si sente parlare di chiusura straordinaria delle scuole.
Eppure le conseguenze dei lockdown dovute alla pandemia di Covid-19 sono state
significative e risultano ancora oggi ben visibili. Da una parte, gli apprendimenti e la
condizione psicologica degli studenti hanno risentito profondamente della didattica a
distanza (DAD). Dall’altra, il ricorso … Leggi tutto
Come riporta anche Unesco nel report Artificial Intelligence in Education
(2019), se è evidente che l’IA ha molte applicazioni positive nell’ambito
educativo, la sfida principale per la discussione e le politiche pubbliche deve
riguardare proprio la trasparenza nella raccolta, produzione, analisi, utilizzo e
diffusione dei dati personali. In uno scenario che (realisticamente) vedrà la
concentrazione di queste informazioni nelle mani delle poche aziende
proprietarie delle piattaforme educative, i Governi dovrebbero comunicare
chiaramente ai propri cittadini le caratteristiche dei dati che verranno raccolti,
lo scopo della raccolta e quali potrebbero essere le conseguenze (attese ed
inattese) della condivisione dei propri dati. In questo senso, dunque, lo
sviluppo e il rafforzamento delle competenze digitali non sono intese dal
legislatore europeo come meramente utili a migliorare l’occupabilità delle
persone nel mercato del lavoro poiché rappresentano soprattutto un mezzo
per la realizzazione personale degli individui. Una visione, dunque, che punta
sulla cittadinanza attiva, sul contrasto alle disuguaglianze e sulla promozione
dell’inclusività, così come ribadito anche nella recentissima dichiarazione
europea sui diritti e i principi digitali (2022).
Infatti, uno tra i principali problemi con cui (non solo) l’Europa si confronta
ancora oggi è il permanere di significative disuguaglianze sociali nell’accesso
ai dispositivi digitali così come nel loro utilizzo: in entrambi i casi si parla di
digital divide (o divario digitale) (Hargittai 2002, Gui e Argentin 2011).
Nonostante più del 90% dei Ministeri dell’educazione mondiali abbia adottato
una qualsivoglia forma di didattica a distanza per rispondere all’emergenza
pandemica, circa il 31% degli studenti di tutto il mondo (quasi mezzo miliardo
tra scuola dell’infanzia e secondaria di secondo grado) non ha potuto
usufruire della didattica a distanza proprio a causa della mancanza o di
accesso alla tecnologia necessaria o di politiche che rispondessero ai loro
bisogni (Avanesian et al. 2021, Muñoz-Najar et al. 2021, UNESCO 2023).
Cosa succede, quindi, se andiamo a guardare ai singoli casi nazionali e, in
particolare, al caso italiano? Ricordando che l’Unione Europea è responsabile
dell’indirizzo e dell’armonizzazione degli interventi degli Stati membri per ciò
che riguarda la digitalizzazione dell’istruzione ma sono poi i singoli Paesi a
declinare tali principi e obiettivi con le misure e le politiche che ritengono più
opportune, andiamo quindi a vedere alcuni dei più recenti provvedimenti sulla
transizione digitale della scuola in Italia.
PNRR, piano Scuola 4.0 e l’esperienza italiana in ottica
comparata
Ricalcando le Azioni e i principi del PAID europeo, il Piano Nazionale di
Ripresa e Resilienza prevede un totale di 2,1 miliardi di euro di spesa
attraverso apposite linee d’investimento a supporto: della didattica digitale
integrata e della formazione sulla transizione digitale del personale scolastico
(linea d’investimento 2.1); dello sviluppo di nuove competenze e nuovi
linguaggi (3.1), di nuove aule didattiche e laboratori, la cosiddetta Scuola 4.0,
e del sistema di formazione professionale terziaria (1.4).
Il futuro della scuola: rischi e opportunità del PNRR
Nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) le risorse dedicate
a istruzione e ricerca ammontano a 30,88 miliardi di euro. Da un lato queste saranno
impegnate per investimenti dedicati all’edilizia scolastica e al potenziamento delle
strutture, alla riduzione del tasso di abbandono scolastico, e al miglioramento della
transizione tra scuola e istruzione terziaria … Leggi tutto
Tra queste il Piano Scuola 4.0 spicca in quanto costituisce un piano ad hoc
per la digitalizzazione nelle scuole che, ruotando attorno al concetto di
“ecosistema di apprendimento”, ha l’obiettivo di valorizzare gli spazi, la loro
organizzazione fisica e temporale, ma anche la formazione di coloro che li
vivono e vi insegnano – ossia docenti, personale scolastico e studenti. Buona
parte dei fondi del Piano Scuola 4.0 andranno a finanziare nuove iniziative,
ma una parte di essi servirà per rifinanziare le progettualità precedentemente
avviate. In particolare, il Piano si articola in due azioni:
● Next Generation Classrooms, che mira a trasformare almeno 100.000
aule in ambienti innovativi di apprendimento per le scuole del primo e
secondo ciclo di istruzione. Il principio è che la trasformazione fisica e
virtuale deve essere infatti accompagnata dal cambiamento delle
metodologie e delle tecniche di apprendimento e insegnamento. In
questo caso, la ripartizione dei finanziamenti (circa il 62% delle risorse
del PNRR assegnate) è avvenuta in base al numero di classi attive
nell’anno scolastico 2021-2022;
● Next Generation Labs, che ha l’obiettivo di realizzare laboratori per le
scuole secondarie di secondo grado relativi alle professioni digitali del
futuro – laboratori che siano capaci di fornire competenze digitali
specifiche nei diversi ambiti tecnologici avanzati e trasversali ai settori
economici. In questo caso, le risorse stanziate sono state divise a cifra
fissa tra i licei e le altre scuole.
Tra le principali criticità legate ai finanziamenti erogati dal PNRR non solo
possiamo annoverare la mancanza di trasparenza sulla loro assegnazione –
tanto che sembrano mancare all’appello circa 111 milioni (OpenPolis 2023) –
ma anche il fatto che questi fondi siano assegnati su base demografica.
Questo significa che i territori con più studenti sono anche quelli che hanno
ricevuto più risorse: un principio che rischia di esacerbare le differenze
territoriali che connotano il nostro Paese, non solo tra Nord e Sud ma anche
tra grandi città (metropolitane) e piccole province più o meno rurali,
restituendo un’immagine frastagliata dell’avanzamento del processo di
digitalizzazione nelle scuole sul territorio nazionale.
Nonostante queste difficoltà nel reperimento di alcuni dati sulla transizione
digitale nel nostro Paese, il Sole24Ore (Arleo 2023) riporta un generale
sentimento positivo da parte di docenti e personale scolastico nei confronti del
PNRR e, in particolare, del piano Scuola 4.0. Secondo l’Osservatorio sulla
transizione digitale del mondo della scuola di Aura Immersive1, che ha
somministrato un questionario a docenti e dirigenti “in prima linea nei progetti
come quello del PNRR”, l’88,2% dei rispondenti credono che, grazie ai
finanziamenti previsti dal PNRR, la scuola pubblica italiana possa migliorare in
termini di didattica (76,3%), di coinvolgimento degli studenti (79,5%), di
contrasto all’abbandono scolastico (56,7%) e di rapporto con il mondo del
lavoro e delle imprese (67,1%).
Il questionario ha anche rilevato un altro dato interessante, ossia che sebbene
il 96,7% dei dirigenti scolastici e degli insegnanti parteciperà al bando Scuola
4.0, solo il 12,3% delle scuole ha personale formato per gestire una tale
impresa. Questo dato, dunque, oltre a evidenziare l’ottimismo del campione
intervistato, espone anche una delle principali criticità del sistema scolastico
italiano, da anni caratterizzato da una “carenza cronica” (Orizzonte Scuola
2023) di personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA) e di docenti
(Redazione Scuola 2023).
C’è vita oltre la Dad?
Ma alla fine come sta andando con la Dad? Che effetti sta avendo sul sistema
scolastico e sugli assetti delle famiglie? Complice l’andamento della variante
Omicron, diffusissima ora anche tra i più giovani, i bilanci vanno fatti con cautela.
All’inizio dell’anno, il tempo sembrava volgere al bello. Stando al ministro
dell’Istruzione Patrizio Bianchi, come riferito … Leggi tutto
Infine, se in capo al Ministero dello sviluppo economico e al Ministero
dell’Istruzione risiede la funzione di dettare le relative strategie d’azione per
allinearsi alle indicazioni europee in tema di transizione digitale, le Regioni
sono invece competenti soprattutto per quanto riguarda l’edilizia scolastica e,
in particolare, gli interventi strutturali di cablatura degli edifici. All’inizio della
pandemia, i dati dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM)
(2019) rivelavano l’impreparazione delle scuole italiane rispetto a quella che
sarebbe stata l’esperienza della DAD.
Sul 97% delle scuole connesse sul territorio nazionale, infatti, solo l’11,2%
disponeva di un servizio di connessione ad alta velocità. Ieri come oggi, le
disuguaglianze di connessione penalizzano maggiormente i territori periferici:
mentre l’86,4% delle famiglie dei comuni polo viene raggiunto dalla rete fissa
di banda larga, lo stesso vale solo per il 39,3 % delle famiglie residenti nei
comuni periferici (Figura 1). Un dato che, tradotto in numeri concreti, sta a
significare che 1.020.585 di minori vivono in Comuni dove nessuna famiglia è
raggiunta dalla rete fissa a 30 Mbps (Osservatorio Povertà Educativa 2021).
Inoltre, sebbene ridotti rispetto al passato, permangono in tutta Italia divari
finanziari legati alla connettività, con le Regioni del Mezzogiorno e le zone
montane del territorio che registrano la quota più alta di famiglie che non
usufruiscono della banda larga a causa dell’alto costo del collegamento (Istat
2020).
Figura 1. Percentuale di famiglie raggiunte dalla rete fissa con velocità di download pari a 30
Mbps o superiore (2019). Fonte: OpenPolis e Con i Bambini
Va comunque notato che nell’ambito del DESI regionale2 anche le Regioni
italiane con le migliori performance si trovano a registrare valori ben al di sotto
della media europea. Ad esempio, la provincia di Trento registra il dato
migliore tra le regioni italiane per quanto riguarda il possesso, da parte dei
suoi cittadini, di competenze digitali avanzate (27,6%) mentre la Lombardia è
terza (26,4%)3; nonostante ciò, entrambe si trovano al di sotto della media
europea (31,1%) – di 4 e 5 punti percentuali rispettivamente.
Quale futuro la scuola digitale?
Arrivati a questo punto, è chiaro che il processo di digitalizzazione della
scuola rappresenta una tappa fondamentale (e ormai inevitabile)
nell’evoluzione dell’istruzione. Sarebbe decisamente poco lungimirante
sostenere il contrario. Tuttavia, se è vero che l’integrazione delle tecnologie
digitali all’interno delle aule può offrire opportunità uniche di apprendimento, è
altrettanto vero che questo potenziale deve essere accompagnato e sostenuto
(se non anticipato) dall’impegno di governi (europeo, nazionale e regionale),
istituzioni scolastiche e comunità educative.
Non possiamo infatti dimenticare che, oltre a un concreto ripensamento non
solo del ruolo degli insegnanti ma anche del processo educativo, secondo
quel cambio di paradigma che abbiamo già avuto modo di approfondire,
cruciale rimane il tema dell’accessibilità della tecnologia, che non può che
essere affrontato attraverso politiche mirate alla riduzione di tali disparità e a
garantire un’istruzione equa e inclusiva per tutti e tutte. Sarebbe quindi
cruciale investire nello sviluppo dell’infrastruttura e nella cablatura delle aree
ancora oggi scoperte dalla banda larga, ma anche ridurre i costi di
connessione e dei device. Infine, appare prioritario investire nel
coinvolgimento delle scuole e di luoghi pubblici di apprendimento (come le
biblioteche o i centri educativi) quali luoghi di accesso a una rete condivisa.
Sono alcuni dei passi che possono essere intrapresi fin da subito per
abbattere il divario digitale.
Questo articolo è stato realizzato nell’ambito di Nova Schol@. È una ricerca di
Percorsi di secondo welfare, sostenuta da Bolton Hope Foundation, che studia l’innovazione
digitale della didattica e come questa può favorire l’inclusione sociale. Dentro e fuori la scuola.
Bibliografia
● Arleo G. (2023), Scuola 4.0 e Pnrr, da che parte stanno gli insegnanti italiani?, il
Sole24Ore, 10 agosto.
● Avanesian, G., Mizunoya, S., e Amaro, D. (2021). How many students could
continue learning during COVID-19-caused school closures? Introducing a new
reachability indicator for measuring equity of remote learning. International
Journal of Educational Development, 84, 102421.
● Gui, M., & Argentin, G. (2011). Digital skills of internet natives: Different forms of
digital literacy in a random sample of northern Italian high school students. New
media & society, 13(6), 963-980.
● Hargittai, E. (2003). The digital divide and what to do about it. New economy
handbook, 821-839.
● Munoz-Najar, A. et al (2021). Remote Learning during COVID-19: Lessons from
Today, Principles for Tomorrow. World Bank.
● Openpolis (2023), A chi sono andati i fondi Pnrr per il piano “scuola 4.0”,
Openpolis, 13 febbraio.
● Osservatorio Povertà Educativa (2021), Disuguaglianze digitali. Bambini e
famiglie tra possibilità di accesso alla rete e dotazioni tecnologiche nelle scuole,
Openpolis e Con I Bambini.
● PoliS-Lombardia (2022), Digitalizzazione della Lombardia, Milano,
PoliS-Lombardia
● Orizzonte Scuola (2023) “Carenza cronica di personale ATA stabile e qualificato.
Periodo di prova di un mese ai supplenti”: i dirigenti scolastici di Pisa scrivono a
Valditara, Orizzontescuola.it, 14 luglio 2023.
● OggiScuola(2023), Scuola, in Lombardia la carenza di docenti è cronica: i
sindacati denunciano le difficoltà dei vincitori dei concorsi, OggiScuola.it, 7
agosto 2023.
● Redazione Scuola (2023), Sindacati preoccupati per la carenza di docenti:
sistema favorisce il precariato, il Sole 24 Ore, 18 luglio 2023.
● Unesco (2019), Artificial Intelligence in Education: Challenges and Opportunities
for Sustainable Development, Parigi, Unesco.
● Unesco (2023), Global education Monitoring report 2023. Technology in
education: a tool on whose terms?, Parigi, Unesco.

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