SOLE 24 ORE – Le due facce del mercato del lavoro: crescono gli occupati e sale il divario per livelli di istruzione

Le due facce del mercato del lavoro:
crescono gli occupati e sale il divario per
livelli di istruzione


Il tasso di occupazione tra i laureati (82,2%) è superiore di circa 16 punti
a quello dei diplomati ed è quasi il doppio rispetto a chi possiede un
titolo più basso


di Giorgio Pogliotti
Nel primo trimestre 2023 gli occupati sono cresciuti di oltre mezzo milione
rispetto al primo trimestre 2022 (+513mila, per l’esattezza). Il periodo
gennaio-marzo 2023 è l’ottavo trimestre consecutivo che l’Istat osserva un
aumento tendenziale dell’occupazione che, per effetto del rimbalzo dopo la
frenata per la pandemia, ha raggiunto il picco dei 23 milioni 250 mila unità.
L’aumento dell’occupazione coinvolge i dipendenti a tempo indeterminato
(+542 mila) e gli indipendenti (+50 mila), calano i dipendenti a termine (-79
mila). La crescita riguarda gli occupati a tempo pieno (+498 mila), rispetto a
chi lavora a tempo parziale (+15 mila).
Penalizzato chi ha conseguito un basso titolo di studio
Ma insieme agli occupati aumentano anche i divari per livello di istruzione, che
vedono penalizzati quanti hanno conseguito un basso titolo di studio. Segno
che si va sempre più verso un mercato del lavoro polarizzato che vede
penalizzati i lavoratori con basse competenze. Il tasso di occupazione delle
persone tra i 15 e i 64 anni nel primo trimestre 2023 ha raggiunto il 60,6%, ma
la crescita tendenziale è maggiore per i laureati (+1,3 punti) e tra i diplomati
(+1,5 punti) rispetto a chi ha conseguito fino alla licenza media (+0,3 punti). Il
tasso di occupazione tra i laureati (82,2%) è superiore di circa 16 punti a
quello dei diplomati (66,6%) ed è quasi il doppio rispetto a quello di chi
possiede un titolo più basso (43,4%).
Inoltre, il tasso di disoccupazione all’8% diminuisce di -0,3 punti tra i laureati
(pari a 3,9%), di -0,7 punti per i diplomati (7,7%), mentre aumenta di +0,2
punti per chi ha conseguito fino alla licenza media (12,9%). Per il tasso di
inattività che è pari al 33,7% si oscilla dal 14,4% tra i laureati (-1,2 punti), al
27,7% tra i diplomati (-1,1 punti) fino a raggiungere il 50% per quanti hanno un
basso titolo di studio (-0,5 punti).
Gli occupati sono 474mila in più di prima della pre pandemia
Il quadro non cambia se allarghiamo l’analisi alla fase pandemica.
Confrontando i dati Istat con quelli del primo trimestre 2019, alcune dinamiche
sono simili. Nel primo trimestre 2023 il valore del tasso di occupazione è
superiore di 2,4 punti (60,6% rispetto al 58,2%), ma la ripresa non è stata di
pari intensità per tutti, comportando un aumento degli storici divari per
caratteristiche socio-demografiche .Rispetto al primo trimestre 2019, il numero
di occupati nel primo trimestre 2023 è più elevato di +474 mila unità ;
l’aumento è più accentuato per i dipendenti a tempo indeterminato (+4,2%) in
confronto a quelli a termine (+2,7%), mentre il bilancio è ancora negativo per
gli indipendenti (-4,1%). La crescita dal 2022 ha coinvolto il lavoro full time:
rispetto al primo trimestre del 2019, gli occupati a tempo pieno aumentano del
3,1%, mentre quelli a tempo parziale diminuiscono del 2,2%.
Rispetto a gennaio-marzo 2019 si riducono i divari generazionali e
territoriali
Dal confronto tra il primo trimestre 2023 e il primo trimestre 2019, i divari
generazionali e quelli territoriali sono diminuiti; la crescita del tasso di
occupazione tra i giovani (+3,4 punti) è stata maggiore di quella tra i
35-49enni (+2,8 punti) e di quella tra i 50-64enni (+2,1 punti). Anche se il
punto di partenza vedeva i giovani occupati svantaggiati rispetto alle altre
fasce d’età. Gli effetti negativi della pandemia sul mercato del lavoro sono stati
più marcati al Nord, ciò ha favorito una riduzione del gap territoriale, che
comunque resta su livelli elevati: da 24,3 punti del primo trimestre 2019 a 21,7
punti del primo 2023.
Ma si ampliano i divari di genere, cittadinanza e istruzione
Si ampliano, invece, i divari di genere, per cittadinanza e per livello di
istruzione. Rispetto al primo trimestre 2019, la crescita per gli uomini è stata
superiore a quella delle donne (+2,6 contro +2,2 punti), ciò si ripercuote nel
rafforzamento del divario di genere relativo al tasso di occupazione, passato
da 17,1 punti del primo trimestre 2019 a 17,5 punti del primo 2023. Tra gli
italiani la crescita occupazionale (+2,7 punti) è stata più intensa di quella tra
gli stranieri (+0,2 punti) che sono tornati sui livelli del 2019 dopo avere
fortemente risentito della congiuntura negativa. Anche in questo caso ad
essere più penalizzati sono quanti possiedono un basso titolo di studio: nel
primo trimestre 2023 il tasso di occupazione dei laureati è di 15,6 punti
superiore a quello dei diplomati (contro +14,3 punti nel primo trimestre 2019) e
di 38,8 punti a quello di possiede fino alla licenza media (contro +36,1 punti).
In ripresa costruzioni, informazioni, istruzione e industria
Tra i settori l’Istat osserva un andamento differenziato. Il settore che nel primo
trimestre registra la ripresa dell’occupazione più forte è quello delle costruzioni
(+16,5% rispetto al primo trimestre 2019), seguito dal comparto di informazioni
e comunicazione (+27,5%) e da quello dell’istruzione (5,5%). Dinamiche
positive anche per l’industria in senso stretto (+1,7% rispetto al primo trimestre
2019) e il comparto di alberghi e ristorazione (+0,9%), trainati dalla forte
ripresa dell’ultimo anno. Nella sanità i livelli occupazionali rimangono superiori
a quelli del 2019 (+1,3%), nonostante il calo tendenziale osservato nell’ultimo
trimestre (-1,9%).
Segno meno per commercio, agricoltura e altri servizi
Segno negativo per il commercio che comunque ha recuperato terreno (-0,1%
rispetto al primo trimestre 2019) , trainato dalla crescita dell’ultimo trimestre
(+1,1%). Livelli ancora inferiori a quelli del primo trimestre 2019 si per
agricoltura (-4%) e altri servizi (-0,9%).
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