Un 2024 fragile sulle prospettive
occupazionali e sociali globali
Il mondo del lavoro si è rivelato incredibilmente resiliente, ma il nuovo
anno porterà due milioni di disoccupati in più e un aggravarsi della
giustizia sociale. Oil: “Puntare sulla cooperazione internazionale”.
di Tommaso Tautonico
Nonostante il deterioramento delle condizioni economiche, il mondo del
lavoro sta dimostrando una inaspettata resilienza. Lo dichiara il Rapporto
“World employment and social outlook: Trends 2024” dell’Organizzazione
internazionale del lavoro (Oil), rilasciato il 10 gennaio, che analizza i trend
occupazionali del 2024. Le continue tensioni geopolitiche e la persistente
inflazione hanno deteriorato il contesto macroeconomico nel corso del 2023.
Le grandi economie emergenti come Cina, Turchia e Brasile hanno rallentato,
provocando un impatto negativo sull’attività industriale, sugli investimenti e sul
commercio globale.
Un 2023 tra fragilità e resilienza alla crisi
Nonostante il rallentamento, sottolinea il Rapporto, la crescita globale nel
2023 è stata leggermente superiore del previsto e sia il tasso di
disoccupazione che il divario occupazionale sono scesi al di sotto dei
valori pre-pandemia. I tassi di partecipazione al mercato del lavoro hanno
registrato una ripresa, seppur disomogenea e con benefici diversi. La
partecipazione femminile, ad esempio, ha visto una rapida ripresa, anche se
il divario di genere rimane ampio, soprattutto nei Paesi con economie
emergenti e nei Paesi in via di sviluppo. La disoccupazione giovanile
continua a rappresentare una sfida. Il tasso dei Neet, persone che non
seguono percorsi d’istruzione o corsi di formazione e che non lavorano,
rimane elevato, in particolare per le giovani donne. Molti settori faticano ad
attrarre persone, soprattutto quelli dell’assistenza, dei trasporti e nel lavoro al
dettaglio. Carenze persistenti si registrano anche nel settore manifatturiero ed
edile.
Nonostante il calo della disoccupazione registrata nel 2023, sottolinea il
Rapporto, i salari sono diminuiti nella maggior parte dei Paesi del G20 e,
dove ci sono stati degli aumenti, questi non sono riusciti a tenere il passo con
l’inflazione. Inoltre, nel 2023, il numero di lavoratori che vivono in
condizioni di estrema povertà, guadagnando meno di 2,15 dollari al giorno,
è cresciuto di circa 1 milione.
Dopo un breve impulso durante la ripresa post-pandemia, la crescita della
produttività del lavoro ha rallentato. Un rallentamento, secondo il Rapporto,
legato ai significativi investimenti indirizzati verso i servizi a bassa produttività
come l’edilizia, alla carenza di competenze e al mancato adattamento
tecnologico.
Le prospettive occupazionali del 2024
Secondo il Rapporto, le prospettive del mercato del lavoro peggioreranno
nel corso dell’anno, spingendo il tasso di disoccupazione globale al 5,2%,
con più di due milioni di disoccupati in più. Un aumento dovuto principalmente
alla crescente disoccupazione nelle economie avanzate. È improbabile,
continua il Rapporto, che la diminuzione dei salari e del tenore di vita dovuta
agli elevati tassi di inflazione e all’aumento dei costi degli alloggi venga
compensata rapidamente. Nel 2024, poi, circa il 58% dell’occupazione
globale sarà informale/in nero ed è probabile che la povertà lavorativa
persista.
Inps: tasso di occupazione al massimo storico (61%), ma
distante dalla media Ue
Il Rapporto pubblicato dall’ente di previdenza sociale mostra un Paese in crescita occupazionale,
con grandi differenze Nord-Sud. Quasi dieci milioni i beneficiari dell’assegno unico universale.
Le sfide più importanti, conclude il Rapporto, devono essere affrontate
rapidamente per accelerare il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo
sostenibile. L’attuale contesto di tensioni geopolitiche non è di buon auspicio
per un coordinamento internazionale rapido ed efficace per affrontare le
principali sfide economiche, ecologiche e sociali. I governi devono rafforzare
la propria economia interna attraverso iniziative mirate ad aumentare la
crescita della produttività e il tenore di vita. Per questo, i governi e le parti
sociali potrebbero utilizzare gli strumenti di cooperazione internazionale
esistenti per promuovere iniziative di produttività regionale, ad esempio
rafforzando i partenariati per le competenze globali. Molti governi, soprattutto
nei Paesi a basso e medio reddito, non riusciranno a superare le difficoltà
perché hanno esaurito le loro risorse. L’invito ai Paesi del G20 è di lavorare
per promuovere la cooperazione internazionale, al fine di utilizzare meglio i
fondi multilaterali per lo sviluppo, sostenendo le economie più fragili.